Se volessimo proporre un titolo alternativo ad un volume dedicato a Lévinas, o come sottotitolo a qualche sua opera, “La filosofia dopo la tragedia della seconda guerra mondiale”, credo risulterebbe proprio adatto. Ricordiamo che il filosofo di origine lituana, dopo l’invasione nazista della Francia fu prigioniero fino al termine della guerra. Fu proprio dopo il 1945 che Lévinas divenne protagonista nel circolo degli intellettuali che circondavano Jean Wahl, il fondatore del Collége Philosophique. In questo contesto Lévinas ebbe modo di precisare la sua idea filosofica, basata sull’etica dell’Altro e dell’etica come “prima filosofia”. Dal 1947 tenne quindi regolari conferenze al Collége Philosophique che il libro “Parola e silenzio” riproduce con uno spirito a dir poco filologico. Aggettivo che ci sta bene considerando che il volume riproduce – nel vero senso della parola – nove inediti originariamente presenti in pagine vergate a mano da Levinas e contenute in specifici faldoni: si tratta di “Parola e silenzio” (1948), Poteri e origine” (1949), “I Nutrimenti” (1950), “Gli Insegnamenti”(1950), “Lo Scritto e l’Orale” (1952), “Il Volere” (1955), “La Separazione” (1957), “Al di là del possibile” (1959), “La Metafora” (1962), dove le annotazioni dell’autore, le cancellature, sono evidenziate puntualmente nelle pagine dell’edizione Bompiani.
E’ probabile che questo lavoro certosino da parte dei curatori possa un po’ appesantire la lettura di testi di per sé impegnativi, ma non tanto da disincentivare gli appassionati di filosofia, e in particolare di Lévinas, che qui troveranno pane per i loro denti. In particolare si evidenzia tutta la critica al pensiero di Heiddeger (quindi il contesto post-bellico e i disastri causati dalla follia nazista qui si colgono in pieno), “rovesciando il primato ontologico in un primato etico”. In altri termini Lévinas ritiene più adatta ai tempi una filosofia che sia “conoscenza dell’amore” piuttosto che amore della conoscenza. Di conseguenza l’etica diventa un’entità indipendente dalla soggettività e la responsabilità come un elemento intrinseco al soggetto. Suggerimenti chiari che portano ad un’etica della responsabilità tale da precedere qualunque ricerca “oggettiva” della verità. Etica che giunge a considerare l’Uomo destinato a riconoscere subito, nell’incontro, visto come esperienza per eccellenza, l’inviolabilità e l’autonomia dell’Altro. Ogni uomo quindi dovrebbe istantaneamente riconoscere l’inviolabilità e l’autonomia dell’Altro. Potremmo continuare a lungo, non fosse altro che la pagine di Levinas si prestano ad essere definite con un aggettivo, forse non adattissimo per un testo filosofico, ma che fa capire qualcosa: dense.
Sono conferenze interpretabili come passi di avvicinamento ad una delle sue opere più compiute, “Totalité et Infini. Essai sur l’extériorité”(1961), e che mostrano una diversa possibilità filosofica rispetto la fenomenologia husserliana, l’ontologia fondamentale di Heidegger e l’esistenzialismo di Sartre e Merlau-Ponty. Concezioni nuove che – tra i tanti temi analizzati – investono la metafora, il linguaggio. Linguaggio che secondo Lévinas non sarebbe più un insieme di nomi che designano essenze di cose, atti e relazioni materializzati in un simbolo. Il linguaggio sarebbe quindi “un sistema nuovo rispetto a quello che si sarebbe voluto vedere nella struttura intenzionale del pensiero – in cui ogni pensiero è pensiero di qualcosa. Il linguaggio è il fatto che quanto è pensato, questo nucleo mirato significa, cioè è già oltrepassato nella sua fissità, è in quanto qualcos’altro – è di conseguenza metafora”. Ed inoltre: “è nella relazione con altri, nella relazione con colui a cui esprimo il significato che la metafora, la trascendenza metaforica, si riproduce assolutamente” (pag. 33).
Capite bene che Lévinas, nelle strette di una recensione, non si può raccontare, forse nemmeno a grandi linee. A fronte di una particolare e non gratuita complessità i riassunti non rendono proprio l’idea. Semmai è possibile dare conto di “Parola e silenzio” che, come anticipato, rappresenta un’opera riprodotta con particolare scrupolo filologico, ma anche un’introduzione alla filosofia dello studioso lituano. Se le dense e complesse pagine di “Parola e silenzio” potranno essere subito apprezzate da coloro che abbiano già avuto conoscenza di opere come “Etica e infinito”, “Il pensiero dell’altro”, “Alterità e trascendenza”, “Il messianismo”, parimenti coloro che fossero digiuni di letture particolarmente impegnative, potranno avvicinarsi ai testi di Lévinas grazie alla mediazione dei curatori, Rodolphe Calin e Catherine Chalier che, nell’ampia prefazione, sono riusciti a sintetizzare, senza banalizzare, i contenuti essenziali delle nove conferenze.
Edizione esaminata e brevi note
Emmanuel Lévinas è nato a Kovno (oggi Kaunas), in Lituania, il 12 gennaio 1906. Ha studiato nelle Università di Strasburgo e Friburgo in Brisgovia. Ha insegnato alla Scuola Normale Israelita Orientale di Parigi e, in seguito, all’Università di Poitiers, di Paris-Nanterre e alla Sorbona, dove è rimasto in qualità di emerito fino al 1979. È morto a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra le sue numerose opere (quasi tutte tradotte in più lingue) ricordiamo Totalité et Infini. Essai sur l’extériorité (1961) e Autrement qu’être ou au-delà de l’essence (1974). Bompiani ha pubblicato nel 2011 Quaderni di prigionia.
Emmanuel Lévinas, Parola e silenzio e altre conferenze inedite al Collège Philosophique, Bompiani (collana Overlook), Milano 2012, pag. 392
Luca Menichetti. Lankelot, ottobre 2012
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