Le radici del religioso nei riti, nelle feste e nelle preghiere popolari
Esiste un universo simbolico, che arricchisce la realtà di significati e le dona una straordinaria ricchezza, cosicché si accende la fantasia, nascono i miti, vengono elargiti insegnamenti e tutto parla un linguaggio pieno d’immagini collegate tra loro.
Noi oggi abbiamo perso buona parte di questi riferimenti e, per certi versi, l’universo si è impoverito o, diversamente, è stato razionalizzato cartesianamente e viene governato da leggi deterministiche, matematiche, scientifiche. Nel passato invece, quando l’uomo non riusciva a spiegarsi certi fenomeni, l’universo era un grande organismo vivente, tutto collegato e governato da una grande mano che lo trascende. Sebbene l’uomo, nelle epoche passate, avesse molte paure (ma non ce ne sono, di genere diverso, anche oggi?) e superstizioni, tutta questa rete di simboli, credenze, usanze, ha un suo fascino ed è stata solo in parte indagata e analizzata, tanto da costituire una specie di “terra di nessuno” dove Lapucci desidera inoltrarsi.
Devo dire che il suo libro mi ha affascinato subito, fin dal titolo: era come se da sempre io aspettassi d’incontrarlo, perché avevo sempre sentito parlare, grazie agli antenati contadini, di numerose tradizioni popolari e vederle raccolte e analizzate in un saggio e trattate finalmente con dignità e non da vecchiumi, come oggi si tende a fare, è stato decisamente gratificante.
Lapucci si dimostra precisissimo e oserei dire “enciclopedico”, nel senso che ci tiene ad analizzare ogni fenomeno, arrivando fino alla “Fata Morgana” e al suono del mare nelle conchiglie. Si inizia dai luoghi per passare ai miti minori , alle cose (come le campane, la meridiana, i tabernacoli, gli ex-voto), agli eventi, i riti, i sogni e le chimere.
Ne escono osservazioni molto serie, ma anche curiosità, stravaganze, superstizioni,leggende.
Chi sa cos’é la galaverna? E i Sequeri? E i telai delle fate? E ancora: qual era il ruolo dei tanti tabernacoli che ancora oggi si vedono per le campagne e le colline e che sono considerati ormai come residui di una pietà popolare di gusto antico? E l’omphalos, l’ombelico del mondo? E poi le fontane meravigliose, i segreti della foresta……
Nel saggio si analizzano naturalmente molte tradizioni cristiane, dal presepio alle rogazioni , che spessissimo provengono da radici pagane, nelle quali si sono innestate non riuscendo ad estirparle e che hanno riassorbito e in qualche modo “razionalizzato”, attribuendole magari a santi e non più a divinità pagane.
Lapucci ci fornisce una grande quantità di notizie e informazioni, alcune davvero curiose, e soprattutto mostra un grande rispetto e considerazione per ogni fenomeno, conferendogli dignità.
Tra i fenomeni religiosi troviamo le reliquie, il Santo Graal, il culto di Gesù Bambino, il Mistero della Santa Croce, il presepio. Assai suggestive le osservazioni sui tabernacoli:
“L’edificazione dei tabernacoli rispondeva dunque al bisogno di una benedizione del territorio, in modo che chi lo attraversava si trovasse sempre nella condizione di ricordare che il suo cammino terreno ha come meta la vita eterna. Non solo, ma anche in modo tale che tutta la terra, attraverso le strade, le depressioni, le fonti, gli incroci e i rilievi, fosse sotto la benedizione delle immagini sacre.”
Ricchissime le considerazioni sul suono delle campane che scandivano il tempo, ma che avevano anche il potere di proteggere da grandine, fulmini e tempeste, nelle quali si credeva si annidassero i diavoli. Il loro suono inoltre è come un’esplosione che “si sprigiona dal buio della materia e irradia intorno vita, gioia, speranza”. È una metafora per la luce di Cristo che sfolgora dal buio del sepolcro.
Una realtà così ricca di significati da un lato porta con sé elementi paurosi per la presenza di fenomeni ancora inspiegabili e di esseri misteriosi, ma dall’altro ha una sua saggezza, pullula di luoghi incantevoli, come il Paradiso Terrestre o di fenomeni naturali, che noi spieghiamo scientificamente, ai quali vengono attirbuiti significati particolari (l’arcobaleno per esempio). Un posto hanno anche gli animali, in primis il terribile serpente, detentore del segreto della vita.
Non c’era la presunzione di spiegare ed esaurire tutto con una formula matematica o un principio scientifico, l’essenza delle cose è anche altro, vi è un “mistero”, una loro intrinseca natura, che le rende molto più affascinanti, tanto che un’autentica sapienza scaturisce da alcune di esse, come la meridiana, sulla quale si ritrovano le più varie iscrizioni.
Le uniche protezioni da una realtà in parte sconosciuta e spesso ostile e pericolosa che gli uomini di un tempo avevano erano riti, preghiere, tempietti, tabernacoli, ninfei, che costituivano punti di riferimento e riparo in caso di avversità.
Nelle sue considerazioni Lapucci non è però un nostalgico o un oscurantista, semplicemente è un appassionato e uno studioso attento, che ci dimostra come riti, celebrazioni, ricorrenze, feste, fenomeni naturali abbiano segnato le tappe della vita umana, saldandola alla natura, alla creazione, come in una sorta di grande coro polifonico. Nulla era posto a caso e tutto rinviava ad altro in una catena ininterrotta di riferimenti.
Secondo Lapucci la scomparsa di questa dimensione particolare del reale ha creato disorientamento nell’uomo, gli ha, per certi versi, portato via qualcosa.
Queste le considerazioni sul centro del mondo, con le quali voglio concludere:
“La conseguenza della scomparsa del centro è sotto i nostri occhi: svanito questo collegamento universale, questo schema cosmico che collega la mente, il tempo, lo spazio, il mondo materiale al trascendente, aumenta lo smarrimento dell’uomo sulla terra dove una volta bastava al viandante una croce campestre, un tabernacolo, un cimitero per fermare il suo cammino e raccogliere i pensieri confusi, per avere vicino a sé, in una nicchia del mondo quotidiano, la propria vita, i propri cari, le pene sue e altrui per cui chiedere forza e speranza, insieme al suo passato per cui implorare perdono, il futuro per cui invocare aiuto da Dio, e con Dio la schiera dei santi, degli scomparsi, divisi dalla vita solo dal velo leggero del tempo”.
Edizione esaminata e brevi note
Lapucci Carlo (Vicchio di Mugello 1940), studioso di tradizioni popolari, ha realizzato per Radio2 le serie “I verdi giardini della memoria” (1981) e “Cose dell’altro mondo” (1982). Ha diretto la rivista Le lingue del mondo e collaborato con Il Sole 24 ore, La nazione e Toscana oggi. Tra le sue numerose pubblicazioni, il Canzoniere dell’amore coniugale (1974), La Bibbia dei poveri (1985) e il Dizionario dei proverbi italiani (2007).
Carlo Lapucci, Miracoli e leggende. Le radici del religioso nei riti, nelle feste e nelle preghiere popolari, Bologna, Edizioni Dehoniane 2018.
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