Già solo il titolo dell’ultimo libro di Paolo Miorandi, e soprattutto il sottotitolo, richiamano l’attenzione di un pubblico particolare, non necessariamente già definito nel numero, perché dopo questa lettura mi auguro aumenti, ma nel gusto letterario. Sto parlando degli estimatori di Robert Walser, scrittore svizzero dal destino poco luminoso durante l’esistenza, in seguito recuperato e giustamente collocato accanto a Musil e Kafka, tanto per fare due nomi di “grandi scrittori di lingua tedesca”. Personaggio instabile, non solo per le numerose residenze, ma quasi per un’incapacità volontaria di dare punti fermi alla propria esistenza: poco dopo i cinquant’anni Robert Walser fu ricoverato presso la clinica psichiatrica di Waldau a Berna prima, e al sanatorio di Herisau poi, dove ne passerà quasi altri trenta, senza clamori e senza più scrivere.
Paolo Miorandi, conoscitore profondo dell’autore svizzero, ripercorre in un diario affascinante e coinvolgente il doppio binario degli anni di Herisau e un proprio personale percorso, una vera passeggiata walseriana per ritrovare se stesso, le ragioni di una vita, la gratitudine per abitarla ancora, la vita. Walser viene raccontato invece a partire dalla morte improvvisa che lo coglie nella neve, a poca distanza dalla clinica, il giorno di Natale del 1956, all’indietro fino al primo ricovero.
Sette capitoli, come i sette passi che lo scrittore compie prima di cadere affondando nel bianco, come i sette ritratti di Walser enumerati da G.W. Sebald. Scopriamo così le manie, la normalità, il dolore di un disconoscimento pubblico, la gratitudine per l’interesse mostrato da Carl Seelig (che con lui si intratterrà svariate volte, raccogliendone i pensieri), il senso di estraneità e solitudine che questo vagabondo stempera solo camminando.
Miorandi compie il proprio pellegrinaggio al termine di un momento difficile della vita, anche lui deve riannodare qualche filo sciolto, si sente affine allo scrittore di cui ricalca i passi, quasi entrando nelle tracce lasciate da Walser durante le sue escursioni (“Questo viaggio sarà il mio atto di penitenza e ringraziamento. Dovrò inventarmi un cammino che sia allo stesso tempo di memoria e oblio, perché il dolore chiede di ricordare e la guarigione di dimenticare. Mi muoverò a ritroso partendo dal segno che il corpo ha deposto sulla neve. Indietreggiando lascerò a ogni passo un’orma davanti a me”, p. 10).
Verso il bianco è un piccolo libro prezioso, scritto con molta profondità, con molto affetto verso un Walser meno noto, quello degli anni silenziosi, quello per il quale non ha più senso scrivere, quello che vive in manicomio come a casa sua, adottandone orari e usanze, rifiutando ogni privilegio.
Miorandi ripete la strada di Walser. Si ferma a guardare le persone che passano per strada, entra in una libreria a disquisire sullo scrittore, fa visita a Walser a casa di lui, alla clinica, lo accompagna in passeggiata come Seelig, raccoglie le confidenze dei vicini e della sorella subito prima del ricovero, lo accompagna nel girovagare campestre, ne immagina amicizie e dialoghi… con Walser percepisce colori, profumi, e ci restituisce la semplicità e la grandezza di questa figura che è stata uomo prima che scrittore e artista.
Un pregio non piccolo di questo delizioso scritto pubblicato da Exòrma nella collana Scritti Traversi è senz’altro il desiderio di rileggere Walser. Romanzi e racconti, accomunati da quell’apparente “superficialità” e “leggerezza” delle faccende umane che permeano la narrativa walseriana rendendola simile a un simpatico ricamo, a una tendina di pizzo alla finestra di qualche localino di campagna. Ma andando a fondo (e in questa ricerca Miorandi ci accompagna con sapienza, scienza e delicatezza) nella genesi degli scritti, cogliamo tutto il disagio e la fatica del vivere, portati fino all’estrema conseguenza della “microscrittura” (i microgrammi forse non ancora del tutto decifrati) o dell’assenza totale di essa. Se nessuno può capire, allora è inutile tentare di essere compresi: meglio adeguarsi a un’umanità fondamentalmente gretta, di cui il malato mentale rappresenta il prototipo più accettabile.
Miorandi intreccia con abilità di scrittore compiuto poesie proprie, ricordi di vita molto normali e molto speciali, le fotografie dei luoghi e dello stesso Walser, così come le aveva scattate Seelig, appunti dello scrittore svizzero, stralci di interviste e di vita, pensieri affidati davvero a qualcuno o soltanto interiorizzati, note di critica letteraria di chi Walser lo ha amato e studiato. Ne esce un ritratto ricco, affascinante e necessario, che restituisce a mio avviso allo scrittore internato una dignità soprattutto umana, non disgiunta da un nuovo raggio di luce sulla sua intera opera; e ne esce allo stesso modo uno scritto intenso, che ci fa sentire come il funambolo evocato da Miorandi, in equilibrio precario sul filo teso tra le nostre esistenze, sopra l’abisso eterno e splendido dell’umana avventura.
“Vorrei che il silenzio tacesse e le parole potessero galleggiare su di esso come scialuppe a cui sono stati tolti gli ormeggi. Le vedrei allontanarsi lungo la distesa di cenere bianca.
Dalla superficie screpolata del mare scendono colonne trasparenti, cave all’interno. Le colonne contengono spirali che si inabissano guidate dal loro stesso movimento rotatorio.
Da qui sembra il macchinario per qualche ricerca sottomarina.Ogni guarigione comincia con il portare il lutto di sé.” [p. 33]
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Miorandi, scrittore e psicoterapeuta, è nato e vive a Rovereto in Trentino. Ha pubblicato: Un viaggio in Cile (2003); Ospiti (2010); Nannetti (2012) da cui è stato tratto il cortometraggio Libro di sabbia, realizzato con il regista Lucio Fiorentino che è stato premiato come miglior documentario al Procida Film Festival 2013 e ha ottenuto il Premio Franco Santaniello; Lessico di Hiroshima (2015) portato in scena con le musiche originali composte da Roberto Conz [dal sito dell’Editore]
Paolo Miorandi, “Verso il bianco : diario di viaggio sulle orme di Robert Walser”, Exòrma, Roma, 2019. pp. 119
Ilde Menis. Lankenauta, marzo 2019
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