Tra le tante categorie di lettori che possono decretare o meno il successo di un libro, sono convinto sia capitale la differenza tra i “puristi” e coloro che hanno un approccio più eclettico, meno condizionato dai generi. E’ quindi probabile che nell’ormai lontano 1983, quando negli Stati Uniti fu pubblicata la prima edizione di “Armageddon Rag” senza ricevere il riscontro sperato, malgrado il romanzo fosse stato nominato per il Locus Award e ilWorld Fantasy Awards, abbiano prevalso il lettori “puristi”, poco propensi ad apprezzare un’opera che si divide tra romanzo generazionale e thriller arricchito da suggestioni soprannaturali, mistiche, horror e sataniche. Altrettanto probabile che un lettore contemporaneo, soprattutto quello che si rivolge alle edizioni Gargoyle, come già scritto più volte, da tempo impegnata ad esplorare tutte le varie declinazioni del genere horror e fantasy, potrà avere altra considerazione del romanzo di George R. R. Martin. Intendiamoci, Armageddon Rag non è un capolavoro, malgrado al tempo abbia suscitato l’entusiasmo di Stephen King (“Il miglior romanzo che abbia mai letto sulla cultura musicale pop dell’America degli anni Sessanta”) e di Timothy Leary (“scritto in modo magnifico. Non riuscivo a smettere di leggere”). Sicuramente le tante descrizioni oniriche aggiungono poco all’economia del racconto e semmai rischiano di appesantire una vicenda che pure vive di suggestioni irrazionali; ma possiamo comprendere l’apprezzamento di un Leary, già attivista nel campo delle droghe psichedeliche, se solo consideriamo che il romanzo di George R. R. Martin racconta un mondo underground molto ben conosciuto dallo psicologo-guru americano.
Protagonista di “Armageddon Rag” è infatti Sandy Blair, uno scrittore in crisi di ispirazione e ormai ingrigito in un tran tran poco gratificante, con un curriculum, in parte rinnegato, di attivista sessantottino in ambienti underground e rivoluzionari, legato ad una concezione di musica rock come strumento di riscatto sociale e generazionale. Ma qualcosa gli cambierà la vita e lo porterà a confrontarsi ancora una volta con i fantasmi del passato: Jared Patterson, il cinico direttore della rivista Hedgehog, alla quale Blair aveva collaborato prima di venire licenziato anni prima, si rià vivo e gli chiede un articolo su uno spaventoso omicidio di cui è rimasto vittima l’ex promoter dei Nazgùl, Jamie Lynch; al quale è stato strappato il cuore. I Nazgùl erano un gruppo rock simbolo degli anni Sessanta, che si erano sciolti dopo che il loro leader, l’albino Patrick Henry Hobbins, fu ucciso da un colpo di fucile durante un concerto.
Sandy Blair, volendo indagare sugli omicidi, inizia così un lungo viaggio per incontrare i superstiti del gruppo, ormai tutti in disarmo, e nel contempo ritrova i personaggi, amici e amanti, che lo avevano accompagnato in quel periodo fatto di droghe, rock e cultura hippy. Il viaggio pian piano diventa una resa dei conti con i suoi ricordi ed ossessioni, in realtà sempre presenti nella forma più inquietante e misteriosa, mentre il gruppo dei Nazgûl viene indotto a tornare sul palco, con l’aggiunta di un sosia di Hobbins che, dalla costruzione artificiale a suon di interventi estetici, pare pian piano concretizzarsi come posseduto dal cantante ucciso anni prima.
Un epilogo che si chiama armageddon, proprio come la canzone “Armageddon Rag” dei Nazgûl, nell’ evocare i misteri demoniaci legati alla fine di Hobbins e di Lynch, pare davvero alle porte e sarà solo con un colpo di scena finale, svelando la reale natura di alcune persone, che le cose in parte torneranno ad assumere dei connotati di razionalità. George R. R. Martin col suo romanzo non si è quindi limitato ad imbastire un thriller con suggestioni demoniache (da notare quel nome Sandy, così femminile, e quel Blair che pare evocare la Linda Blair protagonista dell’Esorcista). Ha descritto, forse nemmeno con spirito troppo benevolo, le macerie della controcultura rock degli anni sessanta, tanto apprezzabile fin tanto si trattava di musica, ma inquietante quando- lo leggiamo con le vicende tristi del protagonista e dei suoi ex compagni – gli effetti volevano dire droga, relazioni sessuali aperte e destinate a finire malamente (Blair e la sua gelida compagna Sharon), carriere spezzate, emarginazione sociale. Sarà poi il potere della musica, quella genuina e priva dei condizionamenti commerciali anni ’80, a far tornare un minimo di serenità e razionalità nella vita del gruppo e dello scrittore. Salvo aver dovuto percorrere tutte quelle inquietudini, paure, follie rivoluzionarie e sataniste che George R. R. Martin ha raccontato nelle pagine di “Armageddon Rag”.
Edizione esaminata e brevi note
George R.R. Martin (1948) è uno scrittore statunitense specializzato in fantasy e fantascienza. Oltre a essere uno scrittore, Martin è produttore, sceneggiatore cinematografico e di fumetti. Le sue opere sono state tradotte in tedesco, francese, italiano, spagnolo, svedese, olandese, giapponese, portoghese, croato, russo, polacco, ungherese e finlandese. Della sua vastissima produzione ricordiamo “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, “Il battello del delirio” (Gargoyle 2010), “Armageddon Rag”.
George R. R. Martin, Armageddon Rag, (traduzione di Benedetta Tavani), Gargoyle, collana Gargoyle Extra, Roma 2013, pag. 478, euro 16,50.
Luca Menichetti. Lankelot, febbraio 2013
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