Una diversa forma d’amore nell’odierna civiltà del fondoschiena
Sembra che per Stefano Vitti il mondo sia costituito solo da donne: ne è circondato e lui ama frequentarle, confrontarsi con loro, ma sempre in maniera onesta. Stefano, il protagonista di questo nuovo romanzo di Ausilio Bertoli, è uno che bada soprattutto ai sentimenti, all’anima delle persone e cerca affetto, calore umano, non basse passioni animalesche. Gli dice la sua amica Sarah: “Per te contano soltanto i sogni, i miraggi, i cieli azzurri da solcare con la fantasia”.
Stefano lavora per un’agenzia pubblicitaria di Padova, la PubliRam. All’inizio del libro lo troviamo in una cascina lasciatagli dai genitori a S.Vito Vicentino, martire del continuo abbaiare dei pittbull del vicino, un gioielliere che vuole acquistare la cascina a tutti i costi. Per questo Stefano cerca un bilocale a Padova, che troverà subito, non lontano dal suo posto di lavoro e in alternativa a quello che ha già, dove è ugualmente tormentato dai rumori del vicinato.
Potremmo definire Stefano un tipo un po’ strano, ha sempre evitato legami duraturi sentimentali o sessuali, si sente “incapace di affrontare il mondo con quella libertà interiore indispensabile quanto l’aria”, ha le sue incertezze, le sue fissazioni, le sue ansie (infatti ricorre a psicofarmaci) ed è sostanzialmente un buono con poca autostima in un mondo piuttosto ostile e aggressivo.
“Non ho fiducia in me stesso, mi sto sottovalutando come mai mi era capitato. Penso che Sarah sarà capace di spiegare scientificamente questa mia inquietudine, questo mio senso d’inferiorità nell’affrontare nuovi impegni tanto gratificanti quanto delicati. Perché di ciò si tratta, in ultimo”.
Attorno a lui un’autentica galleria di donne, molto diverse fra loro. Barbara, la sua vicina di pianerottolo, è una ragazza formosa, di origini meridionali, venuta al Nord per insegnare. Lei si definisce grassa ed è ossessionata dalle diete, dal peso forma, dalle calorie e dalle misure standard….del fondoschiena, complice in questo il suo fidanzato, Domenico, che sembra minacci di piantarla se non si tiene il linea.
“Sì, ti dico. E aggiungo che in questa nostra civiltà del fondoschiena, per non dire una volgarità, ciò che conta è il sedere. Soltanto il sedere. Se hai un sedere alla Belen, ti si aprono tutte le porte, compresa quella della chiesa per il matrimonio.”
I suoi dialoghi con Stefano sono infarciti di luoghi comuni sui rapporti tra i sessi. Stefano, che ama le forme generose, le dice sempre che è bella così e che non dovrebbe lasciarsi influenzare da Domenico.
Vera calamita per Stefano è però la bella Katrina, di Riga in Lettonia, anche lei ossessionata dai due centimetri in più, sempre sul fondoschiena, che l’hanno fatta esclurere dalle selezioni per modella di importanti atelier. Lei vivrà esperienze traumatiche terribili, la sua posizione d’immigrata la renderà più vulnerabile ed esposta a malviventi e profittatori, ma alla fine troverà la sua strada.
Poi c’é Sarah, psichiatra, molto altruista, che si ripropone di mettere ordine nela mente di Stefano. Lei è un’amica fidata.
Infine compare l’affascinante e fatale Dalia, una giornalista giramondo, molto indipendente e grintosa, decisa. È l’opposto di Stefano.
A completare il quadro ci sono la mamma e le due sorelle di Stefano che, insieme al padre, vivono nelle Marche, dove gestiscono la farmacia di famiglia. I suoi genitori avrebbero desiderato che Stefano studiasse Farmacia, per lasciargli l’attività, ma lui ha preferito scegliere Scienze Sociologiche.
Un sentimento che domina il romanzo è il rifiuto della mercificazione del corpo femminile che attualmente si compie e una ricerca continua, come si diceva, di sentimenti autentici ed essenziali. Per paradosso, si giunge a prospettare una società asessuata, senza contatti fisici, che hanno sempre qualcosa di bestiale.
Di sicuro viene vista positivamente una liberazione da tutti quegli stereotipi che vogliono la donna con certe misure, con una certa forma fisica e spesso costretta a ricorrere al chirurgo estetico per corrispondere a quei canoni. Si tratterebbe di cambiare la mentalità di alcune donne, comunque, non solo il contesto sociale in cui vivono.
Assolutamente non trascurabile è lo sfondo del romanzo, nel quale ci sono molto Veneto e molta attualità: problemi come la prostituzione, il precariato, la delinquenza (furti) e la poca sicurezza delle città, soprattutto di notte, l’immigrazione, le truffe via mail sono diffusi a Padova e in tutto il Veneto, tanto che le cronache locali ne grondano.
“Le notti padovane sono in balìa della miriade di clandestini spacciatori, tossicodipendenti,, lucciole e lucciolomani. E di pantere, gazzelle, jeep e via elencando, tutte sguinzagliate per controllare il territorio, dato che quasi ogni notte ci sono sparatorie, rapine, risse e ci scappa anche il morto o il ferito”.
Alla fine, che dire? È davvero tutto da buttare questo mondo di plastica e silicone, di sogni vacui e apparenze? Per fortuna Bertoli non è così pessimista e apre una speranza per il suo protagonista, che rimane sempre un sognatore affezionato ai suoi ricordi e alle sue illusioni – e guai se così non fosse – ma trova anche un “nume tutelare” femminile, che costituisce il suo punto di forza.
Edizione esaminata e brevi note
Giuseppe Ausilio Bertoli (Grumolo delle Abbadesse 1945), sociologo di formazione e pubblicista, vive tra Vicenza e Padova.
Giuseppe Ausilio Bertoli, Un mondo da buttare – Una diversa forma d’amore nell’odierna civiltà del fondoschiena, Ancona, Italic Pequod 2017. Postfazione di Michele Monina.
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