La scuola, si sa, è una grande struttura con pregi e difetti, lenta a mettersi in moto, difficilissima da riformare e da gestire, a volte sembra un grande labirinto pieno di trabocchetti e popolato da un’umanità assai eterogenea. Studenti, insegnanti, genitori: tutte componenti estremamente suscettibili, capaci di contrastarsi a vicenda con pertinace ferocia oppure di creare relazioni educative proficue, in grado di segnare vite intere.
Trattandosi di risorse umane è molto difficile valutarle, racchiuderle in giudizi sintetici o valutazioni, è un universo polimorfo e variabile. Proprio qui Lentini ambienta i suoi racconti e ci trasporta in scuole particolari.
In una scuola si insegna il silenzio, in un’altra sono state realizzate tre professoresse meccaniche, che devono sostituire quelle in carne e ossa, morte nei bombardamenti di una lunga e misteriosa guerra, e poi ci sono professoresse volanti, scuole in miniatura, lezioni di buio, una strana scuola per bambini prodigio.
I racconti di Alfonso Lentini, tutti incentrati sulla scuola, ce ne parlano in modo non realistico, ma fantastico, ironico, visionario, trasfigurando quel mondo e forse dando voce a incubi per esorcizzarli.
Ecco allora che le materie d’insegnamento sono: Lucore Lunare, Brividologia, Cromatismo Morale, Canto Inverecondo, Santità Ancestrale, Lingua Lillipuziana, Metafisica Elettrica.
In questa scuola d’invenzione succedono fenomeni straordinari, gli insegnanti hanno a volte caratteristiche mostruose, non umane: sono robot oppure hanno aspetto animalesco o possono essere costituiti da una sola testa gigante. Nulla è “normale”, usuale, né dentro le mura scolastiche, né fuori visto che in cielo possono esserci sei o sette soli e sono scoppiate guerre lunghissime.
Eppure, fra le righe, compaiono frequenti allusioni, più o meno aperte, agli eterni problemi della scuola: una burocrazia mastodontica e intralciante, l’età avanzata degli insegnanti, la carenza cronica di fondi, il bullismo, la mancanza di disciplina degli studenti.
E poi l’emigrazione dei giovani, l’ignoranza del paese, la sua perdita della memoria storica, la distruzione del pianeta da parte dell’uomo.
Lentini ci fa divertire e nello stesso tempo è ironicamente tragico (basti pensare alla vicenda di “Finale”, dove un professore non convenzionale diviene vittima innocente dei suoi allievi) oppure straordinariamente fantasioso, a volte fiabesco.
Si sente che è un autore abituato a sperimentare, non solo con la scrittura, ma con le arti visive.
Tra le storie più belle quella eponima, che apre la raccolta, con le tre irresistibili professoresse meccaniche Leprottina, Padellina e Pallotta, e i riferimenti grotteschi a Leopardi; “Il crocifisso”, che ci presenta la vita scolastica dal punto di vista del crocifisso appeso in classe, ormai ridotto a un povero oggetto che nessuno guarda più, anche se lui vede tutto; la tragicissima “Finale”.
Una vera chicca è costituita da “Il convertitore”, una deliziosa novella di derivazione buzzattiana che si ispira alle “formiche mentali”, direi una delle più belle in assoluto.
“Il paradiso delle zebre” è invece una sorta di incubo di un professore durante il primo giorno del suo trentaseiesimo anno scolastico. Nonostante l’annosa esperienza, l’ingresso nella scuola si rivelerà una sorta di odissea. A mitizzare il tutto contribuiscono, qui e altrove, nomi mitologici di alunni e bidelli.
Alcune prose brevi si alternano a narrazioni più lunghe, vi sono brani evocativi come quello delle professoresse volanti: sembra di vederle librarsi nel cielo con la borsa a tracolla, mentre battono le ali e chiacchierano tra di loro in una lingua incomprensibile, non ancora del tutto decifrata. Del resto, per sopravvivere agli allievi e al mondo scolastico, non bisogna forse essere creature fuori dal comune e dotate di capacità straordinarie?
Un libro certamente indicato per insegnanti ancora capaci di essere autoironici e di sorridere e per chiunque abbia contatti col mondo della scuola. Ottima lettura estiva.
Edizione esaminata e brevi note
Alfonso Lentini (Favara, Sicilia 1951), laureato in filosofia, si è formato nel clima della Neoavanguardia del secondo Novecento. Dalla fine degli anni Settanta vive alle falde delle Dolomiti, a Belluno. La sua attività spazia dalle arti visive alla scrittura.
Alfonso Lentini, Le professoresse meccaniche e altre storie di scuola, Roma, Edizioni Graphofeel 2019
Follow Us