Interessante esperimento questo prosimetro intitolato “Wunderkammer”, opera terza del poeta Carlo Tosetti, dopo “Le stelle intorno ad Halley” (2000) e “Mus norvegicus” (2004), edito nell’aprile 2016 da Pietre Vive Editore, con l’introduzione di Antonio Lillo e le illustrazioni di Ale – Ale. È l’invenzione di un linguaggio sofisticato che condensa in sé numerose variabili culturali, conferendo al testo una densità che si rivela traccia di una ricchezza espressiva che sa appassionare per la forza delle suggestioni filosofiche, mitologiche, biologiche, etologiche, storiche che sono la sostanza del libro, strutturato intorno a dei precisi nuclei tematici. Aiutano a penetrare queste atmosfere anche le belle immagini di Ale – Ale.
Sono stanze queste o piccoli scrigni, in cui la parola è custodita come cosa da mostrare, evento tangibile e materico, si richiamano alla mente proprio le Wunderkammer del titolo, piccoli musei rinascimentali di memorabilia, stranezze, rarità e oggetti variamente sensazionali, il cui compito era sottrarre al caos del mondo frammenti di bellezza naturale (i naturalia) o artificiale (gli artificialia); bellezza capace di unificare la dispersione della molteplicità in un ordine segreto sotto il segno della stupefazione. In alcuni casi l’elaborazione di questo linguaggio colto sacrifica qualcosa della fluidità del verso. Talvolta, infatti, affiora una certa rigidità nel dettato.
La Wunderkammer principale, come si deduce dalla prosa che apre il libro, probabilmente è la memoria, là accadono, misteriosi e spesso indecifrabili, i ricordi che “durante lo svolgersi delle nostre esistenze ci contrassegnano e ci plasmano.”
Gli oggetti hanno un peso specifico notevole per definire la poetica di Carlo Tosetti; da un lato suscitano meraviglia con la loro concretezza quasi metafisica (le lanterne cinesi, per esempio), dall’altro sono “sacchetti di plastica“ destinati a inquinare le spiagge e soffocare i pesci o una “collezione di auto lentamente mangiata dal bosco” o “templi semisepolti” nelle foreste. Natura e tecnica si fondono e la cosa può avere effetti incredibili come nel caso della bicicletta nei decenni fusasi con un albero a Washon Island negli Usa.
Si tratta dunque di una natura contaminata e quasi profanata dall’uomo. Ci sono oggetti quasi proustiani (la sciarpa della nonna), cubi di gelatina verde dotati di autocoscienza, giochi di plastica destinati a diventare vestigia e altro.
Protagonisti di questi versi sono soprattutto gli animali; ora i pesci delle profondità marine, delfini, cetacei, crostacei, ora i passeri bagnati di pioggia; ora i ricci che rotolano sulle strade come nella bella poesia iniziale; ora i ratti che raspano nell’immondizia, materia bruta, che richiama la nigredo degli alchimisti; ora le folaghe che desiderano ”Il riposo e la mollica”. È l’intersecarsi di un linguaggio colto, scientifico, e quindi artificiale, con la naturalità. Questo è un dato decisivo, le Wunderkammer operavano questa fusione di prodotti dell’ingegno umano e prodigi naturali.
Questa è infine una poesia che risuona, respira e s’impone con misurata lentezza, mescolando concretezza e astrazione, dove si sente “il puzzo di storia dei condannati”, il gelo della neve russa, le cannonate della battaglia di Trafalgar, oppure vengono evocati personaggi del mito greco come Fetonte, Atropo o Tiresia.
“Wunderkammer” è un libricino elegante di una settantina di pagine, che si rivela soprattutto un’immersione in un mondo naturale profondamente vissuto e conosciuto, raccontato con meraviglia nella sua ieratica semplicità o nella sua misteriosa stranezza.
Edizione esaminata e brevi note
Carlo Tosetti (Milano, 1969) vive a Brivio in provincia di Lecco. Ha pubblicato le raccolte “Le stelle intorno ad Halley” (LibroItaliano, 2000) e “Mus Norvegicus” (Aletti, 2004).
Carlo Tosetti, Wunderkammer, introduzione Antonio Lillo, illustrazioni Ale – Ale, Pietre Vive Editore, 2016
Ettore Fobo, Lankenauta, giugno 2017
Follow Us