Il titolo originale di questo libro è: “The city of your final destination”. Adelphi ha optato per “Quella sera dorata”. Parole di Elizabeth Bishop, poste prima dell’inizio della seconda parte del romanzo di Cameron.
Un testo tutto sommato molto semplice, molto lineare e, per certi versi, molto prevedibile. Non ci sono grandi motivi al suo interno né particolare intensità. Una storia infarcita di numerosi dialoghi ma comunque mai realmente coinvolgente o approfondita come ci si aspetterebbe.
Il protagonista è Omar Razaghi, un giovane iraniano-canadese dottorando in lettere presso un’Università del Kansas. Vorrebbe scrivere la biografia di Jules Gund, autore semi sconosciuto che ha pubblicato un unico libro: “La gondola”. Ma prima di iniziare a lavorare Omar avrebbe bisogno dell’autorizzazione unanime degli eredi di Gund, che si è suicidato qualche anno prima. Non riuscendo ad ottenerla si reca in Uruguay, il paese in cui lo scrittore defunto viveva, per cercare di convincere i familiari ad accettare che lui realizzi la biografia. Lì conosce Arden e Porzia, rispettivamente l’amante e la figlia di Gund; Caroline, la moglie francese, pittrice fallita dalla personalità complessa e bizzarra; Adam, il fratello, un uomo ormai anziano, cinico e spietatamente ironico e Pete, il giovane compagno di Adam.
Omar è un po’ goffo ed insicuro. Costantemente succube di una fidanzata piuttosto intraprendente e determinata. Il suo viaggio in Uruguay diventa quasi un’iniziazione. Deve affrontare da solo gli strani abitanti di Ochos Ríos, le loro convinzioni e le loro paranoie. In ogni caso Omar raggiunge l’obiettivo che si era preposto, ma il suo successo viene funestato da un piccolo incidente che, a seguito di uno choc anafilattico, lo riduce al coma. Tutto si risolve e culmina in un happy end decisamente mieloso e molto americano.
Si ha la sensazione che Cameron dovesse scrivere una storia, qualunque storia. Ho pensato (malignamente, lo ammetto!) che l’autore dovesse rispettare una scadenza imposta dall’editore e che abbia svolto a meraviglia il suo compito. Ha presentato questo romanzo entro il termine stabilito e lo ha dato alle stampe. Forse è per questo che manca di passione autentica e di una creazione narrativa che possa far rintracciare segni di letteratura vera. L’impianto narrativo non è particolarmente accurato, i personaggi sono abbandonati a loro stessi e ai loro dialoghi da cui, semplicemente, non scaturisce quasi nulla.
volte sembra che Cameron voglia avvicinarsi allo stile dei grandi autori e delle grandi autrici ottocentesche, ma il suo tentativo è piuttosto debole e poco convinto. La trama non è sufficientemente complessa e la cura dei dettagli, degli ambienti e delle figure che si muovono al loro interno, rimane piuttosto approssimativa e frettolosa.
Può indubbiamente piacere, “Quella sera dorata”, soprattutto a chi si ferma ad una lettura di superficie, a chi non pretende che un libro debba dire qualcosa o lasciare una piccola traccia di sé.
Edizione esaminata e brevi note
Peter Cameron è nato a Pompton Plains, New Jersey, nel 1959. Ha vissuto a Londra dove ha frequentato l’American School. Si è poi laureato in Letteratura Inglese presso l’Hamilton College, nello stato di New York, nel 1982. L’anno successivo il magazine “The New Yorker” ha pubblicato una decina di sue storie poi confluite nel primo libro: “One way or another” pubblicato nel 1986 da Harper & Row che, nel 1991, si occupa anche del secondo libro: “Far-flung”, un’altra raccolta di racconti. A lui si devono diversi romanzi, pubblicati anche in Italia: “In un modo o nell’altro” (Rizzoli, 1987); “Quella sera dorata” (Adelphi, 2006); “Un giorno questo dolore ti servirà” (Adelphi, 2007); “Paura della matematica” (Adelphi, 2008). Cameron vive attualmente a New York, nel Greenwich Village, East Street.
Peter Cameron, “Quella sera dorata”, Adelphi, Milano, 2009. Traduzione di Alberto Rossatti.
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