Harry Bernstein è nato nel 1910. “Il muro invisibile” è il suo primo romanzo, terminato nel 2004 e pubblicato, per la prima volta, nel 2006. Questo significa che Bernstein, pur avendo praticato a lungo l’arte della scrittura (è stato freelance, articolista e redattore), ha debuttato nel mondo della narrativa alla veneranda età di 94 anni.
Il muro citato nel titolo è invisibile perché fatto di pregiudizi, rancori, incomprensioni e fondamentalismi, un muro che, seppur non percepibile alla vista, è forse più impenetrabile di quanto possa essere uno fatto di calce e mattoni. Il muro invisibile di cui parla Bernstein sorge lungo una strada, una delle tante strade di un quartiere operaio del Lancashire, nel nord dell’Inghilterra, e serve a separare gli ebrei dai cristiani, “noi” e “loro”, scrive Bernstein: “Quello che avevamo lì era un ghetto in miniatura”.
Famiglie ebree da un parte della strada, famiglie cristiane dall’altra. Siamo agli inizi del ‘900 e Bernstein inizia la sua narrazione partendo dai primi ricordi di infanzia. Descrive con semplicità ed intensità le persone che componevano la sua famiglia, soffermandosi ampiamente su sua madre (alla quale il libro è dedicato), una figura che svetta sulle altre e che riempie le pagine del libro ma, evidentemente, anche la memoria di Harry. La donna, un’ebrea polacca senza famiglia, è giunta in Inghilterra da ragazzina. Suo marito, il padre di Harry, è un uomo rancoroso, chiuso e violento. Trascorre le sue giornate nella sartoria dove lavora la maggior parte degli ebrei del luogo, rientra a casa solo per divorare il suo pasto e si affretta ad uscire ogni sera per recarsi al pub dove sperpera tutta la sua paga e dal quale fa ritorno tardi e regolarmente ubriaco: “Era un uomo strano, diverso dagli altri uomini ebrei, che di rado bevevano, giocavano o imprecavano, come, invece, faceva lui. Stava in casa nostra come un pensionante. Andava e veniva. Era grande e grosso, cupo e scontroso”.
La vita dei cinque fratelli Bernstein, ai quali più tardi si unirà l’ultimo arrivato Sidney, vista la regolare indifferenza paterna, ruota prevalentemente attorno alla figura della madre, una donna che cerca di tirare avanti grazie a qualche espediente e a un’incrollabile speranza nel futuro: “Il suo desiderio più grande era quello di andare in America, dove aveva alcuni parenti ai quali scriveva molto spesso. Lei non sapeva scrivere, ma aveva uno di noi che scriveva per lei sotto dettatura, e chiedeva sempre la stessa cosa – i biglietti della nave per tutti noi…”.
La strada diventa un microcosmo in cui il piccolo Harry, o ‘arry come si pronuncia nella lingua dei poveri del quartiere, inizia a fare le prime esperienze umane e di amicizia, testimone di piccoli e grandi conflitti che vedono coinvolti cristiani ed ebrei. L’antisemitismo, seppur non ancora esploso in tutta l’atroce violenza che l’Europa e il mondo conosceranno con il nazismo, serpeggia subdolamente in tutti gli ambienti: a scuola, per strada, nei negozi, sui bus. Harry e gli altri sono spesso oggetto di insulti e di scherno, provocazioni dalle quali cercano di sfuggire senza attaccar briga.
Lily, la sorella maggiore di Harry, è un’altra delle figure importanti de “Il muro invisibile”. Una ragazza bella ed intelligente che però si macchia di una colpa incancellabile: è innamorata di Arthur, un ragazzo cristiano che vive in una delle case dell’altra parte del “muro”. Un affetto che viene immediatamente avversato e disconosciuto ma che, nonostante le difficoltà, matura nel tempo e si rafforza, superando persino la tragedia della Prima Guerra Mondiale che chiama a sé alcuni degli abitanti della strada. Lily ed Arthur, come due novelli Giulietta e Romeo, vanno avanti convinti dei loro sentimenti pur sapendo quanto sia complicato per le loro rispettive famiglie approvare quell’unione. Nonostante un conflitto, nonostante i lutti, nonostante la Storia proceda spedita, nella piccola strada del quartiere operaio del Lancashire, le coscienze non mutano affatto: tra cristiani ed ebrei quella barriera di avversione e diffidenza resta esattamente ciò che è sempre stata.
“Il muro invisibile” altro non è che il racconto della prima parte della vita di Harry Bernstein, quella porzione di esistenza che lo scrittore ha trascorso in Inghilterra e che si è interrotta nel 1922 quando tutta la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti. Una lettura molto scorrevole, una storia ricca di atmosfere d’altri tempi, di episodi semplici ma significativi. La nostalgia è il sentimento che, più di tutti, trapela da queste pagine, una mescolanza di immagini, persone, sensazioni e ricordi fissati nella memoria di un uomo che raccoglie con infinito amore le luci e le ombre del suo passato e le trasporta in un romanzo commovente, delicato e coinvolgente.
Edizione esaminata e brevi note
Harry Bernstein, “Il muro invisibile”, Piemme, Milano, 2009. Traduzione di Caterina Lenzi. Titolo originale: “The invisible wall”.
Follow Us