Anche noi siamo d’accordo con Francesco Merlo quando, nell’introduzione del libro, scrive che non ama i libri di giornalisti che ripropongono i propri articoli. Tant’è se questa raccolta di articoli è stata pubblicata “per ribadire con convinzione che la statura è probabilmente la cosa migliore che Brunetta ha, sicuramente la più simpatica”, non c’è poi troppo da rammaricarsene. Un’operazione editoriale anche un po’ furba, che rivela un Francesco Merlo abile polemista e altrettanto capace di analizzare le rabbiose contraddizioni del vanaglorioso ministro della funzione pubblica, la cui altezza – lo sappiamo bene – è inversamente proporzionale alla considerazione che ha di se stesso. Le umili origini del ministro veneziano, ci ricorda Merlo, rappresentano quell’ascensore sociale che potevano rendere Brunetta un esempio positivo.
Salvo poi sporcare tutto con l’astio e col desiderio di fargliela pagare: “non sogna che tutti i venditori ambulanti diventino ministri, ma che tutti i non ministri diventino venditori ambulanti”. Insomma quello che poteva fare simpatia, tipo la sua statura e l’esemplarità della sua formazione, è diventata una storia di odio. Un odio che non colpisce in realtà le ricche corporazioni italiane ma che bastona senza pietà categorie come i professori, i meno pagati d’Europa, ed ai quali il ministro vorrebbe tagliare gli stipendi. La storia di un malessere privato e personale proposto come filosofia di governo perfettamente coerente con quell’Italia berlusconiana dove la frase “ti pisciano addosso e ti dicono che piove” rappresenta la migliore sintesi. Secondo Merlo però il nostro ministro non appartiene all’antropologia di Verdini e di Bertolaso in quanto a muoverlo non tanto l’interesse privato ma la vendetta privata. Di tutto questo Merlo dà conto con articoli di fondo che vanno dal 2008 al 2011, dedicati appunto al ministro “fantuttone” (ovvero il fannullone indaffarato), ed anche ai suoi improbabili colleghi come l’on Gelmini.
Articoli molto brillanti, dove il fioretto lascia spesso spazio alla clava, e con titoli eloquenti; un esempio: “La sua è una rivoluzione di pantaloni a cagarella”. Peraltro l’accenno al fioretto non è gratuito visto uno scambio di mail tra ministro e giornalista pubblicate nel libro: “30 ottobre 2008. Al dott. Francesco Merlo. Il dislivello della sua risposta mi impedisce di replicare. Lei è siciliano, dovrebbe conoscere le regole dell’onore. A sua disposizione. Renato Brunetta” – 30 ottobre 2008. Al Ministro Renato Brunetta. Caro Ministro, non appena riceverò i suoi padrini le invierò i miei infermieri. Francesco Merlo”. Al di là dell’operazione editoriale facile facile, il libro si fa apprezzare sia per qualche sprazzo di cabaret, sia per una puntuale, anche se tutt’altro che inedita, analisi dell’attuale classe politica. Come il constatare l’ardente desiderio di Brunetta e della sua collega Gelmini di provocare nella scuola un conflitto sociale per poi proporsi come baluardi dell’ordine contro il mai morto estremismo dei sessantottini.
In realtà, tra tante polemiche e sciabolate al ministro fantuttone, possiamo apprezzare il Merlo giornalista di Repubblica, quotidiano orientato storicamente a sinistra, capace di prendere le distanze dai “vecchi intorpiditi che ripropongono l’ennesimo nuovo sessantotto, rievocando superate turbolenze e già celebrano nelle prossime occupazioni dei nipoti le proprie invincibili stanchezze”. E poi: “rischiamo insomma di rispondere con l’ideologia morta all’ideologia morta di questi cattivi maestri”. Tra i cosiddetti progressisti resistono ancora dei miti oggettivamente improponibili seppur dissimulati da una pretesa diversità italiana, e quindi ricordare come fa Merlo, anche se solo di passaggio tra i fendenti riservati al ministro, che un tempo (decenni fa) c’era un PCI stalinista e pericoloso, è sempre un merito. Nel libro figura anche una lettera di Pietro Ichino che un po’ difende e un po’critica il ministro: atteggiamento scontato da parte di chi ha di fatto collaborato ad alcune delle riforme portate avanti da Brunetta.
Tra tutti i suoi equilibrismi qualcosa di condivisibile però Ichino l’ha scritta: “E’ un errore aver focalizzato prioritariamente l’attenzione sul problema dei fannulloni, cioè dei pochi che si sottraggono al proprio dovere dolosamente, invece che su quello dei nullafacenti, categoria comprendente anche i moltissimi che sono posti dalla struttura stessa in condizione di essere improduttivi” (pag. 110). Insomma tra tanti colpi di clava, qualche spunto di realtà che non sia soltanto la triste constatazione di ministri indecorosi, lo troviamo anche fra le righe del “Fantuttone”. In appendice al volume è presente l’estratto di un elogio dei brevilinei pubblicato da Amintore Fanfani nel 1936 (il saggio completo pare sia reperibile soltanto nella biblioteca Sormani di Milano). Fanfani e Brunetta, due brevilinei molto diversi e non certamente per i circa venti centimetri in più appannaggio dell’aretino.
Scommetto che molti di voi avranno capito come mai e senza bisogno di leggere gli articoli di Merlo.
Edizione esaminata e brevi note
Francesco Merlo (Catania, 1951) Giornalista ed editorialista de La Repubblica; ha lavorato all’Ora di Palermo, La Sicilia di Catania, il settimanale il Mondo, la Domenica del Corriere e al Corriere della sera. Nel 2009 ha pubblicato per Bompiani “FAQ Italia”.
Francesco Merlo, Brunetta il fantuttone, Aliberti, Roma 2011, pp. 136
Luca Menichetti. Settembre 2011
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