Ci sono tanti aspetti positivi di questo libro ma il migliore è forse il titolo, innanzitutto perché attira l’attenzione e in secondo luogo perché trova una bellissima spiegazione nella trama: si tratta infatti di un particolare sentimento che colpisce uno dei protagonisti, il giornalista di cronaca nera Marco Besana, ormai sulla soglia dei sessant’anni e della pensione, impaurito dalla nostalgia che pensa proverà del suo lavoro, dove il sangue è un elemento onnipresente.
Ad affiancarlo nel ruolo di protagonista c’è Ilaria Piatti, stagista della redazione ormai in scadenza di contratto, talmente poco popolare da essersi meritata il soprannome di “piattola”, si veste sempre in modo trasandato, è goffa e timida, da piccola ha subito un brutto trauma familiare ma ha un evidente talento per la cronaca nera che Besana intuisce fin da subito.
Il libro è ambientato ai giorni nostri e la trama gira intorno ad un presunto serial killer che agisce nella provincia bergamasca imitando il modus operandi di Vincenzo Verzeni: costui è considerato il primo assassino seriale italiano e venne studiato anche da Cesare Lombroso, il famoso criminologo che per quanto abbia contribuito alla moderna criminologia, bisogna ricordare che era anche un convinto sostenitore del darwinismo sociale, della fisiognomica e della frenologia.
Questi riferimenti storici, ampliati anche grazie e qualche capitolo in cui la scena si sposta indietro nel tempo così da farci assistere ai delitti e al processo di Verzeni, donano un’intrigante patina di realtà a tutta la narrazione. A questo contribuiscono anche le numerose nozioni di criminologia e di psicologia moderna che vengono fornite, segno di una buona conoscenza o quantomeno di un’attenta ricerca da parte dell’autore.
Quest’ultimo, Dario Correnti, al suo romanzo d’esordio, è solo uno pseudonimo dietro al quale pare ci siano un uomo ed una donna. Viste le divertenti descrizioni della redazione e dei suoi personaggi, degli aneddoti e dei suoi meccanismi interni sembra plausibile pensare che si tratti proprio di due giornalisti o comunque di persone che hanno avuto a che fare con questo mondo.
Lo spessore, inteso proprio come volume fisico, del libro potrebbe spaventare un potenziale lettore, sono infatti più di cinquecento pagine, ma l’impaginazione spaziosa e i caratteri grandi, uniti a capitoli brevi e ad una trama avvolgente sono un continuo invito a non interrompere la lettura e le pagine scorrono via veloci.
Molto ben assortita la coppia Besana-Piattola: il burbero giornalista la cui vita è recentemente andata a rotoli con un divorzio e un figlio ormai estraneo e la giovane stagista che vuole farsi strada in un mondo che però sta rapidamente morendo. Degna di nota è pure la ricostruzione della provincia: una sorta di landa desolata dove gli abitanti vivono seguendo la religione della “riservatezza”, paragonata molto argutamente all’omertà che invece spesso si può riscontrare più a sud. La narrazione porterà i protagonisti a scoprire sempre più dettagli su un caso complesso e dal finale inaspettato. Una storia di provincia, nata dalle sue problematiche e sviluppata all’ombra della “riservatezza”.
“Nostalgia del sangue” sta riscontrando un grande successo editoriale, presto verrà tradotto in quindici lingue e credo che sia una fama meritata. Ho letto con piacere questo thriller, mi ha spesso fatto sorridere, soprattutto nei dialoghi tra Besana e Piattola, mi ha appassionato più quanto mi aspettassi e l’ho terminato molto più velocemente di quel che avevo previsto. Lo consiglio ovviamente agli appassionati di thriller ma anche ai lettori meno assidui che hanno voglia di una storia accattivante e nostrana.
Edizione esaminata e brevi note
Dario Correnti è uno pseudonimo. Anzi, un doppio pseudonimo, perché nasconde due autori. Ancora prima di uscire in Italia Nostalgia del Sangue è diventato un caso editoriale internazionale, in corso di traduzione in quindici paese.
Dario Correnti, Nostalgia del Sangue, Milano, Giunti Editore, 2018
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