Al principio ero un po’ in dubbio: perché leggere la biografia di Leni Riefenstahl, la regista di Hitler? Sapevo dell’esistenza di una donna che, durante il regime nazista, si era occupata di girare film di propaganda per il Terzo Reich ma non sono mai andata oltre. Ho osservato la foto di copertina del libro di Bimbenet che ritrae la regista tedesca. Leni era sicuramente una donna attraente: capelli in ordine, fronte spaziosa, sorriso malizioso e, soprattutto, uno sguardo lucido e determinato. Ho deciso di iniziare a leggere la storia di Leni Riefenstahl soprattutto perché è una donna, perché ha avuto un’esistenza fuori dall’ordinario e perché, nonostante sia trascorso tanto tempo, continua a far parlare di sé.
La biografia di Jérôme Bimbenet risulta un’opera dettagliata ed attenta, un testo che non punta a denigrare Leni né a celebrarla ciecamente. Si tratta, infatti, del lavoro di uno storico che, grazie ad un’accurata analisi documentale e ad un’attività di ricerca e di riflessione, è riuscito a restituire un’immagine piuttosto meticolosa della regista di Hitler. Ne ha messo in luce il talento ma anche i difetti, l’originalità ma anche la fragilità, l’estro ma anche l’estrema volubilità. Leni era bella, sapeva perfettamente di esserlo e non ha mai evitato di sfruttare il suo fascino per ottenere quel che desiderava. Leni era entrata nell’orbita di Hitler e grazie a lui è riuscita a diventare la regista che aveva sempre voluto essere. Sul suo rapporto con il Fürher è stato detto e scritto moltissimo, soprattutto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta nazista.
Leni, al secolo Helene Amalie Bertha Riefenstahl, è nata nel 1902. Prima di arrivare al cinema, che l’ha consacrata, è stata ballerina ed attrice. Per i primi 30 anni della sua vita, Leni tenta di farsi notare ma è sicuramente solo dopo l’incontro con Hitler, nel 1932, che la sua esistenza e la sua carriera giungono ad una svolta decisiva. Nel febbraio di quell’anno, durante la tournée di presentazione del film che la vede debuttante regista, “La bella maledetta“, Leni assiste per la prima volta in vita sua ad un’assemblea nazionalsocialista allo Sportpalast di Berlino. Aveva già letto il Mein Kampf e rimane affascinata da Hitler e dai suoi discorsi. “Quel giorno Hitler mi ha fatto un effetto assolutamente ammaliatore. Ed è sulla scia di quella emozione che gli ho scritto una lettera, perché mi sono detta: dopo tutto, forse si tratta dell’uomo che salverà la Germania“. Hitler riceve la lettera di Leni e chiede di poter incontrare l’attrice e regista per la quale nutre grande ammirazione.
Hitler e Leni si vedono per la prima volta su una spiaggia nei pressi di Horumersiel nella tarda primavera del 1932, un incontro che Leni racconta nelle sue “Memorie“, unica fonte testimoniale esistente dell’evento. Anche Hitler, a quanto scrive Leni, rimane affascinato da lei. “Dopo un lungo silenzio si fermò, mi contemplò a lungo, pose lentamente le sue braccia attorno a me e mi attirò a sé. Ero angosciata, non avevo affatto desiderato che le cose prendessero quella piega. Mi fissava con intensità. Notando che ero sulla difensiva, mi lasciò immediatamente e si scostò un po’. Lo vidi allora alzare le mani al cielo e gridare solennemente: «Non avrò il diritto di amare una donna finché non avrò compiuto l’opera mia»“. Hitler, dunque, era attratto da Leni. Da quell’incontro la Riefenstahl ottiene da Hitler anche una sorta di profezia: “Quando saremo al potere, bisognerà che lei faccia dei film per me“. E nonostante un’iniziale titubanza, Leni finirà davvero per girare dei film per Hitler.
D’altro canto il genio di Leni è riuscito a trovare la sua massima espressione proprio grazie ai film girati durante il periodo nazista. Il primo, in ordine temporale, esce nel 1933 e si intitola “Sieg des Glaubens: Der Film vom Reichsparteitag der NSDAP” (La vittoria della fede. Il film del congresso del Partito Nazionalsocialista), seguono “Triumph des Willens” (Trionfo della volontà) uscito nel 1935 così come “Tag der Freiheit: Unsere Wehrmacht!” (Wehrmachtsfilm, Il giorno della libertà. Il nostro esercito). Ma la pellicola che ha reso celebre la Riefenstahl e che tutt’oggi rimane un punto di riferimento per i cineasti di tutto il mondo arriva con le Olimpiadi di Germania del 1936 quando Leni gira “Olympia. Fest der Völker” (Olympia. Festa dei popoli) e “Fest der Schönheit” (Apoteosi di Olympia) usciti entrambi nel 1938. Pellicole che hanno rivoluzionato il modo di fare cinema, che hanno trasformato le riprese in ardite imprese aeree e non solo, che hanno mostrato tutto il talento e la creatività di Leni Riefenstahl.
Leni ottiene dal partito di Hitler somme ingenti, nonostante l’ostilità nemmeno troppo sommessa di Goebbels. C’era sempre il Fürher a garantire per lei e a tutelare le sue opere. Ed è proprio su questo legame che, dopo la morte di Hitler e il disfacimento del Terzo Reich, si sono concentrate le accuse mosse contro Leni. Poteva non sapere? Poteva davvero non aver mai capito quello che i nazisti stavano facendo? Leni, come spiega chiaramente Bimbenet, inizierà fin da subito un processo di giustificazione che porterà avanti fino alla fine dei suoi giorni. “Ha effettivamente rifiutato la direzione del cinema tedesco; non ha mai preso la tessera del partito nazista. In compenso, ha accettato di girare i film di propaganda per Hitler, senza esserci veramente costretta, perché ci vedeva un’opportunità per ricerche tecniche ed estetiche oltre che un riconoscimento nazionale e internazionale“. In queste pagine traspare il carattere di Leni, viene tracciata l’immagine di una donna spregiudicata, arrivista, molto opportunista. Leni è venuta a patti con Hitler e col suo regime, sorvolando placidamente sui crimini che venivano perpetrati, pur di ottenere quel che desiderava, pur di raggiungere l’ideale di bellezza, di perfezione e di armonia estetica che, con i suoi lavori, ha sempre mirato a conquistare. Leni voleva diventare famosa e c’è riuscita, innegabilmente, soprattutto grazie ad Hitler.
Leni è morta nel 2003 a 101 anni. Ha attraversato un intero secolo rimanendo fedele alla sua visione del cinema e della fotografia (altra sua grande passione). Ha mostrato, fino alla fine dei suoi giorni, di essere una donna dotata di una forza inesauribile e di un carattere indistruttibile che per molti anni l’ha indotta a condurre aspre battaglie in tribunale per difendere il suo nome e le sue creazioni. I film che ha girato e che ha lasciato in eredità hanno sicuramente ispirato ed influenzato registi come Steven Spielberg, George Lucas, Paul Verhoeven e Ridley Scott. Eppure, nonostante i grandiosi meriti artistici della Riefenstahl, viene spontaneo chiedersi se per arrivare al successo, se per conquistare obiettivi personali e professionali è corretto disinteressarsi di tutto il resto, è corretto usare comparse pescate in un campo di zingari per poi riconsegnarle al lager e alla morte, è corretto sfruttare i soldi e il potere di un regime che ha devastato l’intera Europa. Leni ha curato alla perfezione la propaganda nazista seguendo sempre la propria ispirazione ma rimanendo una nazista per convenienza. Scrive giustamente Jérôme Bimbenet in chiusura: “Leni Riefenstahl è morta come ha vissuto, senza neppure un’oncia di rimorso, di compassione, di sensi di colpa, di coscienza politica, divorata da un ego smisurato. Fino alla fine avrà posto questa domanda: «Dov’è la mia colpa?»“. Perché, nonostante tutto, Leni qualche colpa l’ha avuta eccome.
Edizione esaminata e brevi note
Jérôme Bimbenet è uno storico del cinema. Ricercatore presso l’Institut du temps présent del CNRS, collabora a riviste di argomento storico, e in particolare si occupa del periodo relativo alla seconda guerra mondiale. È autore tra gli altri dei libri “Quand la cinéaste d’Hitler fascinait la France” (2006) e “Film et histoire” (2007).
Jérôme Bimbenet, “Leni Riefenstahl. La regista di Hitler“, Lindau, Torino, 2017. Traduzione dal francese di Franca Genta Bonelli. Titolo originale “Leni Riefenstahl. La cinéaste d’Hitler” (2015).
Pagine Internet su Leni Riefenstahl: Wikipedia / Viaggio in Germania / Imdb
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