Tanti sanno chi sia Iqbal. Tanti altri, soprattutto i più giovani, non lo conoscono. E’ per questo che Francesco D’Adamo ha voluto dedicare un libro al piccolo eroe pakistano, un bambino divenuto simbolo della dura battaglia contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Intorno ai primi anni ’90 il nome di Iqbal Masih ha fatto il giro del mondo, la sua storia ha commosso e colpito l’opinione pubblica occidentale e la sua tragica fine ha indignato tutti coloro che avevano riconosciuto in Iqbal un esempio di rivalsa e di giustizia sociale.
Con “Storia di Iqbal” l’autore ha desiderato rivolgersi essenzialmente ai lettori adolescenti. Il linguaggio è lineare e molto comprensibile, la vicenda è affrontata con attenzione ma anche con la delicatezza che serve.
La voce narrante del libro è quella di Fatima, un personaggio inventato che D’Adamo elegge ad amica e confidente di Iqbal. Fatima, come altri bambini, è costretta a lavorare presso un laboratorio di tessitura di tappeti nei pressi di Lahore. Il “padrone” si chiama Hussein: “La fabbrica di tappeti era sotto le lamiere e ci faceva caldo d’estate e freddo d’inverno. Il lavoro cominciava mezz’ora prima dell’alba, quando la moglie del padrone scendeva in vestaglia e babbucce e attraversava il cortile…“. Alcuni dei piccoli tessitori sono incatenati al telaio, altri non hanno catene ma sono costretti a lavorare fino alla sera in condizioni di vera e propria schiavitù. La realtà è descritta da Francesco D’Adamo con qualche libertà narrativa ma è estremamente vicina alle effettive condizioni di lavoro di tanti bambini nel mondo.
Iqbal entra in scena poche pagine più tardi. E’ condotto lì dove sono gli altri piccoli sfruttati e viene piazzato davanti ad un telaio, obbligato ad annodare fili e a comporre il disegno che Hussein Khan gli assegna. Le mani dei bambini sono perfette per questo lavoro, le dita hanno le dimensioni giuste per infilarsi rapidamente tra le fibre e stringerle. Anche Iqbal, come tutti gli altri, è stato ceduto dai suoi genitori ad un padrone-sfruttatore affinché potesse ripagare, con il suo lavoro, i debiti contratti dalla famiglia. Un debito che, neanche a dirlo, non è destinato ad essere cancellato nonostante il tempo e la fatica.
Tra Fatima e Iqbal nasce un’amicizia speciale. I due bambini parlano nel buio, durante la notte e ricordano le loro vite precedenti, quelle in cui vivevano con i genitori e gli altri fratelli. Rievocano il tempo, che a loro appare ormai lontanissimo, in cui erano liberi di giocare e muoversi come volevano.
Fatima capisce che Iqbal è diverso dagli altri, ha un temperamento ribelle che lo induce presto a cercare una via di fuga. Il suo primo tentativo non dà i risultati sperati ma la seconda volta Iqbal riesce ad allontanarsi dalla fabbrica e, con un po’ di coraggio, denuncia e fa arrestare il suo padrone. Un gesto eclatante che dà il via ad una catena di episodi dello stesso tipo: tanti sfruttatori di bambini vengono scoperti e condotti in carcere.
La battaglia di Iqbal Masih si è protratta per alcuni anni. Il piccolo pakistano, vittima in prima persona della “mafia dei tappeti”, ha raccontato la sua vicenda in varie conferenze internazionali, accusando senza mezzi termini tutti coloro i quali annientano l’infanzia sfruttando i bambini nelle fabbriche di ogni genere e per i mestieri più pesanti.
Proprio per via delle sue denunce e per la scelta di mettersi contro un sistema diffusissimo, collaudato e profondamente radicato nella cultura di molti Paesi poveri, Iqbal è stato ucciso. Il 16 aprile del 1995, giorno di Pasqua, Iqbal fu colpito da alcuni proiettili esplosi dall’interno di una vettura con i vetri oscurati. Aveva solo 12 anni.
La vita di Iqbal continua, anche grazie a libri come questo, ad essere rievocata ed onorata in tutto il mondo. Il ricordo della sua battaglia, il coraggio delle sue parole e la forza che lo ha indotta a sfidare una macchina odiosa che non ha alcun rispetto per l’infanzia e che, tuttora, non è ancora stata smantellata.
Edizione esaminata e brevi note
Francesco D’Adamo è nato a Milano nel 1949. E’ scrittore, giornalista ed insegnante. Il suo esordio risale al 1999, anno in cui ha pubblicato “Lupo Omega”. Il libro “Storia di Iqbal”, del 2001, è stato tradotto e pubblicato anche negli USA ottenendo diversi ed importanti riconoscimenti. Tra le pubblicazioni di D’Adamo, per lo più dedicate al pubblico dei ragazzi, ricordiamo: “Mille pezzi al giorno”, “Bazar”, “Johnny il seminatore”, “Storia di Ouiah che era un leopardo”, “Storia di Ismael che ha attraversato il mare”, “Radio niente”.
Francesco D’Adamo, “Storia di Iqbal”, Edizioni EL, San Dorligo della Valle (Trieste), 2001.
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