“Come ragazzina degli anni Cinquanta sei consapevole dei tuoi complessi di inferiorità e preferiresti essere maschio. Questo desiderio fa sì che non sposerai mai la causa del femminismo più intransigente. Gli uomini sono gli attori più importanti dell’umanità. […] E poi i padri stravedono per i figli maschi, che possono fare ginnastica mezzi nudi sotto il sole, non devono portarsi dietro ridicoli accessori come le borsette, né mettersi il rossetto sulle labbra o tenere la pancia in dentro, non devono neanche indossare un corsetto, come invece fa tua madre, una specie di strumento di tortura con stecche che lasciano sull’addome impronte verticali. Una maschera addominale“. Come ragazzina degli anni Cinquanta, Louise, protagonista e voce narrante in seconda persona singolare di “Veloce la vita”, conosce le regole di famiglia e cresce percependo il disagio di una madre che deve chiedere ogni giorno al proprio più che parsimonioso marito i soldi per la spesa e che ha scoperto da adulta di non essere la vera figlia dei suoi genitori. Come ragazzina degli anni Cinquanta, Louise conosce la bellezza della lettura e, un po’ alla volta, viene persino a sapere che prima della sua nascita ci sono state due guerre mondiali. “I tedeschi erano i cattivi, ma se ne parla malvolentieri, men che meno con voi. Per principio con i bambini non si parla di sesso e di guerra. La Francia è stata liberata quindici anni fa, per te un arco di tempo incredibilmente lungo che si inserisce in un flusso temporale continuo, scandito a intervalli regolari dalla conquista della Gallia, da Giovanna d’Arco e dalla Rivoluzione del 1789“.
La scelta della narrazione in seconda persona è senza dubbio piuttosto singolare. Una modalità di scrittura che permette una vicinanza e un’intimità che, probabilmente, neanche i racconti in prima persona possono consentire. Tra chi narra e chi legge, infatti, sembra instaurarsi un contatto fatto di confidenza, di condivisione e persino d’affetto. La sensazione è che ciò che accade a Louise debba toccare e coinvolgere anche il lettore che si ritrova inevitabilmente implicato in ogni vicenda. Quel “tu” così presente e così autentico stabilisce una strana e affascinante partecipazione che raramente capita di percepire durante la lettura di un libro. “Veloce la vita” è un romanzo anche se non ci si deve sforzare granché nell’immaginare quanta realtà personale la Schenk abbia trasportato in queste pagine. Le assonanze tra le vicende del personaggio Louise e quelle della scrittrice Sylvie Schenk traspaiono in numerose circostanze. Louise non vive esperienze fantasmagoriche ma un’esistenza comune: cresce, studia, si innamora, si sposa, cambia Paese e anche lingua. Non ci sono eventi particolarmente sconvolgenti. Nulla che stravolga o atterrisca: è la normalità che trova fascino grazie a una buona scrittura.
Il passato, che poi è passato solo da un paio di decenni, sembra comunque proiettare le sue ombre confuse su chi, come Louise e i suoi amici, non ha vissuto bombardamenti né aggressioni né dominazioni straniere. I genitori vogliono risparmiare ai loro figli ogni dolore evitando di raccontare ciò che è stato. Eppure ci sono ragazzi come Henri che non vogliono cancellare né lasciar scivolare via alcuna colpa. Henri, il giovane talentuoso pianista che Louise conosce in un locale di Lione, la città in cui ha scelto di studiare, ha ben vivo dentro di sé il dolore delle angherie compiute dai nazisti: i suoi genitori sono stati portati via e uccisi. È cresciuto con una nonna che gli ha raccontato fin da subito la verità e con un immenso desiderio di ricerca e di giustizia. Per questo non mostra di avere grande simpatia per Johann, lo studente venuto dalla Germania di cui Louise si innamora e che sposerà.
Trasferirsi in Germania per la nostra narratrice rappresenta un momento di dissonanza rispetto ai voleri paterni, una svolta emotiva e personale estremamente potente. Soprattutto, la scelta di sposare un tedesco e abbandonare la Francia comporta l’esigenza e lo sforzo di imparare una lingua nuova e complessa che, per qualcuno, rimane il simbolo di un esercito di dominatori crudeli e spietati. Louise diventa un’insegnante di francese senza conoscere decentemente la lingua del Paese in cui vive con suo marito. “Sembri ancora una ragazzina, al punto che il primo giorno il bidello ti rimprovera dicendo che alle alunne è proibito usare l’ingresso riservato ai docenti. Il tuo tedesco è così stentato che puoi davvero parlare solo in francese con le tue studentesse. Impari a parlare piano usando frasi semplici, gesticoli molto e durante le lezioni ricorri a diversi oggetti e disegni che abbozzi al momento. I libri dell’epoca sono pieni di lessico e grammatica, il materiale illustrato è scarso e i testi sono talvolta assurdi e noiosi: La classe a quatre murs. Tuttavia insegni con entusiasmo, ti sei affezionata alle tue alunne che ti aiutano a formulare frasi in tedesco. Uno scambio tra sorelle avulso da qualsiasi principio pedagogico. Ma è un metodo che aiuta voi tutte, trenta ragazze e tu, la loro studentessa“.
Un romanzo esistenziale e di formazione, questo. Una storia che segue una vita, quella di Louise. Una vita che va veloce, come spiega anche il titolo. Così veloce e inarrestabile che le persone si ritrovano a essere mature o vecchie senza quasi essersene rese conto. Eppure dentro una vita c’è tanto vissuto e tanto da raccontare per via di quella straordinaria normalità che riempie il quotidiano di chiunque e che, con un certo talento e un bello stile, può tramutarsi persino in buona letteratura. Esattamente come è accaduto a Sylvie Schenk.
Edizione esaminata e brevi note
Sylvie Schenk è nata a Chambéry, in Francia, nel 1944. Ha studiato a Lione e si è trasferita in Germania nel 1966 dove ha lavorato prima come insegnante e successivamente, a partire dal 1976, come scrittrice freelance. Ha pubblicato poesie in francese e, dal 1992, ha iniziato a scrivere in tedesco. È autrice di romanzi e racconti oltre che di libri per l’insegnamento del francese ai tedeschi e del tedesco ai francesi. Vive vicino a Aachen (Aquisgrana) e a La Roche-de-Rame, nelle Alte Alpi francesi. “Veloce la vita”, pubblicato in Italia da Keller editore, è stato scelto dai librai tedeschi tra i cinque libri più belli del 2016.
Sylvie Schenk, “Veloce la vita“, Keller editore, Rovereto, 2018. Traduzione di Franco Filice. Titolo originale: Scimeli, dein Leben (2016).
Pagine Internet su Sylvie Schenk: Sito personale / Wikipedia
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