Alessandro Sesto, nella prefazione al libro, ci racconta come davvero Davide Predosin, l’inventore di “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto”, e Carlo Sperduti, l’autore di “Un tebbirile intanchesimo e altri rattonchi”, si siano scambiati delle lettere – immaginiamo delle mail – e poi da questo carteggio sia scaturito con estrema naturalezza “Lo Sturangoscia”. Una bella idea questa di suscitare una sorta di rivalità tra due scrittori che hanno già dato dimostrazione di maneggiare con disinvoltura storie anarchiche e surreali; e che così, senza accordi preventivi su trama e struttura, hanno potuto pubblicare un romanzo epistolare che è soprattutto amalgama letteraria di fantasie bizzarre e di esperimenti linguistici. Intendiamoci: come già rilevato con “Un tebbirile intanchesimo” e “Un gufo rotto”, se ci azzardiamo a parlare di “surreale” non vuol dire mettere in mezzo il surrealismo come movimento culturale oppure evocare precedenti particolarmente illustri: la netta impressione è che Predosin e Sperduti, col loro “Sturangoscia”, innanzitutto si siano divertiti e abbiano poi voluto coinvolgere i loro lettori.
Lo scambio epistolare, tra diversi personaggi, è chiaramente tutto incentrato “lo sturangoscia”, un nome che dice già molte cose: l’invenzione del ”gioviale alcolizzato”, Filottete Vasca”, è ancora da perfezionare ma ha del prodigioso. E’ infatti uno strumento “in grado di estirpare dall’organismo umano quello spiacevole e indefinito senso di disagio che spesso spinge le persone, tra le altre cose, a occuparsi di questioni ultime”. In altri termini una vera e propria pompa che estirpa dal gargarozzo l’essudato putrido di anx, e così le angosce fisiche e metafisiche che ammorbano l’esistenza. Guai però ad abusare di drenaggi, pena un tracollo inglorioso fatto di apatia e poi di morte per noia. Un’invenzione quindi tanto prodigiosa quanto pericolosa e che, in mano a personaggi inesperti e vogliosi di drenarsi, non potrà che causare problemi molto seri.
L’unico in grado di gestire davvero il pompaggio sturangoscia è Filottete Vasca, che però, dopo il furto del suo strumento salvifico, si ritrova minacciato da una misteriosa Istituzione e, sempre in contatto epistolare col suo postino Girolamo Mercuriale Trincavella, è costretto a tagliare la corda. Da qui gli incontri con i meteorologi dell’isola di Marion, ridotti allo stato ferino, con Gelisio Sangemini, il probabile figlio alcolizzato del magnate dell’acqua minerale Ottorino Sangemini, con Camilla che, malgrado il nome, viene trattato da subito come un “lui”, con George Lentil, il pizzicagnolo di Castramonici d’Abruzzo, con degli enigmatici cromoinvestigatori, ed altri personaggi non proprio ordinari. L’epilogo, con tanto di colpo di scena (se si può parlare di colpo di scena in questa sarabanda di pazzi) presso il sanatorio Kilchberg, ripropone gran parte dei destinari e mittenti delle lettere, ora mostrati con identità parzialmente diverse, ed oltretutto con la presenza dei possibili editori del libro. L’escamotage finale, che tra l’altro ci ha ricordato l’autorecensione di “Un tebbirile intanchesimo e altri rattonchi”, è messo nero su bianco mediante il particolarissimo contratto d’autore dello “Sturangoscia” letterario: “Non sottovaluti, l’Autore, l’intelligenza del Lettore, il quale di certo si accorgerebbe che il ribaltamento di situazione, il cambio di prospettiva, la distanza di tempo e la messa in discussione dell’affidabilità di uno dei principali narratori sono scappatoie comode, deus ex machina mal congegnati per affrancarsi dallo sforzo di costruire un finale che di rimanga al di dentro della situazione data e che non lasci la trama, in sostanza, insoluta, trasportandola forzatamente altrove” (pag. 96). Un passaggio dai toni seriosi e falsissimi, ma soprattutto coerenti con tutta la costruzione epistolare di Predosin e Sperduti, fatta di divertite assurdità.
Dicevamo di aver voluto leggere “Lo Sturangoscia” senza troppo pensare a precedenti illustri e lo confermiamo: le invenzioni degli autori, tra i Club del travestimento zoomorfo, la Casella Postale Inospitale, l’autolavaggio “Dignitose Autovetture”, la devastante dislessia Girolamo Mercuriale Trincavella (la cosa sembra avere a che fare col “tebbirile intanchesimo”), l’Esimio Editore” ed altri improbabili personaggi, come scrive lo stesso Alessandro Sesto, non si prestano ad essere ricondotti ad “ascendenti o consanguinei letterari identificabili” (pag. 6). Rimane semmai l’impressione che Predosin e Sperduti abbiano approfittato dello “Sturangoscia” per dedicarsi ad alcune perfide allusioni (si veda l’Istituzione e gli arredi sacri). E’ chiaro poi che i due autori non si sono limitati al racconto di situazioni surreali, tali da ricordarci – per esempio – di Maurizio Milani e del suo “La donna quando non capisce s’innamora”. La presenza di un linguaggio a dir poco eccentrico, dalla prima all’ultima pagina, dimostra piuttosto che Predosin e Sperduti hanno voluto usare tutti i mezzi a loro disposizione per fare del loro “romanzo epistolare” un inedito e divertito concentrato di nonsense.
Edizione esaminata e brevi note
Davide Predosin, è nato al Lido di Venezia nel1978. Ha vissuto al Lido, a Mogliano Veneto e a Venezia. Dal 2004 vive e lavora a Roma. “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto” è il suo primo libro. Alcuni di questi racconti sono apparsi, illustrati da Eleonora Marton, tra il 2005 e il 2008, nei quattro volumi del progetto Idiotic Stories for Grown Up Children, per la Loop the Loop Press. Tutti gli altri sono stati scritti tra il 2008 e il 2013. Alcuni sono stati scritti nel 2013 per il Cantiere di Letteratura Notturna dell’HulaHoop Club di Roma.
Carlo Sperduti, è nato nel 1984. Scrive a Roma, dove si occupa di eventi e laboratori letterari. Suoi racconti sono apparsi in antologie edite da CaratteriMobili e Zero91. Per Intermezzi Editore ha pubblicato Caterina fu gettata (2011), Valentina controvento (2013), Ti mettono in una scatola (2014). Per Gorilla Sapiens “Un tebbirile intanchesimo e altri rattonchi” (2014).
Davide Predosin, Carlo Sperduti, “Lo Sturangoscia”, Gorilla Sapiens Edizioni (collana Scarto), Roma 2015, pag. 112. Prefazione di Alessandro Sesto. Copertina di Elisa Macellari.
Luca Menichetti. Lankelot, febbraio 2015
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