Come si dice, si finisce di leggere l’ultima parola dell’ultimo racconto della raccolta di Fabio Morpurgo e si rimane lì, fermi, ancora abbacinati dai paesaggi australiani, senza un pensiero, solo il senso di un respiro ampio, la consapevolezza della propria posizione nella stanza, nella casa, con la luce dalla finestra, gli uccelli che si parlano, le macchine che passano, le voci, un’improvvisa sirena di ambulanza. Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno accesa soltanto a metà è l’esordio di questo autore trevigiano per i tipi di Transeuropa, storica casa editrice prima con base ad Ancona (1987-2000) e dal 2005 a Massa, guidata in questa nuova fase da Giulio Milani. Gli otto racconti che ne fanno parte sono tutti ambientati, come anticipato, in Australia, dove l’autore ha a lungo soggiornato, e tutti hanno come sfondo piccole cittadine, paesi, ma soprattutto le immense distese di terra rossa, l’oceano, le praterie. In ogni storia troviamo persone che viaggiano, o hanno viaggiato, e che in brevi o lunghe soste (soste di anni, anche, soste che fanno una vita) finiscono col fare i conti con presenze, reali o irreali, con fantasmi, anche quando sono di carne, perché tutti e tutte sembrano essere emanazioni della coscienza, o meglio dell’inconscio, dei e delle protagoniste.
“– La malinconia, – disse lei dopo un istante di silenzio, – è il vuoto che lascia un ricordo che non sai di aver perso.” (pag. 171)
Sono storie malinconiche, che dunque girano attorno a qualcosa, come dice la frase appena citata, che non si sa di aver perso, o meglio, che si sa di aver perso e di cui non si riesce che a cogliere un’ombra alla luce della luna. E questa ombra si può fare reale o rimanere immaginaria, ma in entrambi i casi determina e definisce i e le protagoniste forse più di ciò che è netto, ben visibile. C’è sempre una minaccia, in questi racconti, ma non è per forza una minaccia “cattiva”, solo di qualcosa che non si riesce a vedere nei suoi contorni, e per questo ci si sente schiacciati, oppressi, perché potrebbe essere qualcosa di immenso o piccolissimo o di media grandezza e l’incertezza lo rende spaventoso, dà un’aura di soprannaturale. C’è un’inquietudine che passa attraverso piccole fessure e che cresce, che turba lo scorrere dei giorni tutti uguali per tutte le persone con il loro bagaglio di piccole felicità e dolori, di storie che cominciano e finiscono, di incidenti e di morti che avvengono senza davvero comprenderne i motivi e che fanno sentire ognuno di noi unico mentre operano proprio il contrario.
Eppure tutto questo sembra infine rimettere a posto ogni cosa, pazienza se il posto non è quello voluto da chi agisce nelle storie, sempre alla ricerca del significato, del disegno in cui sono comprese le proprie vite, o chi le legge, o anche chi le ha scritte. Si nota insomma al fondo una composizione che può risultare imperfetta ma che si sente “giusta”. Morpurgo ha esordito con una raccolta che ha poco dell’esordio, con una voce e un timbro che sembrano già maturi, al netto di qualche piccolo difetto qua e là, che fan venire voglia di leggere ancora, di rileggere persino, per ritrovarsi alla fine abbacinati dai paesaggi australiani, dalla piccolezza delle figure che vi si stagliano, dalle luci del sole, della luna, delle stelle, dei fuochi, delle torce, dei riflessi. Unica nota negativa, per un maniaco dei refusi come me, il numero di questi, superiore a quello accettabile per non farsi notare. Niente di grave, solo un sottile dispiacere. Torno a leggere qualche brano e passa tutto.
“– Se tu potessi decidere di dimenticare qualcosa, Lorraine, qualcosa di così brutto da segnarti per sempre. Se tu avessi questa scelta, lo faresti, non è vero?
Lei fu stupita dalla domanda. Cosa c’entrava con tutto ciò che stava accadendo?
Prima che potesse replicare, lui continuò: – Se io ti dicessi che tutto quello che hai visto, o che credi di aver visto, in realtà non esiste, ti fideresti di me, no?
– Sì, – sussurrò lei.
– Siamo assieme da una vita, Lorraine, lo sai che non ti mentirei mai.
Lei scosse la testa.
– Non c’è nessuno spirito malefico che vaga per questa valle, nessun demone, niente di niente, e questo dovrebbe bastarti, – disse. – Ma tu vuoi davvero sapere da dove viene quella cicatrice? Davvero vorresti scambiare la tua pacifica vita per un ricordo doloroso?” (pag. 129)
Edizione esaminata e brevi note
Fabio Morpurgo è nato a Treviso nel 1985. Laureato in ingegneria dei materiali, vive e lavora a Treviso. Le sue letture sono popolate da Richard Yates, Bernard Malamud, John Barth, Raymond Carver, Henry Miller, nonché dagli scrittori di fantascienza come Ray Bradbury e Philip K. Dick. Dopo un lungo soggiorno in Australia, ha deciso di raccontare il suo mondo poetico negli otto brani che compongono questo suo primo libro.
Fabio Morpurgo, Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno accesa soltanto a metà, Transeuropa edizioni (collana Narratori delle riserve), 2017. euro 16
Follow Us