“Passione in tre atti”. Questo il sottotitolo del libro di Yehoshua. Gli atti di una “passione” che si fa viaggio, espiazione e pellegrinaggio esistenziale.
La vicenda muove dal senso di colpa. Gerusalemme. In un giornale locale sta per uscire un articolo in cui si accusano i responsabili di una grande azienda di mancanza di umanità: il cadavere di una donna, deceduta a seguito di un attentato kamikaze, priva di documenti, a parte il cedolino aziendale, è abbandonato nell’obitorio dell’ospedale da alcuni giorni senza che nessuno, sul luogo di lavoro, si sia accorto della sua assenza.
L’anziano direttore della ditta chiede spiegazioni al responsabile delle risorse umane. Lui dovrebbe sapere chi è quella donna e perché nessuno si sia reso conto del fatto che non venisse a lavoro da qualche tempo. Inizia una sorta di indagine: Julia Regajev, questo il nome della vittima, è stata allontanata dal suo posto di lavoro senza che l’ufficio del personale ne fosse messo al corrente. Tecnicamente, quindi, non è più una dipendente dell’azienda. Nonostante questo, il responsabile delle risorse umane si ritrova ad essere anche il responsabile del destino della salma della donna morta. E’ stato lui ad aver sottoposto Julia ad un colloquio di lavoro, è stato lui ad assumerla, è lui che, ora, non ricorda neppure che faccia avesse né se fosse bella come tutti si ostinano a rammentare. Una mancanza che si fa personale e quasi intima. La coscienza di un’indifferenza che, considerando le drammatiche circostanze, si trasforma in un grave senso di colpa. Il responsabile delle risorse umane, sulla spinta del direttore, preoccupato per la reputazione della sua ditta, e di avvenimenti sempre più pressanti, deve riscattarsi, vuole rimediare all’errore. Parte per un viaggio ed accompagna la bara con Julia Regajev nella sua terra natale. Perché Julia, un’ingegnere, è una straniera giunta a Gerusalemme per un motivo che nessuno sa spiegare. Ha accettato di fare la donna delle pulizie pur di non abbandonare quella città, come invece hanno fatto il suo ex marito e suo figlio. Gli eventi conducono il responsabile delle risorse umane ad avvicinarsi ad una terra gelida e sconosciuta, ad una serie di personaggi particolari e, soprattutto, alla ricerca di un significato che dia davvero la misura e il senso a tutta la vicenda e anche oltre.
Nessuno dei personaggi de “Il responsabile delle risorse umane” ha un nome. Tranne la donna morta. Una presenza muta e carica, la sua, e, forse, proprio per questo, bisognosa di essere alleggerita da un nome. Anche i luoghi sono sfumati e vaghi. L’autore ce li descrive ma non li nomina e ci si rende conto, come lettori, che non è poi così necessario avere riferimenti né denominazioni puntuali. E’ l’aspetto surreale, e a suo modo affascinante, del libro di Yehoshua. L’attenzione e la narrazione si spostano dalle pagine dedicate direttamente al racconto del responsabile delle risorse umane a dei brani in corsivo che, come inserti corali, ci fanno guardare la vicenda con altri occhi e la descrivono con altre voci. Un’angolazione narrativa parallela e distinta.
Chi è abituato a libri veloci e scorrevoli, probabilmente troverà “Il responsabile delle risorse umane” un testo un po’ faticoso e, comunque, diverso dalle altre opere dello stesso autore. I lettori più allenati, invece, sapranno godere della complessità e della laboriosità dell’opera, del suo dilungarsi o del suo procedere per minuzie e dettagli.
La scelta del tema della colpa e della sua necessaria, consapevole espiazione è legata, immagino, alla cultura ebraica di cui Yehoshua è uno dei più illustri rappresentanti contemporanei. C’è sempre un castigo per chi sbaglia, una redenzione da conquistare per chi non ha compiuto il proprio dovere nel migliore dei modi. E in tempi in cui tutti, più o meno, tentano, e spesso riescono, a sollevarsi dai propri obblighi, leggere una storia in cui il senso di responsabilità è così profondo, viscerale e imprescindibile, può essere entusiasmante. Umanamente parlando.
Edizione esaminata e brevi note
Abraham Boolie Yehoshua è nato nel 1936 a Gerusalemme. Si è laureato presso la Facoltà di Filosofia e Letteratura Ebraica alla Hebrew University di Gerusalemme. Dal 1963 al 1967 Yehoshua è vissuto e ha lavorato a Parigi come Segretario Generale dell’Unione Mondiale degli Studenti Ebrei. Rientra nel suo paese natale nel ‘67 e pochi anni più tardi inizia ad insegnare Letteratura Ebraica e Comparata all’Università di Haifa. Insieme ad Amos Oz, Abraham Yehoshua è considerato uno dei rappresentanti più importanti della letteratura israeliana moderna.
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