Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?
(Lana e Lilly Wachowski, “The Matrix”; Stati Uniti, 1999)
Sono passati diciotto anni dall’uscita nelle sale cinematografiche del film cult “The Matrix”, eppure il ricordo di Neo e della sua assurda realtà virtuale ritorna spesso, per esempio quando si parla di verità nascoste. È proprio così, come una nuova versione dell’ignaro Neo, che mi sono sentita una volta terminata la lettura de “La mente non oscura”, il secondo dei due saggi (il primo è OscuraMente, ed. ErreKappa) di Gianluca Giusti incentrati sullo studio del cervello. L’anatomia e le funzioni dell’organo più importante del corpo vengono analizzate nei minimi particolari per portarci a capire il motivo per cui ragioniamo in un certo modo e ci comportiamo di conseguenza: il cervello è descritto come una macchina complessa dove ogni settore ha una collocazione e uno scopo precisi, anche se infine è sempre il movimento di ogni parte in armonia con le altre a creare il pensiero, il dono forse più grande dato all’essere umano.
Lungi dal ridurre la complessità del ragionamento ma mantenendo un tono divulgativo e accessibile, l’autore ci spiega che è proprio lì, dalla natura comune di ogni mente, che nasce quel qualcosa di inafferrabile che rende ogni individuo diverso: dalle sue memorie, dal suo passato e dalle esperienze vissute deriva l’unicità di una persona.
Un aspetto sul quale Giusti si concentra in modo particolare è proprio la differenza tra pensiero conscio e inconscio; una differenza che tutti siamo convinti di conoscere ma che in realtà è più profonda di quanto si creda, poiché radicata negli ingranaggi stessi del cervello: il primo, il pensiero conscio, è quello che riteniamo di avere sotto controllo e di poter monitorare in ogni istante (anche se in realtà non ci rendiamo ben conto di quanto esso sia in sottofondo condizionato da ricordi, impressioni e “flash” provenienti dai recessi della psiche). Il secondo invece è il regno dell’istinto, di ciò che si possiede o si intuisce senza averne la consapevolezza, di ciò che sfugge a ogni forma di educazione e indottrinamento che un individuo può aver ricevuto. Di ciò che fa parte della nostra natura e non cambia in base alla volontà.
La mente è un oggetto affascinante, sorprendente e prezioso, che Gianluca Giusti tratta con la delicatezza di un orafo intento a lucidare un gioiello.
Ma la missione del libro non si riduce alla descrizione di ciò che succede quando il cervello lavora. Leggere “La mente non oscura” è proprio come trovarsi al cospetto di un Morpheus che con tranquilla benevolenza dimostra l’illusorietà di molte credenze date per scontate dalla maggior parte della gente; ho già detto che uno dei tratti distintivi di questo saggio è la capacità di trattare concetti difficili con un linguaggio che chiunque può comprendere e considerare accattivante: perché lo scopo dello scritto è parlare a quante più persone possibile, indipendentemente dall’identità di chi si appresta a sfogliare le pagine. Ed ecco che con disinvoltura Giusti dà risposta a domande delle quali si è discusso e si discute ancora oggi negli ambienti scientifici e non: è vero che gli umani usano solo una minima parte delle facoltà intellettive che possiedono? Che nella nostra mente ci sono aree oscure e che proprio laggiù si nascondono i poteri paranormali da tutti desiderati? I nostri sensi, gli strumenti di cui ci fidiamo da sempre, non sono forse inclini a lasciarsi ingannare da trucchi e “magie”?
E addirittura, siamo sicuri che razionalità ed emozioni scaturiscano da due parti differenti del nostro essere, oppure dobbiamo ammettere che la capacità di sentire (intesa in ogni accezione possibile) derivi innanzitutto dalla ragione? “[…] Da qui anche la funzione del perdono, che può essere valutato come estremo atto di altruismo oppure di autentico egoismo, utilizzato come meccanismo di difesa per bypassare lo stress imposto dal torto subito. Forse la vera esigenza della sua nascita è stato un meccanismo evolutivo perfezionatosi nel corso del tempo per aiutare l’uomo a superare situazioni di blocco emotivo in grado di alterare pericolosamente il suo equilibrio psicologico”, scrive l’autore mettendo in luce un dato di fatto triste e confortante insieme: magari quello che ci piace considerare un gesto di gentilezza o magnanimità non è che una forma di autoconservazione, ma nel medesimo tempo sapere che la nostra mente conosce metodi tanto efficaci per proteggersi deve renderci più forti.
Allo stesso modo, questo saggio ci induce a ragionare su eventi e fenomeni che a prima vista possono sembrare inspiegabili, e che noi rifiutiamo (seppur inconsciamente) di analizzare con occhio critico: sempre come Neo, a volte ci capita di avvertire che qualcosa non va attorno a noi, ma troppo spesso ci limitiamo a scrollare le spalle oppure a dare la colpa di ciò che non riusciamo a razionalizzare al fato o magari al gioco di qualche potenza sconosciuta, retaggio di vecchie superstizioni. L’autore risponde a tali atteggiamenti con una trattazione scientifica dei meccanismi di associazione delle idee che il nostro cervello è solito mettere in atto; perché in molti casi è proprio il cervello a creare situazioni e concetti che nella realtà non esistono: “Tipico esempio è quello che succede dopo che si ha appena acquistato una nuova auto: cominciamo a vedere la stessa macchina in ogni dove […] Oppure può accadere con numeri e canzoni. Questi eventi avvengono in realtà sempre con la medesima frequenza, ciò che cambia è che per qualche ragione noi abbiamo “selezionato” quella cosa precisa nella nostra mente […] La maggior parte delle persone, non riconoscendo questo fenomeno come un bias di selezione, è portata a credere veramente che questi eventi stiano accadendo con una frequenza inquietante, lasciandosi prendere dalla sensazione sconcertante che qualcosa di strano sta succedendo”
“La mente non oscura” può aiutarci a distinguere la realtà dai “sogni” che siamo abituati a considerare veri, e la voce di Gianluca Giusti – come quella di Morpheus che accoglie Neo e poi lascia che sia lui a tracciare la propria strada – non pretende di dirci cosa dobbiamo pensare… È il come che conta. Il come e il perché.
Quando avrete terminato la lettura, infatti, spetterà a voi decidere se prestare ascolto a quanto vi è stato raccontato, dimenticare tutto oppure credere soltanto a quel che ritenete meritevole di fiducia; in fondo la scelta è sempre la stessa: pillola rossa, o pillola blu?
Elisa Costa, marzo 2017
Edizione esaminata e brevi note
Gianluca Giusti nasce a Montecatini Terme nel 1964. Dopo gli studi all’Isef entra nel settore farmaceutico dove da 25 anni lavora in qualità di informatore scientifico, oggi nel campo dell’oncoematologia. Ha svolto anche una significativa esperienza di lavoro con gli specialisti in psichiatria, occasione che gli ha permesso di approfondire la fisiopatologia del cervello umano. Di estrazione scettico-razionalista si batte a difesa della Scienza e della Ragione. Poi c’è l’amore per Cuba e la voglia di descrivere l’isola. Ha pubblicato “OscuraMente” (ed. ErreKappa 2013), “Cuba istruzioni per l’uso” (La caravella editrice, 2013) e “Qualcosa non torna” (Edizioni C’era una volta, 2014). “Sono fermo, mi muovo” (La caravella editrice, 2016) è al momento la sua opera più recente.
Gianluca Giusti, “La mente non oscura”, Edizioni Epsil, 2015, 252 pp., 12,75 €
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