Ricapito Francesco

Mamma Li Turchi (e Li Greci) – Parte 5

Pubblicato il: 23 Dicembre 2018

19 luglio 2019 

Superato il confine provo a dormire ma con scarsi risultati, l’arte dell’assopirsi dovunque purtroppo non mi appartiene. L’alba ci coglie durante una pausa presso un autogrill, intorno a noi basse montagne ed un paesaggio molto simile a quello prealpino.

Raggiungiamo Salonicco da nord-est, quando scolliniamo si vede subito il Mar Egeo, azzurro sotto la luce del sole mattutino. Dalla stazione degli autobus prendo un taxi, non so nulla in greco ma dico le due parole chiave che mi ha scritto Maria “Ano Poli – Tsinari”, e che dovrebbero essere sufficienti a raggiungere casa sua. In dieci minuti raggiungiamo quella che sembra la città vecchia, Tsinari per l’appunto, in posizione rialzata rispetto al resto della città. Qui il tassista mi fa scendere, proprio di fianco alle bancarelle di un mercato rionale.

Maria arriva in pochi minuti, ancora in pigiama e con l’aria di una che per alzarsi ha dovuto ricorrere a tutte le sue energie. Neanche se l’avessi fatto di proposito avrei potuto trovare due ospiti più diversi di Selim e Maria, li ho conosciuti entrambi in Tunisia durante uno stage, ma le similitudini finiscono praticamente qui:

Selim è professionale, puntuale, non beve, non fuma, sta attento a quello che mangia, ha idee precise su cosa vuole fare, è metodico, molto religioso, la famiglia è per lui fondamentale e ha una mentalità un po’ da “conservatore”. Maria è uno spirito libero, donna forte, sostiene che le dipendenze vadano coltivate e infatti la mattina è meglio non rivolgerle la parola prima che abbia bevuto un caffè e fumato una sigaretta, studia architettura ma nel frattempo si è occupata anche di teatro, cinema e letteratura, ha vissuto un anno in Marocco, poi è tornata e si è appassionata alla vela, ha un tono di voce inconfondibile ed è una di quelle rare persone che riescono a dire cose sempre interessanti pur utilizzando un numero spropositato di parole.

Camminiamo fino al suo appartamento, attraversiamo il quartiere di Tsinari ed è facile innamorarsene subito: ripide stradine di ciottolato, case e locali colorati con grandi finestre ed infissi in legno, balconi azzurri decorati con foreste di piante, viuzze che salgono e scendono, perfino le poche auto di passaggio sembrano voler fare meno rumore possibile per non rovinare l’atmosfera.

Maria divide l’appartamento con un’altra studentessa che però in questi giorni non c’è e quindi mi ha lasciato la camera. L’arredamento riflette bene lo spirito degli inquilini: pareti colorate, poster, cartoline, adesivi qua e là, un ukulele rosso fuoco sopra il mobile, una chitarra scordata dietro il divano. Regina della cucina e posta in posizione rialzata quasi come fosse un altare, c’è la macchinetta del caffè. Maria si prepara il secondo e me ne offre uno. Con calma si veste, fuma una sigaretta in terrazza e poi usciamo.

Salonicco è la seconda città greca per numero di abitanti e compresa l’area urbana ne conta circa un milione, inoltre è il capoluogo della Macedonia: ma come? La Macedonia non è uno stato? Vero, ma la questione è complicata ed è tornata alla ribalta proprio negli ultimi tempi a causa della trentennale disputa tra Grecia e Macedonia riguardo all’utilizzo del nome di quest’ultima. Storicamente infatti la Macedonia era una regione che comprendeva il nord-est della Grecia, l’attuale Macedonia e parti di Bulgaria, Serbia e Albania. Ecco perché molti greci oggi ritengono un affronto l’utilizzo di quel nome da parte di uno stato che non fa parte della Grecia e per la stessa ragione finora la Macedonia è stata riconosciuta da molti stati solo con la sigla FYROM, che in inglese sta per Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. Questa disputa ha avuto conseguenze più serie di quel che si possa pensare perché la Grecia ha messo il veto all’entrata della Macedonia nell’Unione Europea e nella NATO. Un accordo firmato a giugno 2018 tra i due governi prevedeva di cambiare il nome in Repubblica della Macedonia del Nord, ma il referendum consultivo dello scorso settembre è stato un fiasco e il governo macedone ora sembra intenzionato a provare la via del Parlamento.

Ma perché questa regione è tanto importante? Tra i tanti avvenimenti storici che l’hanno caratterizzata uno domina su tutti: qui infatti nacque Alessandro Magno, più precisamente a Pella, cittadina a pochi chilometri da qui, nel 356 a.C. Salonicco stessa venne fondata nel 315 a.C. da Cassandro, l’allora re dei Macedoni, il quale diede alla città il nome di sua moglie, Tessalonica, sorellastra di Alessandro. In seguito, sotto l’impero romano, Tessalonica divenne un importante centro commerciale sulla via per Bisanzio (alias Costantinopoli, alias Istanbul), importanza che la città mantenne anche quando passò sotto il controllo dell’Impero Bizantino. Durante il Medioevo fu spesso invasa dalle popolazioni slave e diede i natali ai famosi santi Cirillo e Metodio, di cui il primo inventò l’alfabeto cirillico. Nei secoli successivi Tessalonica venne contesa più volte tra musulmani e cristiani ma dal 1430 fino al 1912 fece ininterrottamente parte dell’Impero Ottomano e fu proprio qui che nel 1881 nacque Mustafa Kemal, il padre della Turchia moderna.

Iniziamo la visita dalle rovine del Foro Romano, costruito sopra edifici di epoca ellenistica, fa sempre un certo effetto trovare resti romani lontano dall’Italia. Continuiamo con la chiesa di Agia Sofia, una Basilica dell’VIII secolo famosa per le sue decorazioni interne tipicamente bizantine, soprattutto mosaici raffiguranti vari temi biblici. L’aspetto esterno è piuttosto austero, anche l’interno è più buio e severo delle nostre chiese rinascimentali, la pianta a croce greca dà una percezione dello spazio diversa e molto più chiusa, forse anche a causa della parete che divide l’altare dal resto della navata.

Arriviamo sul lungomare, reso inconfondibile dalla Torre Bianca: oggi è una costruzione isolata ma un tempo faceva parte delle mura difensive. Si pensa sia stata eretta dagli Ottomani tra il 1535 e il 1536 e veniva usata sia come caserma che come prigione per i condannati a morte. Il nome venne utilizzato solo dal 1890, quando ad un detenuto venne proposto d’imbiancarla con la calce in cambio della libertà. Oggi ospita un museo civico che Maria decide di farmi visitare: dentro si trovano reperti, foto e modellini interattivi che spiegano la storia della città, tra questi uno mostra l’impressionante livello di devastazione causato da un grande incendio che divampò nel 1912 e che distrusse gran parte del centro abitato. Il tutto termina con la bella vista panoramica dall’alto della torre.

La cultura fa venire fame, tempo di assaggiare una specialità locale, la bougatsa: focaccia di pasta ripiena di carne e formaggio oppure di crema e cotta in forno. Optiamo per la prima versione che ricorda decisamente una torta salata.

Continuiamo verso la zona del porto dove ogni anno ha luogo un festival del cinema: la polvere sollevata dal vento non ci dà tregua e così ripariamo di nuovo in una delle strade perpendicolari al lungomare e in breve siamo alla Rotonda di Salonicco, un tempio/mausoleo eretto nel 306 d.C. e trasformato poi in luogo di culto cristiano nei secoli successivi. Viene chiamata così a causa della sua forma e come per la chiesa di Agia Sofia non presenta molte decorazioni esterne.

Passeggiamo pigramente per le strade trafficate della città, ci sono molte biciclette in giro e poche auto. Torniamo sul lungomare e passiamo di fianco al monumento equestre ad Alessandro Magno, proprio qui un gruppetto di nazionalisti greci sta protestando contro l’accordo tra Grecia e Macedonia sul nome di quest’ultima.

Saliamo a bordo di una finta trireme fenicia ormeggiata nei paraggi e riposiamo le nostre stanche membra in compagnia di una birra. La sera c’incontriamo con un paio di amici di Maria, studiano entrambi ingegneria, parlano bene inglese e mi fanno sentire subito a mio agio. Io praticamente non dormo da 48 ore e quindi quando torniamo a casa ci metto pochi minuti a collassare in un sonno profondo e tranquillo.