“… infatti, ve lo ridico, il mio non è solo un giallo ma un memoriale giallo, ovvero una storia di maturazione con in mezzo della sàspens, più che un giallo un bildungsroman, che bella questa parola me l’ha insegnata il dottor Cesenatico grande amante del bildungsroman“.
A parlare o, meglio, a scrivere o, meglio, a tentare di scrivere è Viller Maurizzi, voce narrante/sognante del primo romanzo di Nicola Bonazzi. Viller è un giovane uomo che, un po’ come lo Zeno di sveviana memoria, è invitato a scrivere, a mo’ di soluzione terapeutica, dallo psicologo che lo ha in cura (il dott. Cesenatico di cui sopra). Viller si chiama Viller in omaggio a Tex, il fumetto di cui suo padre, o papino, era gran estimatore. E va pur detto che questo personaggio, ma forse l’intera vicenda, radici fumettistiche le ha e le trasmette. Viller sa di avere un cervello bambino, ed è chiaro fin dalle prime righe del libro. Un libro che, in generale, nel suo intero procedere, si incentra, ma non si concentra, sulle questioni erotiche, peccaminose e goderecce del protagonista. Il sogno, o “insonnio” come lui lo chiama, occupa discreta parte del memoriale tanto che, di tanto in tanto, si ha qualche difficoltà a capire se i resoconti di Viller appartengano al mondo reale o al regno della sua immaginifica mente.
Viller vive con mammina e lavora nella “Maurizzi Investighescion“, l’agenzia investigativa fondata da suo padre. Il giallo inizia proprio da qui: un bel giorno Viller viene reclutato dall’illustrissimo cavaliere presidente dottor eccellenzaPrebendario “da più di quarant’anni specializzato in articoli religiosi, una catena di negozi in tutta Italia, fornitore ufficiale del Vaticano non so se mi spiego“. Ebbene, Prebendario (pseudonimo di Conficconi), introdotto dal factotum Carolo (con la o), chiede a Viller di recuperare a tutti i costi “Corpi freneticamente dinamici“, film notevolmente spinto interpretato da quella magnifica ed avvenente fanciulla divenuta la sua signora la quale, prima di maritarsi e di ribattezzarsi (in segno di contrizione e ravvedimento) Addolorata, si era resa protagonista di qualche leggerezza di troppo. Il marito “chiesaiolo” aveva provveduto a ritirare dal mercato tutte le copie esistenti tranne una: a Viller il compito di rintracciarla e restituirla.
La caccia alla piccante produzione filmica del nostro buon Viller ha inizio e, neanche a dirlo, l’indagine si trasforma in una sequela di accadimenti piuttosto bislacchi che portano l’investigatore a vivere avventure surreali e grottesche di cui è un po’ vittima e un po’ creatore. Tra una catastrofe e un salvamento, quella di Viller sembra una discesa in una strana versione degli inferi danteschi, in cui gli capita persino di incappare in una coppia di scaltri profittatori tanto somigliante a quella del Gatto e la Volpe del noto Pinocchio. L’ingresso nella Città Gaudiosa, invece, avviene grazie al ricco nano Onfalo, “iposomico ed iperdentuto” proprietario della nota Lumen, “azienda lìder nel settore autosufficiente e sintetico […] Perché il sesso con feticci e affini è l’ultima più importante frontiera in materia di erotismo autosufficiente: sesso inodore e insapore, ovvero sesso democratico…“. Quello di Viller Maurizzi, in fin dei conti, è un viaggio verso la redenzione, un bildungsroman in piena regola, seppur allestito in maniera spiritosa, disarmante ed eccentrica.
“Ninnaò” di certo non annoia. Le trovate linguistiche di Bonazzi rappresentano il punto di forza del romanzo. La lingua di Viller è una mescolanza irriverente e scoppiettante di parole in libertà, di costrutti bizzarri, di manipolazioni ortografiche e di arabeschi grammaticali sorprendenti. La narrazione è costellata da svariati incisi ai quali il protagonista ricorre per raccontare quello che vuole e quando vuole, proprio come farebbe un bambino, e non mancano spruzzate di sano dialetto emiliano (Nicola Bonazzi è un bolognese doc!).
I personaggi che popolano “Ninnaò” rispondono perfettamente alla logica del “nomen omen”. Ognuno di loro porta insito nel proprio nome il proprio destino o, quanto meno, la sua caratteristica “comica” predominante. Inoltre non è complicato comprendere che alcuni di loro non sono altro che delle amene caricature o delle parodie (di nuovo tratteggiate come fumetti) di personaggi politici a noi ben noti.
Edizione esaminata e brevi note
Nicola Bonazzi è nato a Bologna. “Ninnaò” è il suo primo romanzo. Ha iniziato ad occuparsi di teatro nel 1991. Ha scritto diversi testi teatrali: “Italiani Cìncali” (2003), “La Turnata” (2005), “Liberata” (2006), “Eden” (2009). E’ regista e drammaturgo della Compagnia Teatro dell’Argine. Collabora con il Dipartimento di Italianistica dell’Universit・ di Bologna.
Nicola Bonazzi, “Ninnaò”, Archetipolibri, Bologna, 2010.
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