“Il loro lavoro non possiede qualità durature, il loro pensiero è convenzionale e lo stile privo di raffinatezze. Sono popolari perché esprimono il pensiero popolare, e l’uomo comune è lusingato di trovarsi d’accordo con la gente che suppone distinta“. Questo lo spietato ma lucido commento di Joseph Conrad nei confronti di scrittori a lui contemporanei i quali, nonostante non possedessero quello che potremmo definire l’autentico genio letterario, erano amati dalla gente comune e vendevano moltissime copie dei loro romanzi. Tra di essi c’è anche Marie Corelli, scrittrice nota per i suoi atteggiamenti eccentrici che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 fu autrice di numerosi “best sellers”. Seppur snobbata sistematicamente dai critici del tempo, a lei si deve la pubblicazione di ben 31 titoli tra i quali proprio “Vendetta!”, per la prima volta in traduzione italiana grazie al lavoro della casa editrice romana Gargoyle Books. La prima edizione del romanzo apparve nel 1886 col titolo di “Vendetta – The story of one forgotten”.
Marie Corelli era amatissima e letta, al tempo, da personaggi illustri, prima tra tutti la stessa Regina Vittoria che adorava i suoi libri. Romanzi popolari in grado di raggiungere decine e decine di ristampe per migliaia di copie distribuite e vendute. Eppure, nonostante la grande popolarità in vita, della Corelli non è rimasto un segno evidente nella storia della letteratura. Solo negli ultimi anni gli studiosi sono tornati ad occuparsi di lei, prestando la dovuta attenzione al suo lavoro attraverso un approccio critico diverso che cerca essenzialmente di comprendere e valutare con maggior oggettività tutti gli aspetti della letteratura ottocentesca, anche quella meno raffinata e colta.
“Vendetta!” rientra nel genere tragico-sentimentale tanto caro alla Corelli. Un romanzo dalle atmosfere gotiche/noir che pone al centro della vicenda un imperdonabile tradimento. Siamo a Napoli (che Marie Corelli non ha mai visitato) nell’anno 1884. Sulla città si abbatte implacabile una violenta epidemia di colera. Il giovane aristocratico Fabio Romani cade fortuitamente vittima della malattia. E’ ritenuto morto e viene quindi sepolto, la sera stessa, nella lugubre cripta di famiglia. In realtà Fabio è vivo, riesce a scampare al suo destino di morte e a tornare a quella che credeva la donna della sua vita. Quando si avvicina alla sua bella villa, Fabio scopre che Nina, la sua bellissima moglie, si lascia già circondare dalle braccia di Guido Ferrari, pittore di scarso valore e suo migliore amico. In una sola notte il giovane aristocratico, la cui funesta esperienza ha imbiancato completamente i capelli, passa dalla morte fittizia ad una verità tragica: sua moglie lo ha sempre tradito. E’ per questo che l’uomo medita vendetta, una lenta, graduale, spietata tenaglia nella quale stritolare sia Guido che Nina.
La voce narrante di “Vendetta!” appartiene proprio a Fabio Romani, l’uomo straziato dal tradimento e disposto a tutto pur di farsi giustizia. Al centro delle riflessioni del nobile napoletano i suoi sentimenti lacerati e le tormentate accuse rivolte a sua moglie ma anche, di riflesso, a tutto il genere femminile. Le pagine sono impregnate di una misoginia tutt’altro che latente la quale, da un certo punto di vista, può sorprendere il lettore: affermazioni così dure e spietate contro le donne arrivano infatti da un’altra donna, la Corelli stessa. La scrittrice si limita, evidentemente, ad esaltare pregiudizi al tempo diffusi in vari strati sociali come il disprezzo nei confronti di quelle nobili signore che amano spudoratamente uno o più uomini pur essendo sposate e, per contrasto, conduce alla celebrazione del candore e della sincerità di donne più umili ma profondamente leali.
I luoghi comuni spuntano rigogliosi uno dopo l’altro e si assiste al trionfo della teatralità più evidente. Molte scene sembrano essere state trafugate dalla ribalta, descrizioni puntuali e fin troppo abbondanti di dettagli: enormi e traboccanti scenografie in cui i personaggi si muovono esattamente come attori su un palcoscenico assecondando un gusto per il patetico che dobbiamo immaginare particolarmente caro ai lettori britannici dell’800.
La suspance attira il lettore nel gorgo di pensieri ed azioni che porteranno, inevitabilmente, all’epilogo nel quale la rincorsa verso la vendetta riparatrice lascia il posto ad un vuoto ancora più tragico dell’odio.
Edizione esaminata e brevi note
Marie Mackay nacque a Londra nel 1855, figlia illegittima tra il giornalista, poeta e canzoniere scozzese Charles Mackay e Mary Elizabeth Mills, probabilmente governante dell’uomo. Marie studiò alcuni anni presso un collegio parigino e giunta all’età di trenta anni scelse di mutare il suo cognome in Corelli diffondendo la notizia che fosse discendente di un fantomatico conte italiano. I suoi primi romanzi furono “The romance of two words” e “Vendetta – The story of one forgotton” entrambi pubblicati nel 1886. In vita i libri della Corelli furono dei veri e propri best sellers e lei divenne una delle autrici più ammirate e seguite del tempo. I critici, però, le furono sempre piuttosto avversi perché giudicavano le sue opere troppo convenzionali e sentimentali. Marie Corelli visse buona parte della sua vita con l’amica Bertha Vyver e non si sposò mai. Dal 1901 le due donne vissero a Stratford-on-Avon, la città di Shakespeare, e lì sono sepolte, vicine.
Marie Corelli, “Vendetta!”, Gargoyle Books, Roma, 2011. Traduzione di Monica Meloni. Postfazione di Carlo Pagetti.
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