“Morfologicamente si caratterizzano per essere molto alti, allampanati, spesso con fisico particolarmente prestante”: questa a grandi linee la descrizione dei bassi e bassi-baritoni ad opera di un noto manuale di canto e fisiologia vocale.
Caratteristiche per forza di cose ideali, che non sempre trovano rispondenza nella realtà.
Sulla scorta del detto “l’eccezione che conferma la regola” il primo nome che viene in mente è proprio quello di Thomas Quastoff. Il cantante, tedesco, classe 1959, scampato per sua e nostra fortuna a pietose pratiche pre-parto, ci mostra i devastanti effetti della talidomide.
Forse avrete presente Michel Petrucciani, il grande jazzista recentemente scomparso: quanto ad handicap siamo lì, soltanto che Quastoff è privo pure dell’uso delle braccia.
Dopo un’infanzia in un centro specializzato, all’età di 13 anni intraprese gli studi musicali con insegnanti privati, dato che l’ ammissione al conservatorio gli fu preclusa per l’impossibilità di suonare uno strumento che non fosse la sua voce: la cassa toracica era comunque ben sviluppata e soprattutto il giovane Thomas era dotato di un talento e di uno spirito indomabile.
Dopo qualche incursione nel jazz ed aver proseguito gli studi lirici con Charlotte Lehamnn e Huber Contwing, nel 1988 la prima vittoria in un concorso canoro.
Da allora un percorso costellato di grandi successi: nel 1996 il premio Shostackovich a Mosca e l’incarico come professore all’Accademia di Detmold; l’anno successivo l’interpretazione nella “Creazione” di Haydn con i Berliner Philarmonicher e Simon Rattle.
Poi nel 1999 il contratto in esclusiva con la Deutesche Grammophon: da allora le collaborazioni con Claudio Abbado, Daniel Baremboin, Sir Colin Davis, Kurt Masur, Seiji Ozawa, Christian Thielemann, Helmut Rilling, Mariss Jansons, Rostropovich, Marriner, Chumg, Pretre ed i concerti con le più grandi orchestre, la Cleveland Orchestra, la filarmonica di New York e di Vienna, l’Orchestra di Santa Cecilia.
Il suo handicap non gli ha impedito di interpretare Fernando nel Fidelio salisburghese diretto da Rattle: una presenza scenica a buon titolo definita “sorprendente e scioccante”.
Rimane il fatto che, malgrado come attore in scena sappia muoversi con molta disinvoltura, la carriera di Quasthoff è rimasta e rimarrà circoscritta al lied e all’oratorio di cui è ormai uno specialista indiscusso.
Mentre in Italia fino a pochi anni fa il suo nome fa era ancora semi sconosciuto, complice la scarsa cultura ed interesse dei melomani nazionali nel campo del lied, in Germania e nei paesi anglosassoni, il nostro basso baritono da tempo è stato associato a Dietrich Fischer Dieskau, come una sorta di suo erede.
Affermazioni come al solito molto discutibili, non fosse altro per le chiare differenze sia nel repertorio che inerenti le rispettive vocalità, ma che rendono bene l’idea della grande considerazione che Quasthoff è riuscito a conquistarsi in pochi anni di carriera.
In “Romantic songbook”, il basso-baritono, ottimamente accompagnato da Justus Zeyen, ci mostra tutte le sue doti interpretative. In possesso di una voce non particolarmente sonora e magari non molto brillante nel registro acuto, ci colpisce per la bellezza del timbro scuro, pastoso e soprattutto per una tecnica che sa scolpire ogni parola poetica di Schulze, Goethe, Heine, Morike con un’inusitata naturalezza (“il più grande stile è di colui che lo fa dimenticare”).
Doti che risaltano tanto più in un “Romantic songbook” dal programma estremamente variegato: accanto ai sui amatissimi Schubert e Schumann troviamo sia le complessità armoniche di Hugo Wolf che la linearità di Loewe. Per non parlare del primo Richard Strauss:
Franz Schubert
1) Fruhlingsglaube D 686 – 3’07
2) Heidenroslein D 257 – 1’56
3) Die Forelle D5 50 – 2’11
4) Im Fruhling D 882 – 4’49
5) Auf der Bruck D 853 – 3’27
6) Im Abendrot D 799 – 4.13
7) Ungeduld (da Die schone Mullerin D 795, n. 7) – 2’37
Robert Schumann
8) Belsatzar op. 57 – 4’51
9) Widmung (da Myrten op. 25) – 2’04
10) Freisinn (” ” ” “) – 1’18
11) Du bist wie eine Blume (” ” ) – 1’54
Felix Mendelssohn
12) Fruhilingsglaube (12 Lieder op. 9, n. 8) – 1’49
13) Auf Flugeln del Genanges (6 Lieder op. 34, n. 2) – 2’28
Hugo Wolf
14) Auf einer Wanderung – 3’23
15) Ger Genesene an die Hoffnung – 3’58
16) Storchenbotschalft – 4’08
Carl Loewe
17) Odins Meeresritt op. 188 – 4’27
18) Herr Oluf op. 2, n. 2 – 6’06
19) Tom der Reimer op. 135 a – 5’54
Richard Strauss
20) Zueingung – 1’44
21) Allerseelen – 2’55
22) Heimliche Aufforderung – 3’16
23) Morgen!
(Bonus track)
24) Danny Boy (Trad. ) – 3’15
Di “Romantic” possiamo parlare in senso molto lato, non fosse altro per una questione meramente cronologica visto il percorso tra l’età di Schubert e quella di Strauss.
Resta il fatto indiscutibile di un repertorio che richiede dapprima una certa attenzione e poi una frequenza d’ascolto non estemporanea : non è un caso il melomane italiano, a volte con una concezione del canto un po’ troppo operistica (o soltanto operistica), per non dire circense, non sempre riesca a cogliere le raffinatezze e la qualità musicale del lied.
Thomas Quasthoff con la sua indiscutibile tecnica, talmente naturale che “tutto sembra uscire dal questo corpo senza studio, senza sforzo”, e con la sua bella voce brunita, potrà sorprendere ed emozionare. In questo caso proprio non si può distinguere l’uomo dal cantante.
“La cosa più bella è che la voce umana può avere tanti colori differenti. A volte basta un sorriso o il pensiero di un sorriso e tutto cambia. E poi è come la mia vita. E’ come un film e spero non finisca mai”.
Edizione esaminata e brevi note
Thomas Quasthoff (Hildesheim, 9 novembre 1959) è un baritono tedesco, celebre per le sue interpretazioni dei Lied schubertiani e per il suo vastissimo repertorio che va da Bach al jazz.
Thomas Quasthoff, A Romantic Songbook, Justus Zeyen, 2004 Deutsche grammophon.
Luca Menichetti. Lankelot settembre 2006
Recensione già pubblicata su ciao.it il 2 maggio 2005
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