“Perché le donne intelligenti sono stupide in amore?”
Quante volte ci si trova di fronte al parallelismo tra intelligenza femminile e predestinata solitudine. Mi sono sempre chiesta cosa voglia significare. Forse, sottintende che le donne che hanno una sana vita di coppia sono – sotto sotto – un po’ stupide? E non è vero che esistono diverse forme di intelligenza, tra cui quella emozionale? Certo è che non è raro vedere donne talentuose e brillanti, forti e ambiziose nella vita e sul lavoro, scivolare nel vortice della stupidità quando si tratta di relazioni amorose.
È quello che succede a Paola Tavella, autrice e protagonista dell’autobiografia immaginaria nel suo libro: Il sesso magico. Perché le donne intelligenti sono stupide in amore, edito da Sonzogno.
Colta, femminista e piena di interessi, Paola è una donna sulla soglia della menopausa, bruna, riccia, ruota i fianchi mentre cammina, proporzionata e forte, ma irrimediabilmente grassa, e tuttavia capace di piegarsi come un fiore, grazie alla quotidiana pratica dello yoga. Due figli, un divorzio e l’irriducibile attrazione per uomini che sappiano mettere le mani nella terra e accendere una stufa a legna… uomini come Brenno.
Brenno, popolare in giovinezza — quando scatenato e promiscuo predicava l’amore libero ed era il più figo del liceo — è ormai un uomo sfiorito: pelle cascante, gambe secche, coperto di rughe, e con l’unica aspirazione di ritirarsi in un rudere di campagna senza termosifoni a coltivare l’orto e allevare asini. Eppure ancora dotato di un fascino controverso, tanto che Paola ne resta irretita.
Nonostante la riluttanza di lui a presentarla ai suoi amici e a fare qualsiasi cosa che esuli dallo stare a letto, lei lo assurge al ruolo di fidanzato.
Ma una sera di giugno, Brenno esce di strada con la vespa e finisce in ospedale in condizioni disperate. Lì si presentano la moglie e l’amante. Innumerevoli donne del passato ricompaiono per tenergli la mano e portargli dolcetti. Gli si aduna attorno una corte femminile. Paola si rende conto di essere agli occhi di tutte “la Signora Nessuno”. La vera natura di Brenno è ora limpidamente esposta. Malgrado ciò, lei lo accoglie in casa quando lo dimettono, lo aiuta economicamente, lo accudisce con abnegazione, arrivando persino a lavargli i piedi, giacché lui non riesce nemmeno a chinarsi. Crede che ora Brenno, oltremodo malridotto e vulnerabile, le si affidi totalmente, le sia fedele. E si espone a una delusione cocente, che la porterà al limite della follia.
Storia già sentita? Direi proprio di sì. La Tavella descrive uno dei più classici pattern disfunzionali nei rapporti tra uomo e donna: da una parte l’uomo che sfrutta e inganna, dall’altra la donna che, nel tentativo di soccorrerlo/salvarlo, si fa vittima. L’autrice rende questo paradigma in tutta la sua cruda banalità. Per questo, forse, è così facile identificarvisi, e la storia di Paola è la storia di molte.
Paola non si raccapezza nei suoi sentimenti. Lontana dall’affidarsi al silenzio interiore, trotta da un’amica all’altra in cerca di consigli. E ne riceve dei più disparati: prendi la salsiccia e non il porco – smetti di credere all’amore – l’amore è un trucco inventato dagli uomini per non fare il bucato…
Si confida col “magnifico Apriliano”, amico fidato, il quale le svela una regola “semplice ma vera”: se un uomo ha la faccia da bastardo, probabilmente è un bastardo.
E pende letteralmente dalle labbra di Guru Dev, maestro di kundalini yoga e grande guaritore messicano, con tanto di barba e turbante, che con una sorta di interlingua fra l’italiano e lo spagnolo, la rende depositaria di un disvelamento folgorante: “l’hombre è sostanzialmente infedel” (pag.60)
In buona sostanza, gli uomini sono tutti uguali e tradiscono sempre le mogli e le fidanzate.
Guru Dev legge attraverso i numeri la condizione karmica delle anime, sentenzia e profetizza, attinge alla più limpida saggezza per distribuire ammonimenti, ma infine si confessa:
tutte le donne che stanno con me soffrono – sono uno stronzo.
Paola è sconcertata. Guru Dev non è altro che un uomo, con le stesse debolezze, con gli stessi problemi di tutti. D’altra parte, dice lui, è l’insegnamento, non chi lo trasmette, ad essere sacro. Tuttavia, l’idea che anche il suo supremo saggio di riferimento sia un disgraziato con le donne priva Paola di ogni residua speranza. Non resta che la via verso una definitiva disillusione.
Il dolore per l’ennesima delusione amorosa porta la protagonista di questo racconto a riflettere su vicende d’infanzia che potrebbero aver compromesso il suo rapporto con gli uomini.
“La disponibilità all’abuso era impressa dentro di me” (pag.126)
Anni di psicanalisi e di ricerca interiore non hanno modificato i suoi comportamenti nevrotici. Eppure, lei prosegue nella continua e disciplinata lotta per l’elevazione spirituale: pratica yoga, medita con intenzione incrollabile, da vera guerriera, nonostante i tracolli personali, che mostrano che la guarigione dell’anima è meta lontana.
E non è proprio questa, in fondo, la vera sostanza della pratica spirituale? Non un mezzo orientato a un risultato, ma uno stile di vita incentrato essenzialmente sull’amore di sé. Un luogo entro il quale non esistono santi o illuminati, ma persone comuni, con le loro difficoltà, eppure con lo sguardo sempre rivolto alla consapevolezza.
Ambientato principalmente tra Genova e Roma, il racconto di Paola Tavella è ironico e autocritico, trascina il lettore in un turbinio di paranoie, gelosie, sensi di colpa, dipendenza, rabbia, sospensione, il cicaleccio delle amiche che dicono la loro stringendo la protagonista in una rete di generalizzazioni, tutto rende fedelmente ciò che può accadere quando si perde la bussola in amore.
Dal filone narrativo principale si dipartono poemetti e massime di saggezza, ricordi e frammenti di vita, momenti drammatici di una Genova alluvionata. Parti che ho trovato interessanti, sebbene talvolta troppo scollate dal resto.
Non posso svelare quale sia il “sesso magico”, per non privare il lettore del piacere della sorpresa. Basti sapere che il libro ha un approccio scanzonato e non si prende troppo sul serio.
Edizione esaminata e brevi note
Paola Tavella genovese, giornalista, scrittrice, istruttrice di kundalini yoga e meditazione – ha sempre lavorato per quotidiani e riviste, ed è stata per due volte portavoce del ministero per le Pari opportunità. Ha scritto Il prigioniero con Anna Laura Braghetti (Mondadori 1998, Feltrinelli 2003), Gli ultimi della classe (Mondadori 2000, Feltrinelli 2007), I nuovi italiani con Livia Turco (Mondadori 2005), Madri selvagge con Alessandra Di Pietro (Einaudi 2006), Deadflowers con Agostino Toscana (Bookabook 2016). Madre di due figli maschi, vive a Roma con il suo ultimo cane, un bassotto a pelo lungo.
Paola Tavella, Il sesso magico. Perché le donne intelligenti sono stupide in amore, Sonzogno, 2019.
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