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Yehoshua Abraham
“Parla poco e ascolta assai, e giammai non fallirai”. Un proverbio come questo dovrebbe rappresentare “il buon senso de’ popoli condensato” (Niccolò Tommaseo). Questa la teoria. La pratica ci dice ben altro, soprattutto quando l’argomento investe passioni politiche o antiche e sempre verdi idiosincrasie. Alcuni esempi, dove le parole in libertà abbondano senza incontrare il buon senso, ce li ha ricordati Abraham B. Yehoshua col suo “Ebreo, israeliano, sionista: concetti da precisare”. Molti di voi avranno letto, ascoltato, discusso in occasione di celebrazioni quali la Giornata della Memoria del...CONTINUA...
“Passione in tre atti”. Questo il sottotitolo del libro di Yehoshua. Gli atti di una “passione” che si fa viaggio, espiazione e pellegrinaggio esistenziale.
La vicenda muove dal senso di colpa. Gerusalemme. In un giornale locale sta per uscire un articolo in cui si accusano i responsabili di una grande azienda di mancanza di umanità: il cadavere di una donna, deceduta a seguito di un attentato kamikaze, priva di documenti, a parte il cedolino aziendale, è abbandonato nell’obitorio dell’ospedale da alcuni giorni senza che nessuno, sul luogo di lavoro, si sia accorto della sua assenza.
L’anziano...CONTINUA...
Un racconto. Tra i più interessanti di Yehoshua. “Tre giorni e un bambino” è stato scritto nel 1965. Tre giorni sono quelli in cui un giovane laureando in matematica, Ze’ev, si impegna a tenere con sé un bambino, il figlio di Haya, la donna di cui, nonostante il tempo e gli eventi, rimane innamorato. Ze’ev lavora come insegnante a Gerusalemme, vive in un appartamento con Yael, compagna perennemente impegnata nei suoi studi di botanica, e che non ama: tra noi non c’è amore, ci comprendiamo a meraviglia. […] I nostri sguardi si incontrano e passiamo subito oltre. Tanta è la...CONTINUA...
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