Le novità introdotte da Richard K. Morgan in “Sopravvissuti”, e tali da farne un “fantasy moderno”, sicuramente non possono essere comprese soltanto con un breve riassunto della trama: salvo quell’accenno all’omosessualità del protagonista principale del libro, il guerriero Ringil Eskiath, chi si limitasse a leggere la quarta di copertina potrebbe pur sempre pensare di avere tra le mani un romanzo strutturato comunque secondo i più noti cliché del genere. Niente di più sbagliato. L’autore ha voluto giocare pesante e, nel raccontare uno dei tanti mondi paralleli propri del fantasy, ha introdotto un linguaggio e personaggi che – tanto per capirci – proprio non hanno nulla della Terra di Mezzo o dei Sette Regni di Westeros.
Ringil Eskiat, che a rigore dovrebbe rappresentare l’eroe del romanzo, come anticipato, è un omosessuale parecchio disinvolto e per questo motivo è stato ripudiato dalla sua nobile famiglia. Ripudiato nonostante anni prima si sia distinto nella sanguinosa battaglia di Gallows Gap e così abbia contribuito a respingere l’invasione di un esercito di rettili, il Popolo delle Squame. Ringil ormai vive lontano dalla sua Trel-a-lahayn ma, inaspettatamente, riceve la visita della madre che gli chiede di ritrovare la cugina Sherin, venduta come schiava e poi scomparsa. Parallelamente seguiamo le vicende di Lady kir-Archeth, una nera Kiriath, che dopo la guerra contro i lucertoloni è diventata consigliere di Jhral Khimran II, il vizioso Imperatore di Yhelteth; e poi le altrettanto complicate avventure di Egar Dragonbane, mercenario di etnia Majak, che, una volta tornato dalla guerra, nel suo nuovo ruolo di capo clan nomade mostrerà una libertà di costumi invisa ai suoi fratelli e alla sua gente.
Vicende che scorrono parallele per centinaia di pagine fino al momento nel quale i tre ex commilitoni, fuggitivi da situazioni molto pericolose, si ritroveranno insieme, con Sherin la cugina di Ringil sottratta agli Dwenda, un feroce popolo guerriero che si pensava scomparso millenni prima ma che, tornando da un universo parallelo, è venuto a minacciare gli umani infiltrandosi nei loro territori e godendo di insospettate complicità. Mentre tra gli uomini il sempre vivo desiderio di potere pare riaccendere la tensione tra la Lega del Nord e l’Impero Yhelteth, lo scontro tra i Dwenda, i “fantasmi della palude”, e i sodali di Ringil rappresenterà solo l’inizio di nuovi massacri e di una nuova saga: A Land Fit For Heroes. Il mondo di Richard K. Morgan, come spesso capita nei fantasy, nella sua vaghezza difficilmente si può assimilare a qualche periodo storico realmente esistito o ad una geografia conosciuta. A grandi linee semmai qualcosa tra il medioevo, l’oriente, le lande scozzesi e le steppe asiatiche. Tutto è lasciato alla fantasia del lettore che, al di là dei nomi, ha la possibilità di immaginarsi un’ambientazione molto più reale di quanto può emergere dalle pagine del romanzo.
E fin qui tutto nella norma. Le cose cambiano e molto se andiamo ad analizzare il linguaggio, la descrizione dei personaggi e dei loro vizi. Se nel campo della fantascienza conosciamo il genere steampunk, che introduce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica, parimenti nel caso di “Sopravvissuti”, romanzo con velleità di fantasy moderno, se non vi troviamo anacronismi tecnologici (salvo forse la presenza del “crystal”, uno stupefacente consumato in quantità da Ringil e Archet e che sa tanto di acido e droga sintetica), sicuramente il linguaggio volutamente triviale, i monologhi interiori, l’insistere su descrizioni oscene, temi come la corruzione, l’omosessualità, la dipendenza dalle droghe, lo schiavismo, ci riportano a qualcosa di molto vicino a noi, magari ai bassifondi delle nostre metropoli contemporanee, ed altrettanto lontano dal quell’ambientazione medievale, o alto medievale, che sembrava tagliata così bene per i romanzi di George Martin e Robert Howard. Altro aspetto volutamente sui generis, almeno per i parametri del fantasy fino ad ora conosciuto, è rappresentato da alcune pagine dove l’autore si sbizzarrisce con descrizioni che sanno tanto di splatter, ad esempio quando, proprio all’apertura del romanzo, Ringil uccide i coprofiti intenti a spolpare carcasse umane in un cimitero.
Vi troviamo delle pagine “horror” che, se solo un po’ più insistite, avrebbero reso “Sopravvissuti” del tutto degno della collana originaria della Gargoyle e non di quella “Extra”. Probabilmente Richard K. Morgan con la sua opera ha voluto innanzitutto proporci qualche ora di intelligente intrattenimento, seppur in maniera innovativa, e quindi è forse eccessivo ricamarci sopra chissà quali messaggi reconditi; ma certo è che i personaggi di Ringil, Archet e Egar, con i loro vizi e piccole o grandi perversioni, mostrano una complessità psicologica e una serie di contraddizioni nei rapporti con i loro simili che credo possano essere definiti a pieno titolo degli “antieroi”. A questo punto, a fronte di un finale sanguinoso che lascia inevasi molti interrogativi, non possiamo che attendere il secondo capitolo della saga di A Land Fit For Heroes.
Edizione esaminata e brevi note
Richard K. Morgan è nato a Londra nel 1965. Ha insegnato inglese fino alla pubblicazione di Bay City (Nord, 2006), suo esordio nel cyberpunk. Il romanzo viene opzionato per il cinema dai produttori di Matrix e conquista il “Philip K. Dick Award”. Seguono Angeli spezzati (Nord, 2005), e Il ritorno delle furie (Nord, 2008). Altra sua opera il thriller Black Man del 2007, vincitore dell’“Arthur C. Clark Award”. Sopravvissuti è il primo episodio della saga fantasy A Land Fit For Heroes.
Richard K. Morgan, Sopravvissuti, Gargoyle (“Gargoyle Extra”), Roma 2012, pag. 496
Luca Menichetti. Lankelot, maggio 2012
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