Se la tragedia greca antica era strutturata con un prologo, tre o più episodi e un esodo, la tragedia della Grecia contemporanea ci è stata raccontata, con intenti tutt’altro che teatrali, grazie ad uno schema molto più semplice: l’ottimo Vittorio Da Rold, giornalista del Sole 24 Ore, ha suddiviso la sua “cronaca di un waterboarding spietato” in quattro parti (“i tempi della cicala”, “l’amaro risveglio”, “il referendum sull’euro”, “l’arrivo di Syriza”), cui non segue alcun autentico esodo (epilogo), visto che nel caso greco l’incertezza regna sovrana. Del resto, come l’autore ha voluto subito chiarire, la crisi del debito sovrano ellenico è la somma di numerosi fattori concatenati tra loro: responsabilità tutte interne alla Grecia e che riguardano i conti truccati del bilancio pubblico; le turbolenze che hanno permesso di occultare agli occhi degli investitori e della UE un debito stratosferico; i limiti della governance dell’Unione Europea, quali ad esempio la mancanza di un Fondo salva stati e di una vigilanza bancaria unica (in altri termini un establishment europeo appiattito sulle esigenze intergovernative dei singoli paesi); l’haircut sul debito in mano ai privati; “l’impossibilità di lasciare Atene al suo destino per fattori politici e geopolitici” (pp.10); piani di salvataggio falliti (110 miliardi di euro e poi 130 miliardi di euro); l’incapacità dei governi greci ad implementare riforme credibili e tali da non massacrare la popolazione a più basso reddito. Ed inoltre il concetto di un’unione monetaria irrevocabile senza un ministro della Finanze centrale che si somma al fatto indiscutibile che la Grecia, tra tutti gli stati che avevano richiesto l’adesione all’euro, era l’unico che non rispettava nemmeno uno dei criteri stabiliti. Per non parlare degli interventi di Goldman Sachs che hanno permesso allo stato ellenico di ipotecare alcuni settori della propria economia, abbellendo fittiziamente il bilancio grazie ad operazioni di ingegneria finanziaria. Insomma, una vicenda che parte da lontano e che Da Rold considera straordinariamente complicata in quanto intrecciata con la fragilità della costruzione europea, con le contraddizioni della finanza deregolamentata e con gli stessi vizi della politica e della società greca: “un decennio vissuto in deficit, i conti dello stato truccati, un’amministrazione pubblica ipertrofica e inefficiente per motivi clientelari, corruzione diffusa, evasione fiscale galoppante, scarso, se non nullo senso civico” (pp.46). Un quadro che evidentemente ha poco a che fare con la diffusa rappresentazione di una società di onesti, eroici combattenti anti-troika, alla stregua di Davide contro Golia.
Nello stesso tempo le parole di Da Rold, sempre chiare e comprensibili, evidenziano le responsabilità dell’alta finanza internazionale ed anche quelle di Angela Merkel e di Nicolas Sarkozy, non tanto intenzionati a costruire un quarto reich, come invece ci dicono i complottisti, ma sicuramente, negando il necessario taglio del debito greco, politici che hanno avuto come priorità assoluta la difesa degli interessi del proprio paese e delle loro banche. Non è quindi un caso che, oltre al sottotitolo “waterboarding spietato”, nella quarta di copertina sia ricordato il vertice di Cannes del novembre 2011 quando ” il presidente americano Barack Obama prende il sopravvento e dice agli europei cosa devono fare, facendo scoppiare in lacrime la cancelliera tedesca Angela Merkel: “Ich bringe mich selbst nicht um.” “Non voglio suicidarmi”. E’ la cronaca impietosa di come i problemi non siano stati risolti ma semmai aggravati quando “invece, di seguire le proposte che il Fondo monetario voleva imporre, cioè un piano di austerità, un taglio ai creditori del 30% e un prestito per facilitare l’aggiustamento, si è seguito il piano deciso dall’Europa, dove i prestiti ci sono stati e anche l’austerità; quello che è mancato è stato un taglio del debito del 30%, che avrebbe portato il rapporto debito/Pil al 100%”. Da questa situazione i ritardi che hanno poi permesso alle banche dei paesi dell’eurozona di sfilarsi dagli effetti più dirompenti del tracollo greco e nel contempo hanno prodotto un debito del tutto insostenibile.
Bisogna aggiungere che il libro di Da Rold, pubblicato prima del referendum del 5 luglio 2015, non rappresenta neppure una sviolinata nei confronti di Syriza: “Il cosiddetto Programma di Salonicco è molto fumoso e ideologico anche se all’interno della coalizione ci sono diverse anime tra cui anche quella di liberal di sinistra che ben conoscono il funzionamento dei mercati e le loro regole ferree” (pp.83). L’autore semmai non entra nel merito delle differenze culturali tra coloro che, soprattutto nei paesi mediterranei, si appellano al solidarismo, e coloro, soprattutto nel nord Europa, che invece hanno assimilato l’etica protestante, intransigente nel mettere al primo posto il merito, la libertà personale e la responsabilità individuale. Da qui la famosa e perfida battuta della Thatcher: “il problema del socialismo è che, prima o poi, i soldi degli altri finiscono”.
La Grecia, proprio in questo momento di gravissima crisi politica ed economica, è stata innalzata agli altari in virtù del suo orgoglio nazionale, è diventata meta di pellegrinaggio da parte di euroscettici, della sinistra e della destra più radicale che si oppone alla cosiddetta austerità; ma proprio l’origine del tracollo greco ci dovrebbe far riflettere. Da Rold ricorda le Olimpiadi del 2004 (mentre noi potremo pensare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024): “nell’agosto 2004 la Grecia organizzò le sue olimpiadi tra enormi entusiasmi nazionalisti e previsioni economiche di fare incassi stratosferici […] E’ andata in modo molto diverso purtroppo: la lezione greca insegna a prendere impegni simili con molta cautela, perché ai vantaggi di pochi costruttori o appaltatori legati alle camarille politiche si associano i sacrifici di molti e delle fasce più deboli della popolazione” (pp.22). Cosa ne possiamo dedurre? In Italia, come sempre governata da mediocri opportunisti, gli economisti improvvisati abbondano, i politici tendono ad innamorarsi di badanti stranieri (Blair, Zapatero, Le Pen, Putin, Tsipras), e difficilmente impareremo qualcosa.
Edizione esaminata e brevi note
Vittorio da Rold, è capo servizio presso la redazione Mondo del Sole 24 Ore. Segue la politica e l’economia internazionale con un occhio di riguardo per tutto ciò che è ad Est rispetto all’Italia: dalla Polonia alla Turchia, dalla Grecia fino ad arrivare all’Iran. È Media Leader del World Economic Forum di Davos. Ha collaborato con la rivista Oxygen e con la terza edizione dell’Atlante Geopolitico Treccani.
Vittorio Da Rold, “La Grecia ferita. Cronaca di un waterboarding spietato”, Asterios (collana AD), Trieste 2015, pag. 104.
Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2015
Follow Us