“Ženščina možet vsë!” ossia “Una donna può tutto!”. Dirlo oggi, forse, ha una valenza diversa rispetto a quando, secondo una sorta di leggenda, queste parole vennero pronunciate da Marina Raskova al cospetto di Stalin. Siamo nel 1941, Marina Raskova è un’aviatrice ammirata da chiunque in Russia oltre ad essere ufficialmente riconosciuta come eroina sovietica; è una donna d’acciaio, determinata e caparbia. Chiede di incontrare Stalin perché ha un progetto che molti considerano assurdo: vuole che le donne possano far parte dell’aviazione militare sovietica e combattere contro il nemico tedesco che sta dando filo da torcere all’Armata Rossa. Marina spiega a Stalin che le donne sono capaci di pilotare un aereo e hanno la forza sufficiente per affrontare gli invasori, al pari degli uomini. Ovviamente il piccolo padre, così come altri comandanti dell’esercito, non è d’accordo ed esprime tutte le sue riserve rispetto ad un’idea tanto insensata. Ma Marina non demorde e con estrema fermezza afferma “Ženščina možet vsë!” quasi imponendosi a Stalin. Ed è così che “l’8 ottobre del 1941, qualche giorno dopo quel colloquio, viene promulgato l’ordine 0099. Si stabilisce la costituzione di tre reggimenti femminili. Il primo è formato da cacciabombardieri, aerei in grado di compiere attacchi a terra e di sostenere battaglie aeree; il secondo da bombardieri e, infine, il terzo dai Polikarpov, per il bombardamento leggero notturno“.
Ritanna Armeni, in questa sua nuova opera, si pone di nuovo al fianco delle donne per raccontarne la storia, l’audacia e il temperamento ma, soprattutto, per scriverne e lasciarne una traccia tangibile affinché non cadano nell’oblio. La maggior parte delle aviatrici che, a partire dal 1941, sorvolarono e bombardarono le regioni occupate dai nazisti sono ormai morte da tempo. Eppure con un po’ di fortuna e tanta tenacia la scrittrice italiana, accompagnata dalla traduttrice Eleonora, riesce ad incontrare l’ultima rappresentante ancora in vita di quelle intrepide donne. Si tratta di Irina Rakobolskaja, ormai novantaseienne, vicecomandante del reggimento 588, il gruppo di aviatrici che Marina Raskova ha voluto con tutte le sue forze, quelle che nessuno si sarebbe aspettato, men che meno il nemico tedesco: “Arrivano la notte all’improvviso, seminano il terrore e poi toccano di nuovo il cielo. Misteriose, sfuggenti, inafferrabili. Sembrano streghe. Nachthexen, streghe della notte“. Nachthexen: sono i nazisti a denominarle così, Streghe della notte. Gli incontri tra Ritanna ed Irina sono il cuore e il motore di questo libro: le parole, le memorie e le emozioni di una donna ormai molto anziana ma comunque ancora lucidissima oltre che felice di poter raccontare la sua storia e quella delle sue amiche e colleghe.
Nel febbraio del 1941 Irina è una studentessa universitaria, segue i corsi di fisica eppure, proprio come molte altre giovani russe, desidera potersi mettere al servizio del suo Paese. Per questo risponde all’appello di Marina Raskova ed entra all’Accademia Žukovskij che si trova a pochi chilometri dal Cremlino ed è sede dell’Accademia di aeronautica militare. Lì verrà formata insieme ad altre ragazze per diventare un’aviatrice, per guidare un piccolo e leggerissimo aereo. Un velivolo molto diverso da quello in dotazione all’esercito maschile poiché il Polikarpov non è provvisto di strumentazioni sofisticate e moderne, non è veloce e non garantisce alcuna sicurezza: “… l’aereo che viene loro fornito, e con il quale dovrebbero portare a termine le azioni di guerra, è vecchio, progettato alla fine degli anni Venti, ed è stato finora impiegato per spargere prodotti chimici sul terreno agricolo. Un aereo contadino, pacifico, ordinario. Non a caso i tedeschi lo hanno chiamato «aereo da granturco»“. Ed è proprio su questo mezzo che le giovani aviatrici, dopo essersi preparate per mesi, iniziano le missioni militari nonostante la scarsa fiducia dei colleghi uomini che non mancano di farsi beffe di loro convinti dei propri pregiudizi.
È importante sottolineare, e Ritanna Armeni non manca mai di farlo, che allora, come accade spesso anche ora, le donne devono ottenere risultati clamorosi e devono surclassare gli uomini per ottenerne la fiducia e la stima. Le giovani aviatrici del 588esimo reggimento, alla fine della Guerra, avranno compiuto 23.000 voli durante 1.100 notti di combattimento. Trentadue di loro saranno morte durante le missioni sui cieli di Russia, di Polonia e di Prussia dal giugno del 1942 al maggio del 1945. Duecento le donne del reggimento tutto al femminile costituito da pilote, navigatrici, armiere e meccaniche. Tutte donne, solo donne: nessun uomo ha mai combattuto accanto a loro nel corso delle migliaia di missioni portate a termine. Ogni notte le streghe volanti salgono sui loro piccoli Polikarpov, volano fino a raggiungere il nemico, tirano una corda e sganciano bombe. Poi rientrano e ripartono poco più tardi. Notte dopo notte, volo dopo volo, bomba dopo bomba. Alcune di loro vengono colpite e precipitano al suolo. Molte non verranno mai ritrovate.
I corsivi della scrittrice, presenti in ogni capitolo, sono lo spazio legato alle foto o ai libri conservati da Irina e che raccontano quel che è stato, al tè coi biscotti offerti dall’anziana aviatrice, ai suoi bizzarri cappellini, insomma le parentesi al presente in cui la voce della Armeni si prende un po’ di spazio per andare oltre la semplice storiografia. La mescolanza tra ricostruzione storica, documentazione biografia e pura narrativa costituisce l’anima di “Una donna può tutto“, un testo che Ritanna Armeni ha costruito con grande attenzione e, soprattutto, grande consapevolezza. Oltre alla celebrazione degli atti eroici quotidiani compiuti da tante giovani, l’autrice fa rilevare anche la grave ingiustizia che le “Streghe della notte” hanno subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: gli uomini hanno semplicemente smantellato il loro reggimento, hanno messo da parte e tralasciato con imperdonabile superficialità il ruolo che le aviatrici come Irina hanno avuto nella vittoria dell’esercito sovietico contro il Terzo Reich, hanno dimenticato in fretta queste indefesse pilote e navigatrici e armiere e meccaniche immediatamente dopo aver concesso loro il titolo di eroine di Stato. In sostanza questo libro cerca di rimediare, per quanto possibile, ad una sleale e pesante dimenticanza restituendo ad Irina, morta nel 2016 senza alcun onore militare, e alle sue amiche “Streghe” il rispetto che meritano e, soprattutto, il diritto di entrare a pieno titolo nella grande Storia.
Edizione esaminata e brevi note
Ritanna Armeni è nata a Brindisi nel 1947. È una scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva. È divenuta giornalista professionista nel 1976 ed è da sempre attenta a problematiche legate alla condizione femminile. Ha lavorato e collabora con numerose testate giornalistiche italiane tra cui “Il Manifesto”, “Il Mondo”, “L’Unità”, “Corriere della Sera Magazine”, “Liberazione” e “Il Riformista”. Ha condotto il programma “Otto e Mezzo” su La7 assieme a Giuliano Ferrara. Ritanna Armeni ha al suo attivo anche diversi libri. Tra questi: “La colpa delle donne. Dal referendum sull’aborto alla fecondazione assistita: storie, battaglie e riflessioni” (Ponte alle Grazie, 2006); “Prime donne. Perché in politica non c’è spazio per il secondo sesso” (Ponte alle Grazie, 2008); “Devi augurarti che la strada sia lunga” (con Fausto Bertinotti e Rina Gagliardi – Ponte alle Grazie, 2009); “Parola di donna. Le 100 parole che hanno cambiato il mondo raccontate da 100 protagoniste” (Ponte alle Grazie, 2011); “Lo squalo e il dinosauro. Vita operaia nella FIAT di Marchionne” (Ediesse, 2012) e “Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin” (Ponte alle Grazie, 2015). Nel 2018, sempre per Ponte alle Grazie, esce “Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte”.
Ritanna Armeni, “Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte“, Ponte alle Grazie, Milano, 2018.
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