Papa Francesco è spesso evocato come “l’unico che ancora dice qualcosa di sinistra”. Non è proprio così; lo spirito di solidarietà umana, la dottrina della Chiesa sono altro, ma di certo, in un periodo storico in cui hanno ripreso vigore i nazionalismi, in cui la rabbia e la paura premiano i cosiddetti sovranisti, è legittimo pensare che le idee e le esortazioni di Jorge Mario Bergoglio non risulteranno poi così popolari. Se poi, oltre alle consuete ostilità degli anticlericali, ci aggiungiamo l’avversione dei tradizionalisti e di coloro che si sentono colpiti dalle tante condanne del Papa contro la corruzione, diventa più chiaro quante difficoltà stia vivendo il pontificato.
Scontato quindi che anche le parole di Bergoglio sullo stato – malandato – dell’Unione Europa non riscuoteranno unanimi consensi, malgrado si possano interpretare come una virtuosa sintesi di spirito cristiano e buon senso: “Voi nella vostra vocazione di parlamentari, siete chiamati anche ad una missione grande benché possa sembrare inutile: prendervi cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità in mezzo un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla cultura dello scarto” (pp.16). Ed ancora: “L’intera società europea non può che trarre giovamento da un nesso ravvivato tra i due ambiti [nrd: religione e società, ragione e fede], sia per far fronte ad un fondamentalismo religioso che è soprattutto nemico di Dio, sia per ovviare a una ragione ridotta, che non rende onore all’uomo” (pp.49).
Parole, idee, esortazioni che leggiamo in “Sognare l’Europa”, edito dalle Dehoniane: sostanzialmente i discorsi del Papa al Consiglio d’Europa e al Parlamento europeo (25 novembre 2014) e quello pronunciato in occasione del Premio internazionale Carlo Magno, conferitogli il 6 maggio 2016; a cui si aggiungono due saggi a cura di Lucio Caracciolo e di Andrea Riccardi.
Proprio perché Bergoglio mostra di avere a cuore i destini del continente, la definizione di “Europa nonna”, arroccata “sull’identità, in difesa dei suoi spazi, anche in nome delle radici cristiane” (affermazioni che potranno far inorridire i tradizionalisti) acquista un senso. Ugualmente quando il Papa nel 2016 dice: “Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per diritti umani è stata la sua ultima utopia” (pp.74). Un concetto non molto dissimile fu detto due anni prima di fronte al Parlamento: “Cari eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili” (pp.29).
Temi che si legano strettamente all’idea di una originale multipolarità e di globalizzazione, in cui ritroviamo un’immagine molto frequente nei discorsi di Francesco: il “poliedro, dove l’unità armonica del tutto conserva la particolarità di ciascuna delle parti” (pp.46), sempre in stretta relazione quel “nonna” che appare uno dei gravi limiti della politica europea. Infatti: “Un’Europa che dialoghi solamente entro i gruppi chiusi di appartenenza rimane a metà strada; c’è bisogno dello spirito giovanile che accetti la sfida della trasversalità” (pp.48).
Ritroviamo inevitabilmente anche il tema dell’economia sociale di mercato, posizione tradizionale della Chiesa del XX secolo, questa volta con uno sguardo più attento agli effetti deleteri della globalizzazione finanziaria: “Dobbiamo passare da un’economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, a un’economia sociale che garantisce l’eccesso alla terra” (pp.71); “La giusta distribuzione dei frutti della terra del lavoro umano non è mera filantropia. È un dovere morale” (pp.70).
Il commento e l’interpretazione di questi discorsi papali, come anticipato, sono poi stati affidati alla penna di Lucio Caracciolo e di Andrea Riccardi.
Il primo, esperto di geopolitica, ha significativamente titolato il suo saggio “Lo sguardo di Magellano”, pensando al papa argentino e sulla scorta del fatto che “la realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro” (pp.78). La sintesi di Caracciolo ci è parsa poi molto chiara: “Francesco critica la deriva economicistica e insieme il rattrappimento spirituale di un’Europa incapace di esplorare la dimensione trascendente, che riduce il suo umanesimo alla difesa (proclamata) dei diritti individuali, perdendo di vista il senso della comunità e della famiglia. Nel senso dell’unità nella diversità, della molteplicità di popoli e di lingue che non possono essere compressi in un unico stampo istituzionale o peggio monetario” (pp.83). E poi la considerazione, quella più invisa ai tradizionalisti, che “non si può essere contemporaneamente Chiesa imperiale e Chiesa dei poveri. La radice cristiana dell’Europa, per Francesco, è la lavanda dei piedi, non certo il fascino discreto del potere temporale, o anche solo la compiacente memoria” (pp.86). Coerente l’idea di un’Unione Europa aperta al mondo, non semplicemente ferma alla memoria dei padri fondatori, persone con grandi ideali ma che, secondo Caracciolo, intesero la costruzione europea innanzitutto come strumento per salvare il salvabile dopo i disastri della Seconda guerra mondiale e in presenza del pericolo sovietico.
Andrea Riccardi approfondisce questa prospettiva del papa non europeo, molto diversa rispetto quella di Wojtyla e di Ratzinger, ricordandoci ancora che “il suo punto di vista è esterno, ma non estraneo, al Vecchio Continente” (pp.94). Prospettiva che fa dire un “no all’Europa fortezza” e quindi al fatto che in Francesco “c’è una chiara presa di distanza da un’Europa arroccata sull’identità, in difesa dei suoi spazi, anche in nome delle radici cristiane” (pp.101).
Per concludere possiamo dire che Bergoglio, in questi discorsi al Parlamento europeo e in occasione del Premio Carlo Magno, non ha fatto altro che sostenere la necessità di un nuovo umanesimo: “L’Europa che guarda e difende l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità” (pp.29).
Edizione esaminata e brevi note
Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), dal 13 marzo 2013 il 266° pontefice della Chiesa cattolica. Vescovo di Roma e ottavo sovrano dello Stato della Città del Vaticano, è di nazionalità argentina, nato in una famiglia di origini italiane, e appartiene alla Compagnia di Gesù. È il primo pontefice di questo ordine religioso e il primo proveniente dal continente americano.
Lucio Caracciolo, tra i massimi esperti italiani di geopolitica, dirige la rivista Limes, che ha fondato nel 1993, e la Eurasian Review of Geopolitics Heartland. Insegna Studi strategici alla Luiss Guido Carli. È stato capo della redazione politica del quotidiano la Repubblica e caporedattore di MicroMega.
Andrea Riccardi, professore ordinario di Storia contemporanea, ha insegnato nelle Università di Bari, di Roma La Sapienza e Roma Tre. Ha fondato la Comunità di Sant’Egidio ed è stato ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione dal 2011 al 2013. È presidente della Società Dante Alighieri.
Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), “Sognare l’Europa. Con saggi di Lucio Caracciolo e Andrea Riccardi”, EDB (collana “Lapislazzuli), Bologna 2017, pag. 119.
Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2017
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