Cosa pensare di una madre che uccide i suoi sei figli con determinazione e freddezza? Si rimane orrificati di fronte a un tale crimine, un autentico atto contro natura. Difficile esprimere un commento, difficilissimo capire.
Tenta di farlo Meike Ziervogel, non per giustificare, ma per ricostruire attraverso tre generazioni un rapporto distorto madre/figlia.
La protagonista è Magda Goebbels, moglie del famigerato Joseph Goebbels, fedelissimo di Hitler, uomo potente e responsabile della Shoah.
Il libro è strutturato a capitoli alterni che vedono protagoniste tre figure femminili: la madre di Magda, Magda stessa e la sua figlia maggiore, Helga, della quale si immagina il diario.
Non essendoci testimonianze storiche sicurissime soprattutto per quel che riguarda quanto accaduto nel bunker di Hitler nel 1945, l’autrice immagina e cerca di ricostruire, sempre dal punto di vista femminile, i fatti.
Nel primo capitolo compare subito Magda che prepara la fine di tutta la famiglia , ci sfilano davanti i sei bambini, già condannati. Subito dopo però la scena cambia e si va indietro nel tempo, all’adolescenza di Magda, figlia di una madre poco affettiva.
Trascorrerà un periodo della sua vita a Bruxelles in un orribile collegio-convento dove regnano il bullismo tra ragazze e in cui le suore usano metodi inumani, infierendo con ogni sorta di umiliazioni sulle ragazze più deboli.
Una parte della vita di Magda viene ricostruita attraverso l’incontro che la madre ha con un commissario e compare la figura di una donna bella, molto corteggiata, per certi versi determinata, per altri precaria, che cerca di farsi una posizione sociale. La madre non la ama: “Avrei voluto cancellare quel sorriso compiaciuto dalla sua faccia presuntuosa” – dice di lei.
Come la madre Magda si sposa due volte: prima col multimilionario Guenther Quandt, di molti anni più vecchio e da cui avrà un figlio. Il matrimonio finirà dopo otto anni a causa della gelosia del marito e della delusione di Magda, che aveva grandi aspettative di vita sociale e di allegro regime economico.
Successivamente, trovatasi per caso a Berlino a una grande adunata, viene affascinata dall’oratore e dalle sue idee: è Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Terzo Reich. Inizia così la relazione della sua vita, dalla quale nasceranno sei bambini. La vita sociale nella loro casa è di altissimo livello, Hitler è di casa e i bambini lo chiameranno “zio Adolf”. Non tutto è perfetto però, a un certo punto Magda desidera divorziare a causa dei continui tradimenti del marito, ma Hitler la dissuade, perché lei è la “madre della nazione”, un esempio per le donne tedesche e tale deve rimanere per il bene del Reich.
Magda in realtà appare innamorata più del Führer che del marito, vede Hitler come un essere infallibile e onnipotente, che prepara un grande Regno per i tedeschi ed è al di sopra di ogni richiamo carnale. “Ma Lui non sente il richiamo della carne: conosce solo lo spirito. La carne lo disgusta, la sua e quella degli altri. Gli ci sono voluti anni di introspezione per capire che la Sua paura della carne è il segno del Suo non essere terreno, non essere umano. È un dono, una responsabilità, ed è suo dovere usarlo per il bene dell’umanità”.
Se il suo corpo appartiene al marito, l’anima è di Hitler.
Con i sei figli Magda appare una madre non affettuosissima, spesso malata a causa di potenti emicranie (soffriva di nevralgie del trigemino), attenta alla loro educazione e al loro benessere.
I piccoli crescono nell’agiatezza, ignari ovviamente degli orrendi crimini del Reich e indottrinati dall’ideologia nazista, convinti che il “Nemico”, in qualunque forma, non sia umano e quindi vada eliminato senza ripensamenti.
Entra in scena a questo punto la terza figura femminile, Helga, la figlia maggiore, povera innocente alle prese con i primi turbamenti adolescenziali, un tenero fiore che troverà anche il tempo d’innamorarsi prima di venire estirpato brutalmente.
Helga è l’unica a intuire qualcosa della realtà fuori dal bunker (la guerra è perduta) e a percepire il male che sta per esserle fatto. Gli altri sono troppo piccoli, hanno ancora fiducia cieca nei genitori e nello “zio Adolf”, che proprio nel bunker, subito prima della fine, si sposerà con Eva Braun.
Mentre le vicende precipitano Magda, con meticolosa e maniacale precisione, prepara il gran finale: anestetizza i bambini mettendo un sonnifero nel latte serale, pulisce e lucida perfettamente la cucina dove si sono seduti insieme per l’ultima volta e poi entra nella loro stanzetta e, uno a uno, secondo un ordine già determinato nella sua mente – visto che ha immaginato la scena infinite volte – li uccide con una capsula di cianuro. Ultima rimane Helga, che fa in tempo a comprendere quanto sta accadendo e che la sua peggior nemica è sua madre. È il capitolo più terribile del libro.
Infine la Ziervogel ci illustra il punto di vista di Magda: nella sua mente immagina quale potrebbe essere il destino suo e dei figli dopo la caduta del Reich, La morte del marito e la vittoria del nemico: ridotti in miseria, costretti a vivere di stenti, lei ormai invalida, Helga che finisce per prostituirsi per procurarle le medicine e far sopravvivere i piccoli. I figli ormai hanno compreso le menzogne del Reich, non vogliono più sentir parlare di nemici e delle idee naziste, lottano per la sopravvivenza come tutti.
Magda non può accettarlo e così nega loro un futuro, perché per lei nulla esiste più senza il Führer e senza Reich. Il suo rapporto con i figli è così possessivo da farla diventare giudice di vita e di morte.
I suoi ragionamenti hanno una loro logica perversa. “E lei, Magda, vivrà per sempre; questo gesto la renderà immortale nella memoria del popolo. Ci vorrà del tempo. Lui, lei e i loro sei figli. Gli uomini cadranno in ginocchio davanti a questa coppia benedetta che darà loro coraggio, perseveranza e fede. E le saranno grati, grati per l’indissolubile lealtà verso di Lui e per non aver abbandonato i figli al nemico.”
Che dire alla fine di fatti incommentabili? Anche i pazzi seguono una loro logica, ma concedere questa possibilità a Magda mi pare fin troppo, non era pazza, come non lo erano i gerarchi nazisti, seguivano una logica disumanante e talmente distruttiva da trascinare nel baratro chiunque si trovasse sulla loro strada, compresi i figli.
Edizione esaminata e brevi note
EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE
Meike Ziervogel (Kiel in Germania 1967) scrittrice tedesca. Dal 1986 in Gran Bretagna a studiare l’arabo, parla tedesco, inglese, arabo e francese. Giornalista per Reuters, ha fondato una casa editrice indipendente a Londra, Peirene Press, che si distingue per la scelta di tradurre in inglese interessanti romanzi europei, promossi con modalità innovative, coinvolgendo i lettori. Ha scritto quattro romanzi: Magda, La figlia di Clara (2014), Kauthar (2015) e Il fotografo (2017).
Vive a Londra con marito e figli.
Meike Ziervogle, Magda, Roma, Sovera 2018, Collana Fiore di Cactus. Traduzione di Graziella Gloria e Marilena Vendramini.
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