Libro che sa come emozionare, “Nel silenzio un canto” di Nevio Casadio. Storie di ingiustizie, dolori e riscatti, questo il sottotitolo esplicativo, edito per Marsilio, è un volume di reportage giornalistici scritti da un inviato di spessore, di quelli che vedono la professione come una missione; che osservano con attenzione il mondo e la società che ci sta intorno, riflettono e poi scrivono Reportage con la R
maiuscola.
Le storie che racconta Casadio non sono quasi mai semplici, quasi mai a lieto fine: da Milano a Korogocho, dal Nordest italiano all’India, passando per l’Albania. Zone dimenticate del mondo, ma anche zone e persone dimenticate del nostro paese. Il giornalista – che ha lavorato con Sergio Zavoli e Enzo Biagi, e ha vinto per tre volte il premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi – riesce a tenere uno straordinario equilibrio tra contesto storico-culturale e il dettaglio, il particolare solo a prima vista insignificante, e impreziosisce le sue “storie di ingiustizie” con una penna ispirata.
In questo modo, con questo stile, incontriamo il poeta Dario Bellezza, intervistato poco prima della morte. O Alda Merini, sul Naviglio, milanese dove abitava. Conosciamo l’operato e le vicende di Giulio Albanese, prete-reporter sempre sui fronti più caldi dell’Africa e ancora padre Alex Zanotelli, nell’inferno di Korogocho (ora in pianta più o meno stabile a Napoli, e sempre impegnato per l’appunto nelle zone più difficili, con le persone che più hanno bisogno). E ancora leggiamo le storie struggenti e disperate di tutte quelle persone morte o ferite sul lavoro, come il povero Giuliano, una vita spezzata la vigilia di Natale in una fabbrica, nella quale smerigliava macchinette da caffè. Il dolore, la disperazione, in queste storie senza lieto fine, che ci fanno riflettere, tanto, e che non possono e non devono essere taciute. Le storie delle donne schiave in India, o delle donne che in Albania sono manodopera a bassissimo costo per la realizzazione di reggiseni perfetti, sexy, che saranno poi indossate dalle donne italiane, senza ovviamente conoscerne la provenienza. Donne sfruttate, sfruttate da italiani, come documenta Casadio incontrando un poco raccomandabile imprenditore bresciano trasferitosi in Albania, che addirittura obbliga le operaie a spogliarsi, ogni fine-turno, per controllare che non abbiano portato con sé indumenti intimi rubati all’azienda.
Casadio documenta, intervista, ascolta e lascia parlare, interviene e si muove in territori e culture molto distanti tra loro: fino al racconto delle storie che più mi stanno a cuore, quelle dei giornalisti uccisi mentre fanno il loro mestiere, a varie latitudini sui vari fronti di guerra: Ilaria Alpi, Giancarlo Siani, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Raffaele Ciriello e molti altri, fino a Enzo Baldoni.
Grandi penne del giornalismo nostrano, proprio come Casadio, che purtroppo però non possono più
raccontare le loro storie, e ora sono sepolti idealmente nel cimitero di Spoon River, dove “tutti, tutti
ora dormono sulla collina”.
Duecentocinquanta pagine che meritano di essere lette, sia se si ama il giornalismo d’autore, sia se si vuole conoscere lati oscuri e poco noti del nostro mondo e della nostra società: storie di ingiustizie e dolori, in qualche caso anche riscatti. Un libro coraggioso e importante, come scrive Ettore Mo nella prefazione, “un variopinto e intenso panorama umano”.
Edizione esaminata e brevi note
Nevio Casadio, giornalista e autore televisivo, ha vinto per tre volte il premio giornalistico Ilaria
Alpi. Ha scritto per la Repubblica, Il Mattino e Oggi, mentre in Rai ha lavorato con Biagi e con
Zavoli.
Nevio Casadio, Nel silenzio un canto. Storie di ingiustizie, dolore e riscatti, Marsilio, Venezia 2010,
prefazione di Ettore Mo, pp.254
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