Grazie alla prima traduzione italiana del “Max Stirner” di John Henry Mackay abbiamo potuto leggere non soltanto una biografia, da più parti considerata l’unica attendibile del filosofo tedesco, ma piuttosto un’opera che intende svelare la genialità di un autore colpevolmente dimenticato e sottovalutato. Mackay è ricordato anche come scrittore ma soprattutto nelle sue vesti di militante anarco-individualista e quindi è più che comprensibile sia stato conquistato dalla figura di uno Stirner, ammirato come coerente sostenitore di posizioni anti-stataliste, accompagnate da una particolare concezione di ateismo, di individualismo, di egoismo etico e di primordiale anarchismo. Mackay curò tre successive edizioni della sua opera su Max Stirner, alias Johann Caspar Schmidt (Bayreuth 1806 – Berlino 1856), pubblicate negli anni 1898, 1910, 1914. E’ quest’ultima che è stata tradotta dalla Bibliosofica di Roma e che in questo modo ha colmato una lacuna su di un libro spesso citato – e non potrebbe essere altrimenti visto che rappresenta una delle poche fonti certe sulla vita di Stirner – ma fino ad ora letto in lingua originale oppure conosciuto soltanto grazie alle citazioni di altri.
“Max Stirner. Vita e opere”, almeno nelle intenzioni dell’autore, ha voluto aprire “un velo più umano rispetto alla imponente bibliografia stirneriane, incentrata quasi esclusivamente su studi e ricerche di preminente carattere filosofico” (qui citiamo la quarta di copertina), ma è altrettanto vero che la particolarità dell’opera non sta soltanto nel fatto che è stata indagata la vita di un uomo, Stirner, altrimenti personaggio quanto mai oscuro e in qualche modo sopraffatto dalla sua stessa opera. Mackay ha dedicato molte pagine al racconto della genesi stessa del suo libro e proprio perché questo “Max Stirner. Vita e opere” non rappresenta soltanto una biografia ma probabilmente uno scritto con intenti programmatici, che intendeva mostrare la genialità di un filosofo fino ad ora sottovalutato e volutamente dimenticato anche a causa della malafede di coloro che non erano in grado di contrastare i suoi argomenti e la sua logica stringente. Non c’è da stupirsi quindi della ricorrente critica di “agiografia” riservata al libro dedicato a Stirner: anche il lettore di oggi, scorrendo alcune o molte pagine, potrebbe pensare di trovarsi alle prese con una sorta di panegirico. Pur riconoscendo che gli incontenibile entusiasmi dell’autore possano rappresentare l’autentico limite di una biografia che, col suo sforzo di ricerca, poteva altrimenti assumere formalmente un carattere scientifico ovvero inattaccabile dal lato dei fatti accertati, bisogna ammettere che molte delle pagine di Mackay si distinguono per una particolare precisione su aspetti che probabilmente potrebbero apparire secondari. Tanto per capirci diverse pagine del libro, tra prefazioni alle tre edizioni e “la storia del mio lavoro” sono dedicate appunto alla genesi dell’opera, raccontata in questi termini anche per far rilevare la difficoltà di reperire notizie su di un personaggio che, nei ricordi anche di chi poteva averlo conosciuto, sembrava dissolto nel nulla, senza eredi e senza amici. E forse anche per la scarsità di notizie comunque recuperate Mackay si è dilungato su aspetti quali genealogia ed anche la storia degli intellettuali, veri o presunti, che ad esempio frequentavano il cosiddetto circolo dei “Liberi”, ovvero le riunioni presso la birreria Hippel’s, dove incontrava Bruno Bauer ed altri esponenti della sinistra hegeliana. Nello stesso tempo Mackay ha chiaramente circoscritto i termini della sua opera: “Andrebbe al di là dell’ambito di questo libro e non è nelle mie intenzioni seguire l’influenza che la concezione del mondo di Max Stirner ha avuto fino ai giorni nostri e occuparmi della posizione che ha riconquistato. Questo dovrà senza dubbio essere fatto un giorno e lo sarà, anche se non da me” (pag. 40).
Anche se poi qualcosa in merito Mackay ha scritto, sempre con quell’entusiasmo che lo contraddistingue, al limite estremo del panegirico: “Stranamente però Stirner non trovò tra i suoi ammiratori nessun seguace vero, se si può usare questa parola. In fondo non c’era nessuno che avesse afferrato nel suo complesso il significato profondo della sua opera […] E presto fu dimenticata. Più l’anno della rivoluzione si avvicinava, più l’interesse di tutti era rivolto con la speranza alla soluzione drastica di tutti i dubbi, e quando il clamore delle armi divenne rumoroso, le voci che gridavano ancora forte vennero soffocate – per molto tempo ci fu silenzio” (pag. 139). Con uno stile colloquiale, per niente accademico, Mackay non si è limitato a rintracciare momenti della vita oscura di Johann Caspar Schmidt alias Max Stirner, ma inevitabilmente ha toccato i temi fondanti dell’opera del filosofo tedesco da “L’Unico e la sua proprietà “(1845), agli “Scritti minori e risposte ai critici dell’Unico” (1842-1847), fino alla “Storia della reazione” (2 voll., 1852): “Il suo coraggio è ineguagliabile e non si tira indietro davanti a nessun avversario. Non riconosce nessuna autorità sopra di lui. Perché niente è per lui sacro. Egli è più uno schernitore e un critico. E’il grande comico. E la sua risata si chiama liberazione” (pag. 159). Ed ancora, sempre con incontenibile entusiasmo: “Ciò che rende unici Max Stirner e la sua opera, non è la ricchezza del suo sapere, la precisione con cui lo utilizzava e il suo spirito, bensì ciò che solo un genio poteva fare: comprendere, grazie alla dote dell’intuizione, così bene il genere umano da divedere ciò che è importante da ciò che non lo è” (pag. 161). Una biografia probabilmente criticabile sotto diversi punti di vista, ma di sicuro anche un lettore moderno non potrà non rimanere colpito dalle pagine di Mackay non fosse altro per l’impegno profuso e la devozione dimostrata nei confronti di un pensatore estremo, “egoista cosciente”, ed anche personaggio dai contorni umani ancora così evanescenti e misteriosi.
Edizione esaminata e brevi note
John Henry Mackay, (Greenock 1864 – Charlottenburg 1933), scrittore tedesco di origine scozzese. Sue opere principali: Tempesta (raccolta di poesie, 1888), Gli anarchici (1891), Max Stirner (1898), I cercatori di libertà (1920).
Approfondimenti in rete:
http://www.filosofico.net/stirner.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Henry_Mackay
John Henry Mackay, Max Stirner. Vita e Opere, Bibliosofica, Roma 2013.Traduzione di Claudia Antonucci
Luca Menichetti. Lankelot, febbraio 2014
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