Potevano pure evitare di dircelo subito ma che Cilla e Rolf Börjlind siano innanzitutto sceneggiatori è facilmente intuibile leggendo la loro opera d’esordio “La marea nasconde ogni cosa”. Quindi nessuna sorpresa, tra un bel po’ di dichiarazioni pubblicitarie, nel leggere che quasi contemporaneamente alla pubblicazione siano stati venduti i diritti cinematografici dell’opera. Del resto una delle osservazioni ricorrenti ogni qual volta ci troviamo a leggere un romanzo di genere – ci perdonerete la mancanza di fantasia – è che appare piuttosto evidente come molti di questi autentici o potenziali bestseller vengano alla luce già con l’idea di una prossima riduzione cinematografica e televisiva, un po’ come succede con Patterson o Robert Crais. Stesso percorso per “La marea nasconde ogni cosa”, con i suoi tanti personaggi e vicende criminali che sembrano scorrere parallele fino a loro incontro finale, tale da rispondere bene alle attese di un pubblico non soltanto amante della lettura e delle sottigliezze proprie di un giallo “deduttivo”, forse meno spettacolare e molto più impegnativo da seguire rispetto tutte le varianti dei più moderni thriller.
Protagonista, o forse meglio dire una delle protagoniste principali del romanzo, è Olivia, allieva presso l’Accademia svedese di polizia, alla quale è affidato, come fosse una sorta di compito facoltativo, un “cold case”: un delitto al quale peraltro aveva lavorato suo padre, recentemente scomparso, e forse uno dei motivi per riprendere quanto era stato abbandonato senza successo dal genitore. Siamo nella Stoccolma del 2011 ma la vicenda si apre infatti anni prima, nel 1987, presso l’ Isola di Nordkoster. E’ qui che il piccolo Ove, nove anni, assiste ad un raccapricciante delitto: tre persone vestite di nero e irriconoscibili hanno sepolto una donna sotto la sabbia, lasciandole fuori soltanto la testa. Presto la marea sigiziale salirà e nessuno riuscirà a salvarla da un lento affogamento. Dopo ventiquattro anni rimangono sconosciuti gli assassini e nemmeno si conosce l’identità della vittima. Ma l’impressione che la marea abbia cancellato ogni cosa rimane soltanto un’impressione, malgrado lo stesso responsabile delle indagini, Tom Stilton, si sia volatilizzato. Di fronte alla giovane Olivia Rönning si presenteranno pochi testimoni e tutti ben poco collaborativi. Nel frattempo i barboni della città sono pesi di mira da una gang di ragazzi nazistoidi, che si divertono a pestarli a sangue e poi a filmarli; ed inoltre un noto industriale si ritrova ricattato per una vicenda che rimarrà a lungo oscura. Quindi, come anticipato, ci ritroviamo con almeno due sottotrame rispetto la vicenda della donna uccisa dall’alta marea, e personaggi apparentemente molto lontani tra loro per classe sociale e storia personale; salvo un loro progressivo avvicinamento di pagina in pagina, fino all’epilogo dove tutti i fili delle vicende (al plurale) torneranno al loro posto e si coglierà come, pur essendoci un chiaro legame tra tutti i protagonisti, molto di quanto suggerito dagli autori rappresenta un abile diversivo utile ad amplificare il necessario effetto sorpresa quando sarà la volta di svelare i responsabili del delitto di Nordkoster.
Effetto sorpresa che sicuramente esiste, e non potrebbe essere altrimenti in un thriller ad enigma che si rispetti, ma è tutto il romanzo costellato di rivelazioni proprio riguardo le identità dei tanti personaggi. A cominciare da quel Tom Stilton che si era occupato del delitto anni prima, per continuare in particolare con uno dei senzatetto oggetto degli pestaggi; e poi per finire con la stessa Olivia Rönning, che pure contribuirà a scoprire i colpevoli ma alla quale è riservato un finale davvero a sorpresa, tra il malinconico e l’inquietante. Un romanzo che forse non si discosta neanche troppo da tanti più famosi thriller d’oltreoceano, ovviamente senza troppe velleità artistiche, con una scrittura piuttosto efficace grazie ad un periodare breve, conciso, e che raggiunge l’obiettivo di non distogliere il lettore da una trama soltanto apparentemente complessa. Semmai è l’ambientazione svedese l’elemento che rende peculiare il romanzo di Cilla e Rolf Börjlind, con tutto quello che ne consegue: un thriller che al centro di tutto ha la trama e la necessità di tenere vigile l’attenzione del lettore sicuramente non è il genere più adatto per imbastirci analisi sociali, ma rimane il fatto che, scritto da svedesi e ambientato in Svezia, “La marea nasconde ogni cosa” ci rappresenta qualcosa che nei nostri paesi latini non è ancora la norma. Mi riferisco a ruoli femminili di primo piano (la commissario Mette Olsäter) e quindi donne particolarmente emancipate nel campo lavorativo, abituate a prendere iniziative sessuali nei confronti del maschio, senza che questo atteggiamento sia vissuto come qualcosa di trasgressivo. Oltretutto parte delle storie personali di alcuni personaggi sono state lasciate nell’ombra. Indizi e volute omissioni che fanno pensare all’inizio di una nuova saga poliziesca.
Edizione esaminata e brevi note
Cilla e Rolf Börjlind sono compagni sia nel lavoro sia nella vita. Insieme hanno scritto sceneggiature per la televisione e per il cinema, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica. “La marea nasconde ogni cosa” è il loro primo romanzo. Attualmente vivono a Nacka, una cittadina vicino a Stoccolma.
Cilla e Rolf Börjlind, “La marea nasconde ogni cosa”, Nord (Collana Narrativa Nord), Milano 2013, pag. 384. Traduzione di Alessandro Storti
Luca Menichetti. Lankelot, maggio 2013
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