Una pièce teatrale. Due soli personaggi ed un abile, intrigante gioco di identità. Perché, come Vargas Llosa vuole farci intendere, chiunque può essere chiunque e, soprattutto, chiunque può immaginare di essere chiunque.
Londra. Prestigioso hotel cittadino. Chisaps, un ricco uomo d’affari peruviano, è nella sua stanza. Apre la porta ad una donna. Lei è Raquel. Dice di essere la sorella di Pirulo Saavedra. Una donna piacente ed affascinante che giunge improvvisamente: Ho visto sul Financial Times che eri qui, per questa riunione. E all’improvviso ho avuto voglia di vederti, di ascoltare la tua voce.
Chispas e Pirulo erano stati grandissimi amici. Si erano conosciuti a scuola, a Miraflores, e per anni avevano condiviso la loro vita. Poi un episodio, un pugno sferrato da Chispas a Pirulo, li aveva allontanati, senza una parola, senza riconciliazione. Trentacinque anni di nulla e poi l’arrivo di Raquel. Sorella del suo amico. Ma Chispas non l’ha mai vista, non ha mai sentito parlare di lei, non ha mai saputo che esistesse. Chi è?
Lei conosce dettagli essenziali del rapporto di amicizia tra Chispas e Pirulo. Descrive parole, luoghi, ricordi. Troppi. Dice di averli appresi da suo fratello ma Chispas non sa crederle: non me la bevo. Anzi, guarda: non credo a una sola parola di quello che hai detto. Ho molti difetti, ma non sono fesso. Non è facile raccontarmela, te lo assicuro.
La verità. Ecco cosa vuole Chispas. Perché quella donna è lì, davanti a lui? Perché gli sta raccontando tutte quelle storie?
Poi l’uomo capisce da sé. Ci sono pause di disagio. Silenzi in cui un “bene, bene, bene” raccoglie le idee ed illumina, fatalmente, la coscienza. Raquel è Pirulo. Pirulo è diventato Raquel: La verità è che incredibile, Pirulo. Voglio dire, Raquel. Scusa, scusa, ma mi capita così quando sono nervoso. Mi vengono degli attacchi di risa.
Un’operazione, anzi più di una, e Raquel è diventata se stessa. Quello che è sempre stata: una donna. Difficile farlo intendere al suo migliore amico, ma è ciò che fa Raquel. La chiamano chirurgia di rassegnazione sessuale. Ed è a grazie al pugno che Pirulo aveva avuto il coraggio di andarsene, di rompere con la sua identità sbagliata e riprendersi quella autentica.
Rimandi di confessioni, ricordi, lettere mai spedite e rimproveri. Poi una musica sentimentale, come un’apertura nuova, immaginifica. Raquel e Chispas si sono sposati. Un frangente altamente “teatrale”. Come un sogno, come una crepa nel tempo e nello spettro del possibile. Le nozze, il banchetto, la prima notte, la vita insieme. Come avrebbe potuto essere. Dunque è poi Chispas a confidare i suoi segreti, a parlare delle sue donne, dei suoi fallimenti. Anche a letto, irrimediabilmente. Cose che Raquel sembra sapere già. E senza il minimo sforzo.
Il teatro è moltiplicazione di tempi, di finzioni. Anche se apparentemente verosimili. “Appuntamento a Londra” (titolo originale “Al pie del Támesis”) ha subito, come spiega lo stesso Vargas Llosa, tante mutazioni prima di arrivare a compimento. Senza dubbio la scena teatrale è lo spazio privilegiato per rappresentare la magia di cui è intessuta anche la vita della gente: quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle splendide menzogne della finzione.
Edizione esaminata e brevi note
Mario Vargas Llosa è nato ad Arquipa, in Perù, nel 1936. I primi dieci anni della sua vita li trascorre in Bolivia per poi tornare nel suo Paese d’origine. Studia prima a Lima, poi a Madrid dove si laurea. Va a vivere a Parigi e diviene amico di Sartre. Collabora con varie testate giornalistiche. Il suo libro “La città e i cani” (1963) ottiene un grande successo, ma a Lima viene giudicato dissacrante e bruciato in piazza. Vargas Llosa è autore di decine di romanzi, poesie, testi teatrali, saggi, articoli, sceneggiature cinematografiche. Ha tentato anche l’avventura politica: nel 1990 si era presentato alle elezioni presidenziali peruviane, ma venne sconfitto da Fujimori. Vargas Llosa vive a Londra.
Mario Vargas Llosa, “Appuntamento a Londra”, Einaudi, Torino, 2009. Traduzione di Ernesto Franco.
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