La cosiddetta letteratura “mystery”, se intesa come letteratura “di genere” e quindi scritta al fine di compiacere dei lettori appassionati appunto ad un certo genere e poco interessati al livello artistico dell’opera, è spesso considerata qualcosa di bassa qualità, un esercizio di scrittura, a volte abile, ma con fini meramente commerciali. Una generalizzazione sul “genere” – mi si perdoni il gioco di parole – che non risponde a verità. Giusto ricordarlo dopo aver letto “Il mistero di Edwin Drood”, ultimo romanzo di Charles Dickens, rimasto incompiuto per la morte dell’autore nel 1870. “La più misteriosa storia che sia mai stata scritta”, come pare sia stata definita al tempo dagli appassionati lettori di questo Dickens in versione mystery, in realtà non è del tutto assimilabile alle atmosfere inaugurate da Sue e poi da Wilkie Collins.
Il mistero di “Edwin Drood” è anche – o forse soprattutto – quello della sua incompiutezza: non possiamo conoscere l’epilogo, l’assassino è soltanto presunto (salvo alcuni indizi sparsi nelle pagine del romanzo), non sappiamo se l’Edwin del titolo è realmente morto o soltanto fuggito; ma soprattutto la vicenda si interrompe quando tutti gli elementi più propriamente mystery ed anche orrorifici, con l’apparizione di inquietanti personaggi, cominciano sempre più a prendere corpo. Fino al momento della sciagurata interruzione dell’opera, Dickens si confermava grande indagatore dell’animo umano. Nel “mistero di Edwin Drood” semmai, alla peculiarità di romanziere impegnato nella descrizione degli ambienti sociali più degradati, si accompagna un’analisi psicologica dei personaggi forse ancor più sottile rispetto a quanto avvenuto nelle sue opere più note. Proprio la vicenda “mystery”, il conflitto tra bene e male presente in personaggi volutamente ambigui come John Jasper, pare incentivare descrizioni psicologiche ancor più minuziose: esattamente il contrario di quella superficialità imputata alle opere “di genere”, tutta trama. Come ci conferma Stefano Manferlotti, traduttore e curatore, nell’ampia e competente introduzione al libro edito dalla Gargoyle, nel “mistero di Edwin Drood” si avverte il tema del doppio, o quanto meno la presenza di frequenti scissioni della personalità: quel tanto da creare da subito sia un’atmosfera che predispone ad una vicenda più propriamente “ poliziesca”, sia momenti nel quale Dickens ha potuto mostrare la sua abilità di umorista e la sua straordinaria capacità nel descrivere con realismo i personaggi, maggiori o minori che siano.
Vengono alla mente soprattutto Mr. Sapsea, sindaco di Cloisterham e banditore d’asta, oppure Mr. Honeythunder filantropo tanto professionale da usare la clava, forse non solo metaforicamente, per redimere quell’umanità che pare però cogliere in lui solo disprezzo ed arroganza. Pensiamo poi all’incipit nel quale il – forse – amorevole zio Jasper da subito si svela come dedito all’oppio; e poi a frasi che a chiusura di capitolo lasciano nel lettore un che di ambiguo del tutto funzionale allo sviluppo di una vicenda misteriosa:
«Che Dio li protegga entrambi!», esclamò Jasper.
«Io ho detto: “li benedica”», osservò il primo, voltandosi a guardarlo.
« Io ho detto: “li protegga”», replicò il secondo. «Che differenza c’è?».
Poi un “doppio” che predispone appunto a momenti umoristici, non disgiunti da un’analisi impietosa dell’ipocrisia vittoriana.
Così la signorina Twinkleton, direttrice di un convitto femminile: «..presenta due aspetti distinti e separati tra loro. Ogni sera, nel momento in cui le fanciulle si sono ritirate per il riposo notturno, Miss Twinkleton si ravviva un po’ i riccioli, lustra un po’ lo sguardo e diviene una Miss Twinkleton più gaia, quale le fanciulle non hanno mai visto».
Di giorno, ad esempio nell’occasione dell’annuale commiato alle allieve, appare invece nella versione “di granito”: «…[…]…» (Ogni anno Miss Twinkleton dava l’idea di voler aggiungere “petti” ma ogni anno si fermava sull’orlo di tale espressione e la sostituiva con la parola “cuori”) «…cuori, i nostri cuori. Hem! Signorine…».
Al di là delle analisi testuali rimane il fatto di una vicenda insoluta nella quale il giovane Edwin Drood del titolo, giovane promesso sposo di Miss Rosa Bud (“Pussy”) segretamente amata anche da Jasper lo zio di Edwin, scompare; forse ucciso, forse no. Dopo il ventitreesimo capitolo la vicenda si conclude, o per meglio dire si apre alle più svariate ipotesi. Il finale aperto – o non finale che dir si voglia – non disturba per niente, non fosse altro che giunti al termine del capitolo non abbiamo comunque una cesura brusca; ed anzi può essere considerato qualcosa di realistico se solo pensiamo al fatto nella vita di tutti noi sono più i misteri insoluti che ci circondano rispetto quelli giunti ad un compiuto svelamento.
Molti gli scrittori hanno tentato di dare un senso compiuto alla vicenda oppure hanno proposto delle rielaborazioni letterarie (ad esempio “Drood” di Dan Simmons, 2009). In Italia, Fruttero & Lucentini, ne “La verità sul caso D.”, hanno fatto la loro parte. E poi la BBC, che recentemente, per festeggiare il bicentenario della nascita di Dickens, ha trasmesso una serie in due puntate dedicata a Drood, con un finale commissionato a Gwyneth Hughes, esperta in trasposizioni di gialli per la televisione. L’edizione della Gargolyle, che aggiorna e segue quella del 1983 per i tipi della Guida, è inoltre arricchita in appendice dal cosiddetto “Frammento Sapsea” (quattro pagine fino ad oggi inedite in Italia, nelle quali appare il personaggio di Mr. Sapsea prima della sua investitura a Sindaco di Cloisterham). Un romanzo che, pur pubblicato in una collana dedicata all’horror e al mystery, non deve far pensare ad un Dickens del tutto inedito: pur cimentandosi con una vicenda che può apparire in linea ad un genere “poliziesco”, i temi cari allo scrittore ci sono tutti, a cominciare dalla scissione tra bene e male nell’animo della stessa persona. Magari incompiuto come “mystery”, ma perfettamente riuscito e compiuto come esempio di grande letteratura.
Edizione esaminata e brevi note
Charles Dickens, (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Gadshill, 9 giugno 1870), è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico. Tra i più importanti romanzieri di tutti i tempi, ritenuto dalla critica il precursore del cosiddetto romanzo sociale, possiamo citare alcune tra le sue numerose opere: Il Circolo Pickwick, Oliver Twist, David Copperfielf, Tempi difficili, Racconto di due città, Grandi speranze
Charles Dickens, Il mistero di Edwin Drood, Gargoyle, Roma 2012, p. 329, trad. Stefano Manferlotti.
Luca Menichetti. Lankelot, aprile 2012
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