George Perkins Marsh (1801-1882): un uomo il cui nome, lo confesso, non conoscevo. E probabilmente a lui la cosa non sarebbe dispiaciuta più di tanto. Il ritratto di questo personaggio dimesso ma iperattivo, pigro ma vulcanico, che emerge dalle pagine de L’ambasciatore delle foreste di Paolo Ciampi (Arkadia Editore), è perfettamente intonato con questa premessa. Tutta la vita del primo ambasciatore degli Stati Uniti nell’Italia postunitaria, nonché pioniere degli studi di ecologia e cultore della natura e del viaggiare a piedi, fu ispirata da una vocazione tranquilla ma tenace, che potrebbe ben riassumersi nel noto ossimoro latino – attribuito all’imperatore Augusto – del Festina lente (“affrettati lentamente”).
Un uomo tranquillo, appunto, nato e cresciuto nel verde Vermont, apertosi a un primo, felicissimo amore coniugale, sia pur conclusosi tragicamente, e ricco di una molteplicità di interessi culturali (su tutti, le lingue) e di attività economiche (raramente, purtroppo, di successo), e quindi membro del Congresso e ambasciatore americano in Turchia e in Italia.
Paolo Ciampi tratteggia le varie fasi della sua vita in un romanzo biografico dai toni lievi e sensibili, capace di delineare il ritratto di un’anima semplice ma intimamente inquieta, ben presto innamoratasi dell’Italia (dove verrà con la seconda moglie), risiedendo prima a Torino, e in seguito, quando diverrà la capitale del Regno, a Firenze. È in questi luoghi che matura la sua passione per la montagna, i boschi e il camminare. Prima con le Alpi, poi con Vallombrosa (dove morirà) e gli stessi dintorni di Firenze – dove risiede a Villa Arrivabene, a breve distanza dai colli fiesolani.
Proprio la zona dove abita l’autore, che per questa ragione riesce efficacemente a unire alla biografia di George la propria “bio-autografia”, ovvero il ritratto di se stesso mentre ne scrive, e il suo rapporto con queste strade, le campagne circostanti e l’eterna tentazione della pigrizia, sempre in attesa di chi scrive (e pensare che lui che è un uomo attivissimo, proprio come Perkins Marsh). Quella benedetta pigrizia grazie alla quale l’ambasciatore statunitense, divagando in mille direzioni, finirà per diventare un erudito a tutto tondo, a parte la sua stessa, eccellente carriera diplomatica. Così arriverà a scrivere Man and Nature, caposaldo degli studi ecologistici su scala mondiale. Dimostrando così, ante litteram, la fondatezza della massima di John Lennon (dalla canzone Beautiful Boy) “Life is what happens to you while you’re busy making other plans” (“La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri progetti”).
Paolo Ciampi ci offre una lettura coinvolgente e poeticamente armoniosa, capace di coinvolgerci e di farci sentire in mondi remoti (nel tempo e, a volte, nello spazio), ma in fondo non troppo. Eppure, nonostante questo approccio rispettoso e delicato, apre molte finestre anche su scenari interiori drammatici e vertiginosi, che fanno percepire vividamente come il confine tra la personalità letteraria di chi è vissuto in epoche lontane e il nostro, relativissimo e inquinato presente, sia assai labile, se non illusorio.
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Ciampi, scrittore e giornalista, è autore di numerosi libri di viaggio e biografici. Direttore dell’Agenzia di informazione della Regione Toscana, ha pubblicato, tra le altre cose, L’uomo che ci regalò i numeri (Mursia), sulla figura del matematico di Leonardo Fibonacci, Un nome (Giuntina), sulla vita della scienziata vittima dell’Olocausto Enrica Calabresi, Il sogno delle mappe (Ediciclo) e Cosa ne sai della Polonia (Fusta). È un cultore della natura e del viaggiare a piedi, temi centrali in tutta la sua produzione letteraria.
Paolo Ciampi, L’ambasciatore delle foreste, Arkadia Editore, 2018.
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