Simone Simonini è il protagonista de “Il cimitero di Praga”. Unico personaggio inventato di una serie piuttosto corposa di personaggi realmente esistiti. Simone Simonini è un uomo che racchiude in sé alcuni dei difetti più insopportabili del genere umano: misogino, xenofobo, antisemita, qualunquista, opportunista, ipocrita, traditore, assassino, falsario di professione e falso per indole. La sua personalità è quasi odiosa eppure riesce, proprio per essere la summa di tante irritanti “alterazioni”, a diventare a tratti persino divertente.
L’obiettivo vitale di Simonini, piemontese di nascita ma parigino per costrizione, è quello di portare agli occhi del mondo il grande “complotto universale” ordito dagli ebrei ai danni dei non ebrei. Eppure Simonini di ebrei non ne ha mai visti né conosciuti, eccezion fatta per una bambina che, in quel di Torino, quando era un goffo e schivo ragazzino, lo derise allontanandolo da sé. La sua essenza antisemita deriva infatti da un’eredità di famiglia: suo nonno, reazionario e conservatore, lo ha cresciuto raccontandogli le malefatte secolari portate avanti dagli ebrei. E lui, fondando il suo odio tutto mentale e tutto teorico nei confronti di questo popolo, è convinto di dover portare avanti il progetto di smascheramento che suo nonno aveva appena abbozzato.
“Il cimitero di Praga” è un diario che parte dal 24 marzo 1897 e si conclude il 20 dicembre 1898. Al suo interno troviamo ben tre voci narranti (o scriventi): quella di Simonini, quella dell’abate Dalla Piccola e quella del narratore. Il presente e il passato di Simonini si mescolano in questa pluralità di voci che, alla fine, convergono tutte verso un unico centro. Alle sue vicende personali si combinano accadimenti storici diversi e fondamentali che vanno dalla spedizione dei Mille alle imprese dei Carbonari; dalla Comune di Parigi all’affare Dreyfus; dall’avvento della psicanalisi al presentarsi delle tesi marxiste. E in molti di questi eventi la presenza e l’azione del nostro Simonini risulta dinamica e rilevante, implicato come è in una serie di affari, più o meno loschi, con alcuni misteriosi e pericolosi individui del tempo.
E quello che Simonini fa, come spiega lo scrittore, è stato fatto davvero. Probabilmente da autori diversi, ma la storia è andata proprio come Eco ce la racconta. Servizi segreti, spie e controspie, millantatori, indemoniati, religiosi fasulli e inventori di fantasmagoriche storie poi ritrattate e smentite per puro tornaconto economico: in questo corposo ed avvincente romanzo si trova davvero di tutto con l’accortezza, molto intrigante, di aver arricchito le pagine del libro con una serie di illustrazioni d’epoca (quasi tutte appartenenti alla collezione privata dell’appassionato bibliofilo Umberto Eco) come si conviene ad un feuilleton ottocentesco.
L’opera che sta più a cuore a Simonini, a cui lavora per anni, cercando la perfezione, è quel documento che serve a distruggere gli ebrei. Il resoconto del piano, architettato proprio nel cimitero ebraico di Praga, durante una macabra riunione di rabbini che si alleano e discutono delle più opportune azioni da compiere per dominare il mondo e sottometterlo al loro potere. Materiale palesemente inventato, generato dal plagio più o meno astuto di storielle già esistenti, di leggende raccontate nei secoli nelle forme più disparate. Ma è proprio dal documento che Simonini viene elaborando secondo la sua inventiva, arricchendolo a piacere in base alle convenienze del momento, che vengono poi tratti i cosiddetti “Protocolli dei Savi di Sion“, un testo antisemita che, seppur diffuso come opera apocrifa, ha fatto da base alla propaganda novecentesca contro gli ebrei. Ritenuto veritiero persino da Hitler che nel suo Mein Kampf scrive: “Come l’esistenza di questo popolo poggi su una continua menzogna, appare nei famosi Protocolli dei Savi di Sion. Essi si fondano su una falsificazione, piagnucola ogni settimana la Frankfurter Zeitung: e in ciò sta la miglior prova che sono veri… Quando tutto questo libro diventerà patrimonio comune di tutto il popolo, il pericolo ebraico potrà considerarsi eliminato“.
Il “gioco” letterario messo in atto da Eco si svolge su vari piani, ed è una delle qualità più interessanti di questo romanzo. I colpi di scena sono costanti perché la verità è sempre inscindibilmente legata alla sua falsificazione ed è spontaneo riflettere su quali magheggi e su quante cospirazioni sia nato anche il nostro stesso Paese la cui unità, quest’anno, festeggiamo per la 150esima volta. Simonini è uno strumento utile a descrivere realtà storiche nemmeno troppo lontane da noi, oltre ad essere un individuo che ha una inquietante e notevole somiglianza con vari personaggi contemporanei che continuano a fare oggi (con altri strumenti, con altre parole o contro altri “nemici”) quello che è sempre stato fatto in passato.
Edizione esaminata e brevi note
Umberto Eco è nato ad Alessandria nel gennaio del 1932. Si è laureato in filosofia nel 1954 e, pur non trascurando mai tale disciplina, si è avvicinato poco dopo anche alla semiotica. E’ autore di numerosi saggi di filosofia, semiotica, linguistica ed estetica medievale, ma ha all’attivo anche una discreta serie di romanzi. Ha lavorato per qualche tempo in Rai. Dal 1959 al 1975 è stato condirettore editoriale della Bompiani oltre ad aver collaborato alla fondazione de “L’Espresso” e a vari altri giornali e quotidiani italiani. La sua carriera accademica ha avuto inizio nel 1961. Il suo primo romanzo è “Il nome della rosa” (1980) a cui hanno fatto seguito: “Il pendolo di Foucault”, “L’isola dei giorno prima”, “Baudolino”, “La misteriosa fiamma della regina Loana” e “Il cimitero di Praga”.
Umberto Eco, “Il cimitero di Praga”, Bompiani, Milano, 2010.
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