Fubini Enrico

Intorno alla musica

Pubblicato il: 26 Marzo 2019

Gli argomenti trattati nella raccolta di saggi “Intorno alla musica”, in parte già apparsi sulle riviste “Risuonanze”, “Musica/Realtà”, sono davvero numerosi – in teoria complessi e di difficile classificazione – ma, come subito ha evidenziato Enrico Fubini nell’introduzione al volume, si possono intendere sostanzialmente come uno sguardo attento e approfondito sulla natura del linguaggio musicale. Riflessioni che prendono spunto in particolare dalle cosiddette avanguardie del Novecento: ovvero linguaggi e trasformazioni che hanno dato risalto alle contraddizioni e alle domande insolute, forse prive di una vera risposta, poste dall’arte dei suoni fin dalle sue origini. Questo ha voluto dire affrontare temi come universalità e storicità di un linguaggio che, da un lato, appare chiuso nella sua specificità ma che nel contempo allude ad altro, ad altri campi del sapere e dell’arte; ad un terreno, come scrive ancora l’autore, che rimanda ad“ ampie implicazioni di ordine storico, linguistico, estetico e filosofico” (pp.12). Al di là del fatto che “tutta la musica occidentale per un lato porti il segno di una ricerca per la conquista di autonomia rispetto al linguaggio poetico e letterario e dell’altro non rinunci ad un incontro organico col linguaggio verbale che la completi e la potenzi” (pp.11).

Sono saggi quindi piuttosto brevi, caratterizzati da una evidente densità concettuale, ma certo non ostici, qualificati da comprensibilità e soprattutto da una sintesi che ben evidenzia le contraddizioni proprie del mondo musicale, e che in certi casi potrebbe forse essere intesa come provocatoria. Per intenderci: la cosiddetta avanguardia viene descritta come quel movimento artistico che “ha fornito esempi da una parte di una radicale convenzionalizzazione e dall’altra di un forte appello, attraverso una regressione linguistica, a quel fondo oscuro, pre-logico ma ancora musicale che è presente in ognuno di noi! (pp.39). Ancor più esplicito – e per molti aspetti illuminante – nel saggio “È difficile la musica contemporanea?”: “I criteri estetici tradizionali di bello o di brutto vengono a perdere di rilevanza e di senso. Probabilmente tale musica è fatta più per essere creata ed eseguita che per essere ascoltata […] se ci si pone di fronte ad esse, cercare di pensare che non si tratta di un’opera musicale ma di affermazioni filosofiche o para-filosofiche tradotte in suoni o rumori che dir si voglia” (pp.81). Riflessioni che subito ci riconducono ad altro argomento del volume, quello dedicato a John Cage, descritto giustamente un “liberatore del suono” (e del rumore) piuttosto che un vero e proprio compositore. Questo in base alla premessa che l’artista – secondo Cage – non controlli, non domini la natura; al punto da poter evidenziare ulteriori paradossi: “L’iper-serialismo dei post-weberniani diventa pressoché identico dal punto di vista acustico all’indeterminismo radicale di Cage dove nulla è rigorosamente determinato” (pp.54).

I ragionamenti dell’autore, sempre ben ancorati ai diversi contesti storici e filosofici – ripetiamolo – non vogliono e non possono condurre a risposte nette e definitive; semmai a una riformulazione delle domande in maniera più logica e consapevole (si veda ad esempio in “Creazione e storia”). Pensiamo ancora al rapporto con la comunicazione sociale e con l’istinto naturale: “È curioso notare come quest’arte, la più lontana da qualsiasi imitazione o relazione diretta con il mondo della natura, quest’arte così astratta, così innaturale, sia stata concepita, nel pensiero dei filosofi come in quello dei musicisti, come la più vicina alla natura” (pp.93). Contraddizioni che, a ben vedere, appaiono spesso come “intersezioni”: “La polemica anti-wagneriana e anti-beethoveniana di Debussy […] mette in luce come l’aspirazione fosse quella di combattere il gigantismo sinfonico, lo sviluppo tematico troppo esteso […] Ma i ‘Sei piccoli pezzi per pianoforte op.19’ di Schönberg, non mirano forse a risultati analoghi e non sono forse frutto di un’analoga polemica, anche se non teorizzata, contro il wagnerismo?” (pp.136).

Anche la via della critica musicale viene qualificata, nelle pagine di Fubini, dal dualismo proprio della musica in quanto tale: “da una parte la metafora con tutte le sue arditezze e l’implicita confessione che non si può penetrare nell’opera altro che per vie indirette e dall’altra la mera descrizione della struttura della trama linguistica, con l’implicita confessione che non si può far altro che rimanere in superficie e negando peraltro che vi sia un secondo strato che ci sfugge” (pp.172). Constatazione e preludio a tutte le difficoltà dell’interprete e dello studioso nell’affrontare temi quali la differenza tra linguaggio musicale e verbale, la tragicità della musica, le implicazioni sociologiche nella fruizione della musica contemporanea; e via dicendo.

Tra le citazioni presenti nel volume, sempre molto puntuali possiamo quindi ricordare l’Adorno di “Del presente rapporto tra filosofia e musica”, che Fubini ha tradotto, quasi a suggello di questo ampio repertorio di sorprendenti “intersezioni” e di domande ancora da completare: “La musica, si potrebbe dire, non significa nulla ma volteggia in prossimità del significato, tende verso il significato, ma se lo raggiungesse compiutamente, sarebbe la fine della musica stessa” (pp.176).

Edizione esaminata e brevi note

Enrico Fubini, (Torino, 1935), già ordinario di Storia della musica all’Università di Torino e direttore della «Rivista italiana di musicologia», ha tenuto corsi e conferenze in numerose università straniere. I suoi interessi di studio si sono diretti soprattutto verso la storia dell’estetica e del pensiero musicale e il rapporto della musica con il pensiero ebraico. Tra le sue numerose pubblicazioni, tradotte anche all’estero: L’estetica musicale dal Settecento a oggi (1964, 1968, 1987), Estetica della Musica (2003, 2018), Il pensiero musicale del Novecento (2011) e Musicisti ebrei nel mondo cristiano (2016).

Enrico Fubini, “Intorno alla musica”, Marsilio (collana “Elementi”), Venezia 2019, pp. 191.

Luca Menichetti. Lankenauta, marzo 2019