Confrontarsi con il racconto erotico, specie per un autore esordiente, è un atto coraggioso, quasi eroico. Scrivere di sesso, infatti, richiede la capacità di procedere in equilibrio sull’orlo del dirupo. È un camminare sulla corda. Un passo poco meditato, un allentamento della tensione, possono far precipitare tutto rovinosamente nel ridicolo.
Ed è proprio principalmente con il genere erotico che si misurano i trentuno aspiranti scrittori, allievi dei corsi di scrittura organizzati presso il C.R.U.S.M, e autori dei testi che compongono il volumetto Sesso e altri ordigni edito da Edizioni del Gattaccio.
Una grafica pulita, bella anche la carta, evocativo il disegno in copertina di Raffaella Maria Iorio, Sesso e altri ordigni è un libro ben curato sotto l’aspetto formale, seppur non immune da qualche refuso.
Trentuno brevi elaborati, quindi, uno per ciascun autore, che intendono dare un assaggio del lavoro svolto durante le classi di scrittura sotto la guida di Luciano Sartirana, docente e ideatore didattico dei corsi, nonché direttore editoriale di Edizioni del Gattaccio.
Brevi storie che esplorano temi eterogenei e per nulla scontati. Si spazia dai santi ai ballerini; dalle prostitute alle formiche; bizzarre cleptomanie; un albero innamorato di una mela; antisemitismo e prostituzione; storie di abbandono; violenza e misoginia; amplessi lesbici tra cognate; ladri di portafogli; e molto di più…
Tra un racconto e l’altro appaiono intermezzi curiosi — come l’elenco delle cose interminabili — che dimostrano un’apprezzabile apertura verso la sperimentazione.
Non solo sesso, insomma, anche “altri ordigni”, espressione oltremodo azzeccata data la varietà dei temi non sempre catalogabili in un genere. Temi il cui potenziale, nella maggior parte di casi, non viene però ben sviluppato. Per quanto riguarda poi i racconti incentrati sul sesso, va detto che perlopiù cadono proprio su quegli elementi che a mio avviso innalzano la qualità dei testi erotici, e che per questo sono anche i più difficili da utilizzare: gli aggettivi; il ricorso alle metafore; la descrizione delle parti del corpo coinvolte nell’atto erotico.
Iniziamo dagli aggettivi usati per i personaggi di queste storie, spesso monotoni e stereotipati. Per citarne alcuni:
i seni candidi – le morbide labbra – il flebile sorriso (pag.41); era bellissima e candida – i capelli corvini (pag.50); il seno morbido – le curve morbide (pag.80-82); la mano calda, morbida (pag.103); l’incarnato liscio e bianco (pag.121); il corpo bianco latte (pag.144); la pelle pallida (pag.150); i capelli corvini (pag.155); le labbra roventi – il viso morbido (pag.158-159); il suo bel viso – il corpo arroventato (pag.68-69); la pelle morbida (pag.169); e via dicendo…
Insomma, abbiamo capito che le carni morbide, bianche e arroventate vanno per la maggiore, così come i capelli corvini.
Passiamo alle metafore, spesso complesse e originali, ma a mio avviso non calzanti:
In piedi consumarono velocemente, come si fa con un aperitivo i cui resti, di qualche altro cliente, giacevano ancora sul mobile accanto all’affettatrice. (pag.80)
Oppure:
Era in piedi […] con il pantalone abbassato. Anita avvicinò le mani, gliele avvolse attorno come si fa con una tazza di thè caldo in una sera d’inverno. (pag.79)
Per quanto riguarda la descrizione delle parti del corpo è curioso notare come pur di evitare la parola “pene” e i suoi sinonimi si ricorra a immagini non troppo funzionali, come appunto la tazza, o ad esempio “bottiglia” (pag. 147), mentre per il resto si sia fin troppo precisi:
Il suo collo […] tendeva verso il basso, mostrando il rilievo della vertebra cervicale. (pag.99)
Scorreva lungo il bacino da un’anca all’altra. (pag.157)
Gli occhi si rivoltano a mostrare il bianco delle cornee. (pag.124).
Il racconto erotico non deve sembrare il rapporto di un esame radiologico o optometrico (malgrado non sia sicura che le cornee abbiano un bianco).
Inoltre, l’uso frequente di mio/suo (le mie mani; il suo volto; ecc…) per specificare cosa sia di chi non è sempre necessario e rende la lettura pastosa, ne fiacca il ritmo.
I difetti, insomma, non sono pochi. E d’altronde come si diceva all’inizio si tratta di testi scritti da autori e autrici alle prime armi, ma un maggior controllo e una cura più attenta – anche da parte di chi ha editato questi racconti – avrebbero reso un migliore servizio al coraggio avuto per trattare un argomento tanto difficile.
Non mancano però buoni racconti: ne cito solo due tra i vari perché mi hanno colpito particolarmente per leggerezza, ritmo, rapidità e originalità di contenuti: quello d’apertura, Descrizione senza vista di Raffaella Maria Iorio; e Analismi, di Monica Frigerio.
Il primo, un elaborato vorticoso e delirante che vede come protagoniste Sant’Agata e Santa Lucia. Il secondo, un monologo cinico, ritmato e mai scontato di una paziente nello studio dell’analista.
Certo questo libro non può essere considerato, per chi l’ha scritto, un punto d’arrivo, piuttosto uno da cui partire per migliorarsi con altre letture e tanto esercizio.
Edizione esaminata e brevi note
Autori: Paola Becchetti, Alice Borghi, Martina Bricalli, Alessandra Dal Ri, Andrea Federica De Cesco, Pietro De Martino, Francesca Ferrara, Simona Fiameni, Monica Frigerio, Paola Gario, Isabella Gavazzi, Laura Giliberto, Raffaella Maria Iorio, Alessia Lakoseljac, Andrea Lionetti, Angela Flavia Luppino, Lorenzo Magni, Stefano Marforio, Edoardo Mosiewicz, Monica Panigati, Francesca Pellegatta, Chicca Poggio, Debora Polla, Antonio Quatrale, Irene Raschellà, Diana Sabini, Silvia Sardi, Stefano Scarano, Martina Somaruga, Federica Tosadori e Lucia Wang.
Tutte hanno partecipato ai corsi Base e Avanzato di Scrittura creativa del C.R.U.S.M. tra il 2012 e il 2016. Ciascuno seguita a scrivere testi propri e frequentare il pianeta con sguardo vivace, in vista di future personali pubblicazioni.
Autori vari, Sesso e altri ordigni, Edizioni del Gattaccio, 2016
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