Sarà che viviamo in un mondo più complicato, che ha visto svanire molte delle certezze nate dopo la seconda guerra mondiale, dove i nemici di ieri sono diventati gli alleati di oggi e che domani saranno di nuovo nostri nemici: fatto sta che, anche in letteratura, la distopia, ovvero la rappresentazione di avvenimenti catastrofici e di conseguenti società totalitarie e degradate, da qualche anno sembra aver conquistato un pubblico sempre più attratto dalle visioni di un futuro apocalittico, tenebroso e tutto da esorcizzare. Probabile quindi che la raccolta di racconti “Cielo e Ferro” edita da “La Ponga” possa risultare gradita ai cultori del genere distopico, tanto più che gli autori, Italo Bonera e Paolo Frusca, hanno avuto la buona idea di evocare, anche soltanto con qualche pennellata, suggestioni di spionaggio, mistery, fantascienza e horror. Il futuro immaginato dai due autori bresciani non lascia spazio a barlumi di speranza o al riscatto di un’umanità dove, tra l’altro, i rappresentanti del cosiddetto mondo libero sembrano ignorare qualsivoglia spirito umanitario; salvo poter sempre immaginare un sequel meno cupo e con alcuni sopravvissuti intenti a costruire una nuova convivenza civile. Nove racconti connessi da un’idea di fondo: il XXI secolo devastato dal conflitto tra il Coordinamento delle Città Libere e la Nazione di Avraham. E’ proprio nel racconto scritto a quattro mani, “L’Unificatore”, che appare il personaggio misterioso di Avraham, un tipo dalle origini del tutto oscure, d’aspetto anonimo (un abile impostore?) e nel contempo in preda ad un’ambizione a dir poco folle, che era stato visto a breve distanza da un solo sopravvissuto del mondo libero: “nel Negev nasceva qualcosa che avrebbe attirato e riunito tutti i fondamentalismi in uno solo” (pag.22). Dice tutto il nome Avraham, che è anche l’ebraico di Abramo. Difatti, nel futuro “cambiato” di Bonera e Frusca, i fondamentalismi sono quelli delle tre religioni monoteistiche abramitiche, che ancora agli inizi del XXI secolo erano in lotta feroce tra loro e poi imprevedibilmente riuniti sotto un’unica bandiera dal nuovo profeta, convincente ad attirare persone diverse “in fuga da un universo che non capivano e non condividevano”; e che così scoprono, grazie alla dottrina del contemporaneo Avraham, le virtù di in una società dove la crudeltà viene spacciata per necessaria e pietosa soppressione degli infedeli, dove appare netta la separazione tra bene e male, dominata da regole semplici, universali, da una Fede, una Legge.
Così la società mitica immaginata e interpretata di giorno in giorno dai fedeli della Nazione integralista e totalitaria: idea che, nel nostro 2014, ci ricorda l’Isis, ovvero lo Stato Islamico del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. I nove racconti, cinque dei quali scritti da Bonera, uno (“L’udienza) da Paolo Frusca, e gli altri a quattro mani, quanto a stile ci sono sembrati tra loro in armonia, piuttosto efficaci nella rappresentazione di personaggi privi di scrupoli od invasati da pulsioni omicide, oppressi da atmosfere volutamente cupe, sporche, polverose, tanto da far pensare che il titolo voglia richiamare le ambientazioni pericolose e malsane che leggiamo pagina dopo pagina: soprattutto gli ampi spazi africani dominati da un cielo bruciante ed il ferro arrugginito di città e villaggi abbandonati e in rovina. Riguardo lo stile di “Cielo e Ferro” ricordiamo che Bonera e Frusca sono gli autori di “PhoxGen!”, romanzo ucronico edito da Millemondi Urania (2010), non a caso poi rielaborato come graphic novel grazie al contributo di Angelo Bussacchini e Christian Bisin. La netta impressione infatti è che la scrittura di questi racconti debba ancora molto al fumetto, vuoi nella prospettiva di una trasposizione grafica, vuoi per scelta e formazione di autori che è probabile negli anni non si siano limitati a leggere soltanto letteratura di genere: appare piuttosto evidente con “L’Unificatore” (Bonera), oppure con “L’udienza” (Frusca), due monologhi che si prestano bene ad una trasposizione fumettistica, così come si prestano bene le frasi secche, brevi presenti negli altri racconti. Possiamo quindi riconoscere a “Cielo e Ferro” una doppia natura: sia quella di racconti tra la fantascienza e il noir, sia quella di potenziali sceneggiature di graphic novel. Forse ne sapremo di più tra qualche tempo.
Edizione esaminata e brevi note
Italo Bonera, è nato a Brescia nel 1962, dove vive e lavora. Nel 2004 con “American dream” ha vinto il premio Frederic Brown per racconti brevi, indetto da Delos Book. Il suo romanzo “Io non sono come voi”, finalista – con altro titolo – al premio Urania assegnato nel 2012, è stato pubblicato dall’editore Gargoyle.
Paolo Frusca, nato a Brescia nel 1963, vive da anni a Vienna. Coltiva la passione per la Storia e per la musica Classica. Il suo romanzo, “L’Archivista”, distopia a sfondo religioso, è arrivato in finale al premio Urania 2010.
Italo Bonera, Paolo Frusca, “Cielo e Ferro. Il futuro è cambiato”, La Ponga Edizioni (collana Cose che Voi Umani), Nova Milanese 2014, pag. 107.
Luca Menichetti. Lankelot, dicembre 2014
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