Ogni tanto vado a curiosare tra i libri elettronici gratuiti presenti sul sito internet di Liber Liber e mi capita di soffermarmi su testi per lo più desueti, dimenticati e ormai quasi introvabili. Proprio come “Essi chiamarono la tempesta” della scrittrice francese Marguerite Bourcet. Non avevo mai sentito nominare né il romanzo né la sua autrice ma il titolo mi ha immediatamente colpita. L’ho scaricato e letto in brevissimo tempo. Si tratta di un’opera risalente ai primi anni Trenta che di questa fase del secolo scorso mantiene le atmosfere, la raffinatezza oltre ad un soffuso e pervasivo conformismo cattolico che, a quanto pare, ha caratterizzato la vita della Bourcet. Una scrittura gentile ed elegante che riproduce alla perfezione il tranquillo ménage di una classica famiglia borghese del primo Novecento, i Saunier. La loro esistenza è stata funestata da un lutto pesante: la figlia Susanna è morta prematuramente per via di un malanno improvviso. A Maria e Luigi, dunque, non rimane che una figlia, Gilberta.
L’armonia dei Saunier appare totale, i due coniugi sono insieme da ventisette anni e provano un sentimento di profondo e reciproco rispetto, oltre a un amore che ha ormai trovato il suo equilibrio più autentico. L’unico cruccio che affligge i due è legato a Gilberta. Attorno alla sua felicità si muovono l’affetto e le costanti apprensioni dei genitori. La ragazza ha già ventisei anni ma, al contrario delle sue amiche, non ha ancora incontrato un bravo ragazzo che la conduca all’altare. Una condizione che, inevitabilmente, attira le chiacchiere della gente, pettegolezzi che non è difficile immaginare “Strano che non sia ancora sposata! Eppure è graziosa. – Non è certo giovanissima – Oh! la trentina non è lontana; è tanto che la si vede!… Probabilmente ci deve essere una ragione perché resti zitella. Forse una tara in famiglia. Peccato, perché è proprio bellina …I Saunier sono persone rispettabili e sul loro conto non c’è mai stato nulla da ridire… almeno ch’io sappia. – Ma quella sorellina morta tisica vi par nulla? – Si sa bene che quelle malattie sono ereditarie. – Formare una famiglia con una malata di polmoni non è certo incoraggiante per un giovanotto”.
Maria, madre preoccupata per una figlia dal destino che pare segnato, condivide con suo marito un piano per favorire un possibile incontro tra Gilberta e qualche bravo ragazzo che la sposi. “Bisogna agire e subito; s’è aspettato anche troppo. Ho pensato di portare Gilberta in villeggiatura. È tanto carina che certo farà colpo, e siccome nessuno ci conosce, se un giovanotto la nota non gli potranno raccontare inesattezze sul nostro conto con questa stupida storia della salute che rompe le uova nel paniere”. Luigi, neanche a dirlo, è d’accordo con sua moglie e i tre, dando fondo ai risparmi di famiglia, si recano in vacanza presso una rinomata località sperando che qualcuno venga colpito dalla graziosa Gilberta fino al punto di volerla sposare. Il cielo sembra dare ascolto ai desideri dei Saunier visto che, in effetti, la ragazza conosce e attrae Roberto Salêve, un giovane ingegnere parigino, interessante e di bell’aspetto che lavora nel business delle automobili.
Ovviamente tra Roberto e Gilberta scatta presto la scintilla. Lui ha un temperamento passionale e, in breve, la chiede in moglie. Maria e Luigi sono al settimo cielo non solo perché vedono la propria figliola finalmente innamorata e entusiasta ma, soprattutto, perché potranno sfoggiare un genero affascinante e ricco mettendo a tacere le malelingue di paese. “Che rivincita su tutti quelli che l’hanno disprezzata, su quelle smorfiose amiche sue che si credono chi sa che perché hanno sposato avvocatucci e scribacchini da nulla!”. La buona fede dei Saunier li conduce a vagheggiare placidamente a occhi aperti. Nulla sembra scalfire il loro sogno di poter ammirare la bella Gilberta in abito bianco mentre si reca verso l’altare per pronunciare il fatidico “sì”. Un dettaglio, però, viene improvvisamente a rabbuiare la candida immaginazione di Maria e Luigi. Dopo aver letto la richiesta di matrimonio scritta da Roberto, i due genitori sapevano che il giovane fosse stato già sposato ma, in totale buona fede, avevano dato per scontato che fosse vedovo. Mai avrebbero immaginato che Roberto fosse addirittura divorziato. Un incubo che prende forma insieme a una decisione repentina: Gilberta non potrà più sposare il suo fidanzato.
“Mai una Saunier ha appartenuto a un uomo senza essere passata per la chiesa, e non è certo la nostra figliuola che deve cominciare. È il rispetto della tradizione e dell’ordine che ora li guida, anche più delle leggi divine, anche più del dolore di concedere la figlia a un uomo divorziato ed introdurla necessariamente in un ambiente senza principi morali. Culto della tradizione stabilita che al medesimo tempo la forza e la debolezza della borghesia francese; forza perché si appoggia sul potere dei secoli e dei morti, debolezza perché, se non è alleata a sentimenti superiori, è impotente a lottare da sola contro le attive potenze della passione e della vita”. I saldi principi morali e religiosi dei Saunier non lasciano spazio a discussioni. Gilberta deve sposarsi solo ed esclusivamente al cospetto di Dio. Niente di meno. Ma con Roberto, uomo divorziato, ciò non è possibile.
Quanto vale la felicità di Gilberta? Più o meno delle regole familiari, etiche, religiose tradizionali? Cosa potrebbe mai dire la gente di fronte a uno scandalo di tale portata? I dorati sogni dei Saunier devono fare i conti con questioni che mai avrebbero voluto affrontare. La pena per il dolore di una figlia può però condurre a stravolgere ogni criterio etico e ogni convinzione. Un affronto verso se stessi, verso il dovere, verso l’ordine dato che, come scoprirà Maria, non può che attirare la tempesta, ossia il degrado, la corruzione e la piena infelicità. Il primo passo verso il decadimento morale non può che condurre a una voragine di ulteriori degenerazioni e disfacimenti così che il male presente non è da considerarsi altro che la punizione per un colpa compiuta in precedenza.
Il fulcro della storia che la Bourget ha intessuto in “Essi chiamarono la tempesta” è rappresentato dalla dolorosa consapevolezza, maturata nell’animo di una madre, di aver causato grande infelicità per pura vanità personale. Una mescolanza fatale di gravi peccati che il Signore punisce amaramente piombando i peccatori nell’inferno della perdizione. Le conseguenze di atti compiuti sventatamente si pagano con immancabili dosi di sofferenza. Non è un caso che, alla fine, Maria si ritrovi al cospetto di un sacerdote che cerca di trovare per lei consolazione anche nella catastrofe. “Per il suo caso, signora, mi sembra che ella dovrebbe ringraziare Dio perché la logica stessa della sua colpa l’ha condotta a scontarla fin d’ora, lasciando intatte le sue eterne speranze […] a me pare che lei sia di quelle anime la cui molla vitale è l’amore, si consoli pensando che, col suo soffrire, non solo riscatta misteriosamente la sua colpa, ma anche quelle dei suoi cari…”. Maria si convince che gli eventi nefasti siano legati a colpe tutte sue e che a lei tocca espiare anche per altri. Così è scritto.
Edizione esaminata e brevi note
Marguerite Bourcet è nata a Dole il 26 agosto 1899. È una scrittrice francese a cui si lega soprattutto un libro intitolato “Un couple de tragédie: le duc et la duchesse d’Alençon”, pubblicato nel 1939, che racconta, per l’appunto, la tragedia della duchessa d’Alençon, la sorella preferita dell’Imperatrice d’Austria Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi. La Bourcet, per le tematiche dei suoi scritti, è spesso classificata come una scrittrice cattolica. Marguerite Bourcet è morta giovanissima, a 39 anni, a causa di un cancro.
Marguerite Bourcet, “Essi chiamarono la tempesta”, Istituto di Propaganda Libraria, Milano, 1936. Traduzione di Maria Freschi Borgese. Titolo originale “Ils appelèrent la tempête”.
Pagine internet su Marguerite Bourcet: Wikipedia / Babelio / Bibliothèque Nationale de France
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