Parlare di cannabis in Italia, anche oggi che in molti stati è legalizzata o in via di legalizzazione (vedi Canada), non è facile. Qualche informazione per cercare di contestualizzare la situazione: è legale dal 2013 per uso terapeutico (negli Stati Uniti dagli anni ‘90); da gennaio 2017 è stata autorizzata la produzione di Stato della cannabis terapeutica (Fm2); a giugno 2017 le associazioni impegnate per la legalizzazione avevano presentato alla Camera l’ottava edizione de Il libro bianco sulle droghe, una serie di studi da loro promossi; pochi giorni fa alla Camera la proposta di legge per legalizzare la cannabis è stata stralciata della parte riguardante l’uso ricreativo e rinviata la discussione a fine ottobre.
È in questo panorama che si inserisce la pubblicazione, da parte delle abruzzesi Neo edizioni, di una antologia di racconti, Gli Stonati, il cui sottotitolo “manifesto letterario per la legalizzazione della cannabis” rende chiaro i motivi del progetto. Curata dallo scrittore Alessio Romano presenta racconti di Alessandro Berselli, Francesca Bertuzzi, Stefano Bonazzi, Romano De Marco, Federica De Paolis, Barbara Di Gregorio, Marco Drago, Corrado Fortuna, Simone Gambacorta, Yasmin Incretolli, Gianluca Morozzi, Melissa Panarello, Alberto Petrelli, Renzo Paris, Piergiorgio Pulixi, Massimiliano Santarossa, Luca Scarlini, Carlo Vanin, Paolo Zardi, e con la partecipazione straordinaria di Gaetano Cappelli, Sandro Veronesi, Marco Vichi.
Ne parliamo con il curatore.
La proposta di legge per la legalizzazione è stata affossata. Nel nostro paese non c’è una legge contro la tortura, i così detti reati da colletti bianchi sono depenalizzati (a differenza di tutti gli altri paesi europei, Germania in testa, ma anche Spagna, Croazia…), mentre per la legge sulle droghe è in carcere più del 40% dei detenuti. Matureranno mai i tempi per una discussione seria sull’argomento?
Personalmente sono ottimista, anche se ragiono su tempi molto lunghi. L’onda di legalizzazione della cannabis che è partita in tutto il mondo prima o poi arriverà anche qui. L’esempio positivo di molti stati degli USA e del Sud America dimostrerà tutti i limiti del proibizionismo. Certo è un problema di arretratezza della nostra classe politica, ma come per le unioni civili, prima o poi anche l’Italia si allineerà al resto dei paesi occidentali. Speriamo di non arrivare ultimi anche questa volta.
Da pochi mesi viene venduta in Italia, da Easy Joint, una canapa legale, con livelli di THC entro i limiti consentiti. Sembra che stia avendo molto successo. È secondo te un’operazione positiva?
Non ne so molto. Per quanto mi riguarda sono contrario a qualsiasi forma di fumo, perché ho conosciuto troppe persone a me care morte di tumore ai polmoni. Da maggio sono riuscito a smettere di fumare tabacco, anche se il prezzo pagato sono stati dieci chili in più: sono passato da 20 sigarette al giorno a 20 spuntini al giorno! Detto questo, penso che ognuno debba essere libero di scegliere per se stesso di coltivare, acquistare e fumare qualsiasi tipo di canapa a prescindere dal suo livello di THC. Sopratutto se questa pianta può avere un uso terapeutico prescritto da un medico.
Com’è nata l’idea di questa antologia e qual è stato il percorso che ha portato alla sua realizzazione?
L’idea mi è venuta il giorno della morte di Marco Pannella. Ho sempre avuto una grande stima e simpatia per il vecchio leader radicale e per tutte le sue storiche battaglia. Tra queste ho scelto quella che secondo poteva avere il maggiore potenziale narrativo e anche ironico (raccontare storie di canne è tutt’altro che raccontarne di aborto o eutanasia), perché il mio voleva essere un omaggio leggero e pieno di vita. Quando mi è venuto in mente anche il titolo ho iniziato a cercare un editore. Ho pensato subito alla NEO, sia per il tipo di pubblicazioni molto coraggiose che fa, sia per il fatto che è abruzzese come me e Pannella, e a Francesco Coscioni e Angelo Biasella il progetto è subito piaciuto. Quindi ho iniziato a buttare giù una lista di autori e autrici che stimo molto. E il risultato, complice anche una strepitosa copertina opera di Arturo Barbarisi, mi ha davvero soddisfatto.
Si può dire che questa antologia è la parte narrativa che completa quella saggistica del Libro bianco sulle droghe presentato a giugno?
Quando abbiamo proposto ai membri dell’Associazione Luca Coscioni (che con Francesco della NEO ha in comune il cognome, ma si tratta di una banale omonimia senza nessun collegamento di parentela!) il nostro progetto dicendo che volevamo destinare a loro i diritti d’autore, loro sono stati entusiasti proprio perché era la prima volta che avevano a che fare con un libro a favore della legalizzazione non fosse un’opera saggistica o di studi statistici e clinici. Io penso che la narrativa possa avere un impatto molto più forte sul lettore. Perché mostra la realtà per quello che è senza la pretesa di spiegarla. E la realtà è sempre più grande di qualsiasi spiegazione.
Ogni volta che esce un libro di racconti si ricorda come quello della narrativa breve sia un genere che non vende. Questa raccolta è un tentativo di trascinare le vendite grazie all’argomento, o è più probabile che le persone si passino il libro non appena letto?
Proprio oggi un mio amico, editor di un importante casa editrice, vedendo la copertina degli Stonati mi ha detto: “Certo che questi della NEO sono coraggiosi a scrivercelo sopra”. Io gli ho risposto che la legalizzazione era il tema portante e lui mi ha detto: “No, non quello. Figurati! Intendevo la parola “racconti”.” Non ho un’opinione precisa sul perché i racconti vendono molto meno dei romanzi in Italia. E sì che da Boccaccio a Buzzati abbiamo anche una straordinaria tradizione in materia. Però sicuramente posso garantire che questa non è nata assolutamente come un’operazione commerciale. Il suo essere schierata potrebbe essere anche un handicap alle vendite, perché penso che questa raccolta di racconti potrebbe piacere anche a un lettore a favore del proibizionismo perché è scritta davvero bene, fa ridere, spaventa e fa riflettere. A prescindere da come uno la pensi.
Per scrivere questi racconti agli autori e alle autrici è stato fornito congruo materiale o hanno provveduto in autonomia?
Ho mandato la stessa breve mail a tutti gli autori. Poi con alcuni con cui avevo più confidenza ho parlato anche al telefono e ho proposto delle idee mie che potevano essere adatte al loro stile o alle storie che in genere scrivono. In realtà poi nessuno mi ha dato retta. È rimasta inutilizzata un’idea a cui tenevo molto. E che forse userò io prima o poi: una distopia ambientata in un presente alternativo in cui è illegale NON farsi le canne.
Qual è la condizione migliore in cui godere di questi racconti?
La totale lucidità necessaria a fare montare la giusta rabbia contro tutte le assurdità del regime proibizionista in cui viviamo.
Nel mondo scientifico anglosassone si parla da anni degli effetti terapeutici di sostanze psicotrope come, per esempio, l’LSD. A quando la prossima antologia?
Sai che me l’hanno già proposto in molti? Ma temo che per “Gli allucinati” ci sia ancora molto da aspettare.
Dal racconto Semi, di Federica De Paolis:
La nostra vita è diversa – è sempre una questione di semi, quelli che hanno fatto nascere i bambini, che ci hanno spinto a cambiare casa, per cui abbiamo preso una ragazza con noi, una tata nigeriana che mentre lavora, prega e canta. In un attimo ci siamo moltiplicati, la giornata è una somma di suoni gutturali, lo stridere di cucchiai e coltelli, la cena, una sediziosa adunata.
Restiamo ancorati a pochi spicchi di passato: i film a letto, il caffè lungo, la marijuana. Abbiamo perimetrato le zone d’azione, abbassato i consumi. Si fuma affacciati alla finestra della cucina, nel terrazzino, non ci si muove con l’erba addosso, non si viaggia più con uno spinello in tasca. Le leggi le faccio io. Si fuma la sera, quando i bambini sognano: abbiamo una scatolina di latta rossa, dove entrano anche le cartine, la teniamo dietro una fila di volumi Einaudi sulla seconda mensola della libreria – appena abbiamo girato la canna, la scatola sparisce. Ci droghiamo come quando eravamo adolescenti, in punta di piedi, sottovoce, nebulizzando l’aria con una colonia ai fiori di lino. Ci droghiamo come quando i nostri genitori erano in casa, non è cambiato nulla, solo che ora i genitori siamo noi ma è come se non ce ne rendessimo conto, è sempre all’ombra di qualcuno che scivoliamo con le dita a mischiare il tabacco, aspirando mentre i respiri evaporano erba.
ab, ottobre 2018
Edizione esaminata e brevi note
Alessio Romano è nato nel 1978 a Pescara. Ha studiato Lettere Moderne a Bologna e poi Tecniche della Narrazione alla Scuola Holden di Torino. A Roma si è laureato con una tesi su John Fante. Il suo primo romanzo Paradise for All (Fazi, 2005) è stato salutato come uno dei migliori debutti dell’anno e ripubblicato nel 2016 da Bompiani in una nuova edizione. Sempre per Bompiani ha pubblicato nel 2015 Solo sigari quando è festa.
AA VV, Gli stonati. Manifesto letterario per la legalizzazione della cannabis, a cura di Alessio Romano, Neo, 2017.
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