Una biografia teologica
Può una monaca di clausura del XII secolo, mistica, ispirata da visioni, avere ancora qualcosa da dire agli uomini e alle donne del XXI secolo, così affannati, tecnologici, apparentemente così lontani dalle realtà ultraterrene e da quel mondo di simboli?
L’autore di questo libro, insigne studioso, non ha dubbi: la risposta è positiva, addirittura Ildegarda sembra aver anticipato alcune affermazioni del Concilio Vaticano II e certamente, pur essendo una donna del suo tempo, risulta modernissima e sempre attuale.
Ma chi era santa Ildegarda di Bingen, proclamata Dottore della Chiesa da Benedetto XVI nel 2012, onore che condivide con santa Teresa d’Avila, santa Caterina da Siena e santa Teresa di Lisieux?
Ildegarda nasce nel 1098 in Renania, decima figlia di Hildepert e di Machtilde. A otto anni entra nel monastero benedettino di Disibodenberg, fin da piccola inizia ad avere visioni, che la sorprendono in stato di coscienza, niente estasi o trance, ella sente e percepisce queste visioni restando in sé, anche se si sente trasportata in un’atmosfera diversa, in uno stato d’animo paragonabile a quello di san Paolo quando ascende al terzo cielo. Percepisce una luce vivissima,che le dona gioia e benessere e le fa comprendere i testi sacri e le voci del cielo, pare che alle visioni sia collegato anche il fenomeno delle frequenti malattie della santa.
A trentotto anni diviene badessa e da questo momento inizia a mettere per iscritto ciò che le viene rivelato, come le era stato chiesto dall’alto.
Nasceranno così le sue tre opere principali: Scivias (sci-vias, conosci le vie); il Liber vitae meritorum, che tratta dei vizi e delle virtù che occupano il cuore degli uomini, e il Liber divinorum operum, considerato il suo capolavoro, centrato sull’uomo vertice del creato e che la occuperà per circa dieci anni.
Nel 1150, dopo non poche difficoltà, fonda un monastero a Bingen, intitolato a san Ruperto, luogo che presto attira molte monache e numerosi fedeli. La fama di Ildegarda, chiamata la “profetessa teutonica” e la “Sibilla renana”, si diffonde. Nonostante la salute precaria la badessa compie anche alcuni viaggi fuori dal monastero, durante i quali tiene discorsi infuocati e ascoltatissimi nelle chiese e nelle piazze. Se a un lato ella esorta spiritualmente e ricorda la misericordia di Dio, dall’altro non esclude aspri rimproveri e vivi richiami alla conversione.
Ildegarda ebbe, per l’epoca, vita lunga e operosa, morì infatti nel 1179. Non si dedicò solo alla stesura dei suoi libri principali, ma ebbe anche importanti corrispondenze con re, imperatori (il Barbarossa, cui rivolse severi ammonimenti), papi, membri della Chiesa, consorelle, uomini di potere.
Donna dal carattere eccezionale, non tralasciava di richiamare soprattutto gli uomini di Chiesa ai loro doveri, aveva il coraggio di parlar chiaro nelle lettere e di esprimere il suo pensiero, fatto, per una donna di quell’epoca, di non poco conto. Pur avendo una cultura non vastissima (ella negava la sua preparazione, ma aveva una buona base culturale), Ildegarda s’interessò di numerose discipline: medicina e farmacologia, musica (compose inni e preghiere che poi venivano cantati della sue monache), scienze naturali, fu una “mistica che ragiona” come dice l’autore del nostro saggio, una personalità forte e sorprendente, rimasta a lungo poco conosciuta nel nostro tempo.
Riguardo al saggio di Frosini, si tratta di una biografia teologica, che quindi introduce alla vita della santa e la contestualizza nella sua epoca e nella sua cultura e poi analizza in modo molto preciso – direi addirittura didattico – il suo pensiero punto per punto, come in un trattato di teologia. Si inizia quindi da un’analisi delle opere e delle visioni e si procede col problema di Dio, la cristologia, la teologia della creazione, il problema dell’uomo, il mistero della Chiesa, l’escatologia e si conclude con una catechesi dell’8 settembre 2010 di Benedetto XVI su Ildegarda.
L’autore è molto chiaro nelle spiegazioni, puntualissimo, coltissimo e appassionato, dalle sue pagine si percepisce chiaramente che riesce a “immaginarsi” la santa nel suo tempo e a interpretarne il pensiero.
Ildegarda fu donna ispirata, devota e saggia, fu moderna per molte osservazioni teologiche: per aver posto sempre l’attenzione all’uomo nella sua interezza, nei suoi vari aspetti; per la sua devozione cristologica (Cristo al centro di tutto); per le riflessioni sullo Spirito Santo; per la sua posizione nei confronti dei Catari, che contrastava, ma che riteneva non dovessero essere sterminati; per le riflessioni sulla natura e sul cosmo, che ha in sé la luce divina ed è perciò degno di essere rispettato e amato come teofania divina (non siamo distanti al problema ecologico).
Indubbiamente ha anche idee legate al suo tempo, datate (già il fatto di essere entrata in convento a otto anni è per noi inconcepibile), ma è inevitabile. Diciamo che i testi di Ildegarda sono buone catechesi, piene di buon senso
“In genere, si ha l’impressione che, per lei, la teologia possa fermarsi alle sue affermazioni fondamentali, (si direbbe, quelle alla portata di tutti), quel tanto che è sufficiente per impostare seriamente la vita sulla base di convinzioni fondate, lasciando ad altri, agli specialisti di professione, il compito di spingere più oltre la riflessione. Una teologia per la vita e non per se stessa, intesa e sperimentata come mezzo e non come fine”.
L’autore le riconosce uno spirito profetico, laddove il profeta è colui che parla in nome di Dio, che interpreta il presente sulla base della Parola di Dio o, come diceva Karl Barth “colui che tiene in mano il vangelo e il giornale”.
Ildegarda ebbe questo grande dono che seppe valorizzare e che la portò a una grande fede, a un enorme amore per Cristo e per la sua Chiesa, che avrebbe voluto pura e irreprensibile.
La sua figura contribuisce a mostrarci anche come il XII secolo, il cosiddetto Medioevo, non sia stato affatto un periodo oscuro, ma al contrario un’epoca ricca di fermenti culturali, di iniziative e di personalità brillanti, che discutevano e riflettevano su Dio, sul mondo, sull’uomo.
Certamente i testi di Ildegarda non sono facili da leggere e soprattutto da interpretare, trattandosi di visioni (alcune davvero affascinanti e ricche di simboli), ricostruire in modo così ordinato il pensiero della santa non dev’essere stata impresa facile e questo va a maggiore gloria di Frosini, che ha realizzato davvero un grande lavoro.
Edizione esaminata e brevi note
Giordano Frosini, per decenni docente di Teologia sistematica alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (Firenze) e vicario generale della diocesi di Pistoia, è autore di opere tradotte anche in albanese, polacco, portoghese e spagnolo. Per Dehoniane ha pubblicato di recente: Pietro Scoppola. Un cristiano del nostro tempo (2012); Una Chiesa di tutti. Sinodalità, partecipazione e corresponsabilità (2014); e John Henry Newman. Una biografia teologica (2014).
GIORDANO FROSINI, Ildegarda di Bingen. Una biografia teologica, Bologna, edizioni Dehoniane 2017.
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