Storie strane, assolute, dal retrogusto apocalittico e talmente assurde da sembrare vere, fascinosamente agghiaccianti e perversamente ipnotiche tanto da non lasciare il lettore tranquillo tra le pause, più o meno lunghe, della lettura. Tutto questo è Murakami: mondi apparentemente lontani che progressivamente si congiungono per il volere di un destino sovente beffardo, cinico, doloroso, non proprio incline al lieto fine; o meglio, non proprio orientato a definire una fine, quale che sia. Anche 1Q84, nuova voluminosa fatica letteraria del Nostro, non sfugge a queste regole, alla capacità e alla voglia di Murakami di costruire mondi su mondi, dimensioni che si sovrappongono e si ribaltano con impressionante naturalezza; non sfugge all’assunto delle anime destinate a incontrarsi ma quasi mai a corrispondersi in questo spazio e in questo tempo, prigioniere delle leggi di altri e più che mai nebulosi universi. Anche 1Q84 restituisce personaggi unici, descritti magistralmente e indagati nei loro recessi profondi, nel loro antro oscuro, svelando la loro forza e il loro limite, fino a rubar loro ogni pensiero più recondito, ogni più intimo segreto.
Aomane è spietata e fragile. È un killer che, in minigonna e tacchi a spillo, con una tecnica micidiale e impalpabile, vendica le donne che subiscono violenze dagli uomini. Tengo è un ghost writer che deve riscrivere un libro dal potere magnetico elaborato in forma infantile da una adolescente dal passato inquietante. Tengo e Aomane vivono vite distinte e distanti, all’interno di una Tokio in cui, improvvisamente, il cielo partorisce due lune. Soltanto Aomane sembra però vederle. Due lune che legano indissolubilmente Tengo e Aomane, i quali conservano un prezioso ricordo infantile comune, l’unica luce di una fanciullezza vissuta male, sostenuta da un sentimento improvviso e folgorante che sopravvive a dispetto del tempo. Sono passati 20 anni da allora, e Tengo e Aomane, ora trentenni, si ritrovano protagonisti di una storia pericolosa che li vede coinvolti quasi tragicamente, inconsapevoli l’uno dell’altro: un amore a cavallo tra due universi, destinato probabilmente a non sublimarsi.
Spesso il grande letterato giapponese si era spinto sul confine e oltre, oltrepassando la soglia logico-razionale o perforando idealmente la dimensione conosciuta attraverso stratagemmi affascinanti e narrativamente credibili; ma mai come nel caso di 1Q84 la componente karmica (o di destino, fate voi) sulle vite dei protagonisti è così ineluttabile e dirimente per l’economia del racconto. Una storia coinvolgente e al contempo inquietante, sin dalle prime battute: nonostante le oltre 700 pagine 1Q84 non ha bisogno di lunghe introduzioni né di marcare all’eccesso i personaggi, come in altre occasioni era accaduto in opere dello scrittore nipponico. La vicenda si snoda con sorprendente linearità, considerato l’autore, solitamente abile incantatore e tessitore di fini rompicapi. Sia chiaro, il romanzo è lineare per quanto può esserlo Murakami, comunque ricco di trame e sottotrame, di personaggi curiosi e dissonanti, di ambientazioni surreali e di fatti, pur terreni e determinabili, che sembrano trascendere qualsiasi dimensione razionale. Se si ama questo romanziere, il metodo con cui riesce a trasportarci nelle storie è assolutamente magnetico ed è davvero difficile fargli opposizione, tanto che non ci si accorge del tempo che scorre. In 1Q84, come nel caso dell’Uccello giraviti, Murakami però va oltre l’artificio ipnotico, oltre la consueta dose d’oppio letterario riservata al lettore amante e partorisce una storia umana molto umana, dolorosa e malinconica, respirabile anche da chi è poco avvezzo a ciò che sfugge all’immediata comprensione, alle molteplici dimensioni e ai mondi paralleli.
Senza svelarvi troppo altro, è giusto farvi sapere che questo è un romanzo che mescola mistero, dramma, eros e sentimento con disarmante naturalezza, con invidiabile capacità descrittiva, con un’attenzione alla definizione della psicologia dei personaggi che conferma Murakami nell’Olimpo della letteratura mondiale contemporanea. Una solida struttura narrativa – avvalorata, nel nostro caso, dalla consueta ottima traduzione di Giorgio Amitrano – che consente al letterato giapponese di far emergere senza difficoltà, dalle pieghe del romanzo, i veri motivi della storia: la solitudine degli esseri umani, l’impossibilità di corrispondersi determinata da qualcosa o qualcuno che ci trascende, la conseguente ineluttabilità del destino. Un karma scritto più che avverso, i cui nodi intrecciati si possono sciogliere solo in un universo oscuro agli occhi della ragione, se non addirittura inconoscibile. Questa dimensione, quella del nostro spazio-tempo, sembra rivelarci Murakami attraverso le sue storie, non è quella in cui possiamo veramente trovarci, né tanto meno vivere felici.
“Anno 1Q84 è il nome che ho assegnato a questo mondo. Ci sono entrata circa sei mesi fa e adesso sto cercando di uscirne. Ci sono entrata senza uno scopo e sto per uscirne, questa volta, con uno scopo. Anche dopo che me ne sarò andata, Tengo resterà qui. Che mondo diventerà per lui, naturalmente non sono in grado di saperlo. Non avrò modo di accertarlo. Ma non importa. Morirò per lui. Non sono riuscita a vivere per me stessa. Questa possibilità mi è stata sottratta dall’inizio. Ma in compenso potrò morire per lui. Va bene così. E morirò sorridendo. Non è una bugia”. (p.679)
Federico Magi, aprile 2012.
Edizione esaminata e brevi note
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