“Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda”. La citazione di Horacio Verbitsky è probabilmente una di quelle che meglio potevano funzionare come premessa a “Toghe verdi”. L’editoria italiana, pur in una situazione nella quale i media generalisti, televisione e quotidiani, non brillano per indipendenza e per capacità di informare sui fatti per come sono realmente e non per come sono sbrigativamente raccontati nelle dichiarazioni dei soliti noti, sa proporci ogni tanto dei libri del tutto in linea col verbo di Verbitsky. Peccato che in Italia si legge poco e distrattamente, magari una scorsa a qualche editoriale che non dice nulla, altrimenti libri inchiesta come “Toghe Verdi”, potrebbero diventare davvero una diga alle mistificazioni ed alle omissioni che ad oggi permettono di combinare i peggiori scempi con ottime possibilità poi di non pagarne le conseguenze. La distruzione dell’ambiente e della salute dei cittadini, predati ed immolati alla retorica di una crescita che non c’è, rientra perfettamente in questo meccanismo che pretende disinformazione e poi dispensa rassicurazioni fasulle. Di questo si è occupata Stefania Divertito che, con “Toghe verdi”, libro peraltro ben scritto, senza fronzoli come si conviene ad un cronista che racconta quasi in presa diretta, ha raccolto le testimonianze di coloro che si dedicano professionalmente, e non solo, a mettere una pezza agli scempi perpetrati nei confronti dell’ambiente e quindi dei cittadini e delle future generazioni.
E’ il racconto di alcune delle battaglie intraprese da quei comitati ed associazioni che hanno poi trovato l’appoggio di alcuni coraggiosi giuristi, vuoi avvocati, vuoi pubblici ministeri, intenti a contrastare l’arroganza di coloro che, per incoscienza o per dolo, hanno stravolto la vita di comunità locali ed hanno compromesso definitivamente gli scenari naturali della nostra penisola. La domanda retorica “Chi controlla che il controllore controlli adeguatamente il controllato?”, la cui risposta inevasa ci accompagnerà per tutte le pagine del libro, rappresenta bene le difficoltà che comitati, avvocati, giuristi, ambientalisti, cittadini incazzati, sanno di dover affrontare al momento della battaglia contro i cementificatori, il racket delle discariche, i politici venduti e menefreghisti, gli imprenditori intenti a farsi una fortuna ai danni del territorio e del paesaggio italiano.
Si parte dal Mugello col capitolo “La valle assetata” dove, pur in presenza di un progetto meno devastante (ma meno costoso), non si è esitato a sventrare in profondità le montagne, a rubare acqua a fiumi e acquedotti, mettendo in pericolo anche la stabilità di una fetta di Firenze. E a Firenze poco dopo la giornalista è tornata per raccontare della prossima opera di sottoattraversamento Tav, un tunnel di sette chilometri sotto la città, la cui assurdità logica, finanziaria, ingegneristica, urbanistica, non ha impedito al sindaco rottamatore di rilasciare questa dichiarazione: “Firenze sarà attraversata da un tunnel di Alta Velocità su cui posso non essere del tutto d’accordo. Ma quando le amministrazioni decidono, ci sono le garanzie ambientali e tutti i passaggi democratici, a un certo punto bisogna fare le cose”. Tre bugie in tre righe: decidere non significa dire necessariamente dei “si”, tanto più che da tempo sono stati presentati progetti alternativi, in superficie, meno costosi, meno impattanti per Firenze e per i suoi abitanti; nessun passaggio democratico autentico visto che i cittadini sono disinformati e non c’è nessun “cantiere di cristallo”; nessuna garanzia ambientale visti i numerosi studi che contestano un progetto raffazzonato, e considerando che non c’è alcuna valutazione d’impatto ambientale. Ancora una volta quindi assistiamo ad un’operazione mediatica, facile facile, che tenta di trasformare in decisionismo quella che è semplice accettazione di un sistema di consapevole devastazione dell’erario, dell’ambiente e, in questo caso, del tessuto urbanistico di una città d’arte. Il viaggio di Stefania Divertito prosegue, in compagnia di attivissimi “eco-avvocati”, nella “capitale delle discariche”, tra Malagrotta e lo scandalo rifiuti del Lazio. E poi ancora a Porto Tolle, Larderello in Val di Cecina, Praia a Mare, nel delta del Po’, da dove sono partite iniziative per derogare alle leggi e così favorire imprese produttive fortemente inquinanti, “con buona pace di parchi naturali e distese di sabbia finissima”.
Viaggi per l’Italia dove appunto la giornalista, conoscendo le vittime dell’amianto, d ell’inquinamento e del lavoro in ambienti ad alto rischio, ha avuto modo di confrontarsi con PM ed avvocati specializzati nel difendere comitati e cittadini dagli abusi degli inquinatori e dei cementificatori. Come confermato nell’intervista al PM Guariniello, da queste pagine si evince come le carenze degli organi di vigilanza e della stessa magistratura, oltre che della legislazione spesso piegata ad esigenze poco confessabili, rappresentino una delle migliori garanzie perché gli inquinatori, anche della verità e non solo dell’ambiente, la facciano franca. “Stefania Divertito fruga nella discarica della memoria pubblica e l’aggiorna. Fa restauro di coscienza civile della nostra sbracata identità di popolo. Reagiremo, alla lunga succederà, ma dopo quale altra sciagura ancora?” (dalla prefazione di Erri De Luca)
Edizione esaminata e brevi note
Stefania Divertito, nata a Napoli nel 1975, è giornalista d’inchiesta specializzata in tematiche ambientali. Responsabile della cronaca nazionale per il quotidiano Metro, collabora con alcuni periodici nazionali. Per la sua inchiesta sull’uranio impoverito durata sette anni ha vinto nel 2004 il premio Cronista dell’anno indetto dall’Unione cronisti italiani. Ha pubblicato il libro-reportage Il fantasma in Europa (2004, con Luca Leone) e Uranio il nemico invisibile (2005). Per VerdeNero ha scritto Amianto. Storia di un serial killer (2009)
Stefania Divertito, Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie civili, Edizioni ambiente (collana Verdenero inchieste), Milano 2011, pag. 176. Prefazione di Erri de Luca. Con un’intervista a Raffaele Guarinello.
Recensione già pubblicata il 4 dicembre 2011 su ciao.it e qui parzialmente modificata.
Luca Menichetti, per Lankelot, dicembre 2011
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