Giocare con i generi letterari non è facile: il fallimento è dietro l’angolo, soprattutto se non ci si limita a giocare con un solo genere, ma si prova a mescolarne diversi. Black Jack, di Peter Water, fa intuire qualcosa sin dal titolo e dall’autore: il black jack (da noi noto anche come 21) è un gioco d’azzardo e Peter Water sarà il solito scrittore americano che mette su una storia di truffe di gioco, omicidi, ladri simpatici e poliziotti idioti. La quarta di copertina, con la sinossi del romanzo e la nota biografica dell’autore ti dice altro: il libro è ambientato a NY, come volevasi dimostrare (sarà New York?), ma Jack Hint non è un detective o un agente di polizia, bensì “agente speciale dell’Ordine”, “chiamato a indagare su un’inquietante serie di strani omicidi”. Ci sono elementi che ci aspetteremmo uniti ad altri che non si contrappongono ma che sembrano deviare da una canonica lettura di un romanzo di genere. Quell’Ordine maiuscolo invece di una regolare Polizia (o magari la Scientifica in puro stile C.S.I.) ci parla di un reale che non è esattamente quello che conosciamo; lo stesso protagonista, il cui nome riprende il titolo e il cui cognome significa “suggerimento, aiuto, indizio, consiglio”, ci racconta qualcosa su ciò che stiamo per leggere. La nota biografica dell’autore ci svela subito che Water è nato a Como, ha pubblicato altri libri e per la stessa casa editrice il romanzo Jo va a nanna, che tu hai letto. Peter Water è quindi Pietro Dell’Acqua e a questo punto le mani prudono per cominciare a sfogliare le pagine.
Si comincia con una dedica in inglese (qui tradotta): A mia moglie Becky… una coltellata nella schiena. Si prosegue con una citazione da Per un pugno di dollari inscritta in una carta da gioco con al centro un cuore (le parole citate sono quelle strafamose di Eastwood: “Al cuore, Ramón…”), si volta pagina e si trova l’immagine del dorso della carta, quindi a fronte inizia il primo capitolo, titolato con una A che sormonta un cuore (ogni capitolo sarà numerato come le carte, dunque dopo il 10 troveremo il Jack).
Sono semplici trovate, cose messe a bella posta per far pensare a un qualche significato che invece non c’è? Che domanda retorica. L’autore si diverte, abusando di immagini abusate, infarcendo la narrazione di citazioni e riflessioni sugli accadimenti e sulla narrazione stessa, rendendo la lettura curiosa, ponendo continue domande a chi legge sulla correttezza delle citazioni che sembrano esserci quasi in ogni periodo, mai allentando la presa sui fatti: gli omicidi che si susseguono e le indagini dell’agente Hint; dando sempre l’impressione che le parole nascano dalle precedenti inseguendo un disegno che si svela a loro stesse via via: c’è un grande rettangolo con dei puntini da unire, ma i puntini non sono numerati e non sai esattamente come unirli, se li stai collegando nel modo corretto e quale immagine avrai alla fine sotto i tuoi occhi. E una volta che l’immagine ti sarà chiara di fronte, la scrittura non ti potrà colpire alle tue spalle?
“Le indagini, le indagini…” diceva tra sé e sé in preda allo stordimento e alla confusione. “Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole” diceva l’antico filosofo greco Misone. (pag. 103)
Edizione esaminata e brevi note
Peter Water/Pietro Dell’Acqua è nato a Como nel 1984.
Ha pubblicato il romanzo Come se niente fosse e la raccolta di racconti Zeropuntozero. Con Mincione Edizioni ha pubblicato il romanzo Jo va a nanna e, con lo pseudonimo di Peter Water, Black Jack.
Peter Water, Black Jack, Mincione edizioni, 2017.
Su Il primo amore una recensione di Guido Cupani.
andrea brancolini, novembre 2018
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