Possiamo ammettere con discreta serenità di non essere in presenza di un capolavoro. Ma immagino che Paolo Villaggio non intendesse affatto scrivere un capolavoro né, tanto meno, un libro che sarebbe rimasto negli annali della storia della Letteratura. “La vera storia di Carlo Martello”, per dirla come Fantozzi l’avrebbe detta, è una “cagata pazzesca”. E di inserti fantozziani tra queste pagine ce ne sono parecchi, così come è possibile incappare in volgarità costanti, assurdità di ogni genere, situazioni, personaggi e momenti demenziali e grotteschi. “La vera storia di Carlo Martello” nasce, come spiega l’autore nella sua premessa al romanzo e come intuisce chiunque conosca almeno un po’ il repertorio di Fabrizio De André, dalla canzone “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” scritta nel 1962 e pubblicata in un 45 giri l’anno successivo. In un’intervista Paolo Villaggio racconta: “la scelta dell’ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole […] forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell’ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l’avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell’Islam“. Nella premessa del libro, in realtà, lo scrittore Villaggio s’inventa una storia molto colorita e sensazionale per raccontare come lui e De André siano arrivati a comporre “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”.
“La vera storia di Carlo Martello” è vera per modo di dire, sia chiaro. Le attinenze tra le vicende storiche perpetuate dagli studiosi e quelle ricostruite da Villaggio sono molto labili ma il comico scrittore lancia l’avvisaglia fin da subito: “Se nella pagine che seguono troverete delle incongruenze rispetto alla versione ufficiale, la colpa non è mia ma di chi ha tramandato il falso“. In realtà nel romanzo non ci sono autentiche ricostruzioni storiche né biografiche, si tratta infatti di una narrazione sgangherata e malmessa che non ricostruisce un bel nulla. Sequenze immutabili di scenette insensate in cui personaggi paradossali si muovono come dentro un filmetto ridicolo. Immagino che un adolescente innamorato di una comicità piuttosto volgarotta e rudimentale possa persino ridere di fronte a certe battute e certe descrizioni ma la stragrande maggioranza dei lettori troverà questo romanzo piuttosto insulso e molto più che leggero. Infatti rilevo, in vari commenti online, la delusione di molti lettori che da Paolo Villaggio si sarebbero aspettati un umorismo più maturo e una scrittura meno infantile mostrando di apprezzare, di tutto il libro, solo la copertina tratta da un disegno di Dario Fo.
De André, Villaggio e per finire Fo. Un trittico di tutto rispetto, non c’è dubbio. Il richiamo editoriale è notevole eppure, come a volte accade, anche insoddisfacente e probabilmente la frustrazione deriva proprio dal fatto che al cospetto di questi nomi le aspettative di chi legge salgano alle stelle. Si fa persino fatica a trovare qualche parola adatta a descrivere la trama visto che i fatti che condurranno alla battaglia di Poitiers, qui vengono totalmente stravolti e le vicissitudini che indurranno il Carlo Martello di Paolo Villaggio a fermare l’avanzata degli infedeli siano per lo più un’accozzaglia di congiungimenti sessuali tra uomini e prostituite, animali e uomini, animali e regine, cavalieri e quadrupedi oltre che abbuffate di carne umana e voli a soldatino verso un fossato di acqua putrida dove vivono rane, coccodrilli d’importazione e un gigantesco ippopotamo che si chiama Tonin che accoglie nelle sue larghe fauci chiunque si lanci dalle finestre del castello di Heristal.
Comprensibile e condivisibile lo sgomento di chi sperava di trovare pagine brillanti ed esilaranti e si ritrova tra le mani un libro che sa di poco, anzi di nulla. Mentre leggevo queste paginette tutte uguali ho pensato che se avessi proposto io a qualsiasi editore un testo del genere, nessuno avrebbe avuto il coraggio o la sventatezza di pubblicarlo. Ma questo libro l’ha scritto Paolo Villaggio e tanto basta a dargli visibilità, clamore e mercato. Sinceramente mi è dispiaciuto molto dover ridimensionare un po’ la figura di un attore che per le sue interpretazioni comiche ho amato fin da bambina e che continuerò ad amare per i suoi indimenticabili personaggi televisivi e cinematografici.
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Villaggio è nato a Genova nel 1932. Nella sua carriera di scrittore e attore ha dato vita a personaggi che hanno fatto la storia della comicità italiana. A lui dobbiamo la creazione di figure grottesche ed ironiche come il professor Kranz, Giandomenico Fracchia e soprattutto il ragionier Ugo Fantozzi. Paolo Villaggio è morto a Roma nel 2017.
Paolo Villaggio, “La vera storia di Carlo Martello“, Baldini e Castoldi, Milano, 2018.
Pagine internet su Paolo Villaggio: Wikipedia / Cinematografo.it / Treccani
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