Il saggio riprodotto in “Di chi è Anne Frank?” è la fedele traduzione dell’articolo pubblicato da Cynthia Ozick il 6 ottobre 1997 sul “New Yorker”. “Di chi è Anne Frank?” è un pamphlet che ha il preciso sapore dell’invettiva ed espone la decisa presa di posizione della scrittrice ebrea americana contro chi, nel corso del tempo, ha tramutato il Diario scritto da Anne Frank in un contenuto edificante e consolatorio, in una esperienza di scrittura adolescenziale illuminante capace di avvicinare la giovane ai giovani di oggi attraverso una fase di banalizzazione ed edulcorazione del reale che, con discreta superficialità, tende per lo più a ignorare la sua terribile storia di prigionia, di segregazione, di deportazione, di prigionia e di morte. La Ozick è perentoria e spietata nel ribadire che Anne Frank è una delle numerose vittime della Shoah, una vittima annichilita dal Nazismo e dalle sue leggi spietate, una ragazzina prigioniera a Bergen-Belsen e lì morta di tifo. Nessuno sa nemmeno esattamente quando: “…ogni proiezione di Anne Frank in una figura contemporanea è una sacrilega speculazione: altera la storia, la realtà, la verità mortale“.
“Il Diario di Anne Frank” è considerato da tempo come una delle letture più incisive e necessarie per conoscere i dettagli dell’esistenza di una ragazzina ebrea perseguitata e costretta a nascondersi. Non ci sono pagine del Diario in cui Anne racconti il suo arresto, il suo trasferimento nel lager né, tanto meno, ci sono parole con cui Anne racconti la propria fine. L’ultima pagina degli scritti di Anne è datata 1 agosto 1944 e le ultime parole che ci ha lasciato sono queste: “Torno a rovesciare il cuore, giro in fuori la parte brutta e in dentro la buona e cerco un modo per diventare come vorrei tanto essere e come potrei essere se… nel mondo non ci fosse nessun altro“. Una riflessione su di sé e su stati d’animo estremamente intimi. Anne ha talento per la scrittura e ne è pienamente consapevole, nonostante la giovane età. La Ozick intuisce che, se fosse vissuta, sarebbe divenuta, con ottime probabilità, un’eccellente scrittrice. Il suo Diario è la cronaca della paura quotidiana, dell’obbligo al silenzio, dell’ansia del vivere a lungo muti e nascosti. Eppure la Ozick va ben oltre queste comuni considerazioni: “Ma il Diario in sé, nonostante grondi avversità ed emozione, non può essere considerato la storia di Anne Frank. Una storia non può definirsi tale se manca il finale. E poiché non c’è un finale, la storia di Anne Frank, nei cinquant’anni trascorsi dalla prima pubblicazione del Diario è stata censurata, distorta, tramutata, tradotta, ridotta; è stata resa infantile, americana, uniforme, sentimentale; è stata falsificata, volgarizzata, e, di fatto, spudoratamente e arrogantemente negata“.
In sostanza la Ozick ci spinge a riflettere su come il Diario ci sia sempre stato presentato e trasmesso. L’autrice non può non rilevare che gli scritti della ragazzina ebrea, nascosta insieme ad altre undici persone per sfuggire alla deportazione, siano stati volutamente tramutati in un qualcosa che non è. La storia che Anne ci ha lasciato è stata costantemente mutilata o annacquata o mitigata o mistificata. Processi di manipolazione volontari partiti, in primis, da Otto Frank, il padre di Anne, che decide di pubblicare il Diario tagliando via delle parti, quelle in cui sua figlia descrive i suoi primi turbamenti sessuali e quelle in cui critica aspramente i severi atteggiamenti materni. Ma le alterazioni non finiscono qui. Spiega la Ozick: “Il Diario è considerato una testimonianza dell’Olocausto; questo è soprattutto ciò che non è“. Anne non parla mai dell’Olocausto perché il suo Diario finisce proprio quando l’Olocausto di Anne inizia. Nessuno può conoscere l’Olocausto leggendo il Diario. Per conoscere l’Olocausto è necessario leggere altro.
“Nel celebrare gli anni di Anne nell’alloggio segreto, la natura e il significato della sua morte sono stati, in effetti, impediti. La scrupolosa lente del Diario è irrimediabilmente opaca verso l’esplicito e tragico destino della sua autrice – e questa opacità, replicata soprattutto nei giovani lettori, ha portato alla spudoratezza. È la spudoratezza dell’appropriazione. Di chi è Anne Frank?” Appropriarsi di Anne Frank, semplicemente, non è possibile. Nessuno può essere Anne anche se in troppi pensano di sentirsi esattamente come lei semplicemente leggendo il suo Diario. Un sentimento fasullo di vicinanza ed empatia che ha generato un altro, sfrontato e vertiginoso errore, quello che ha tramutato Anne in un personaggio necessariamente felice, ottimista, positivo. Questo è ciò che suo padre, e tutti quelli che hanno letto il Diario dopo di lui, hanno voluto tramandare enfatizzando e abusando di una frase in particolare: “Nonostante tutto, credo tuttavia nell’intima bontà dell’uomo“. Il problema è che Anne, al tempo, non aveva ancora conosciuto realmente la natura più malevola dell’uomo. Il successo del Diario di Anne Frank ha condotto suo padre a parlare spesso in nome di sua figlia disconoscendone, in questo modo, tutto il valore, la profondità, il talento, la storia.
L’amnesia che ruota attorno al vero destino di Anne, quell’amnesia che ha portato a considerare il Diario come un’opera speciale perché consolatoria e positiva, ha causato ulteriori manipolazioni generate da chi ha voluto tramutare la storia di Anne in uno spettacolo teatrale prima e cinematografico poi. La Ozick ricostruisce con estrema accuratezza tutte le fasi (alcune persino un po’ patetiche) che hanno condotto all’adattamento teatrale del Diario e alla creazione di un personaggio da palcoscenico che non solo raccontasse una storia tragica, ma lo facesse anche con il sorriso, così da non turbare o disturbare eccessivamente la sensibilità del pubblico. Dunque la vicenda di Anne, nel tempo, è stata più volte tradita e strumentalizzata con il preciso intento di trasmettere un’idea del passato molto più rassicurante di quanto non sia. Una sorta di falsificazione che, nel peggiore dei casi, ha fomentato i soliti negazionisti che, a loro volta, hanno usato il Diario di Anne Frank per tentare di demolire alcune verità storiche. Cynthia Ozick con questo breve saggio, attraverso un’analisi acuta e dettagliata, permette di avvicinarsi al Diario e alla voce di Anne in maniera più rigorosa, più autentica e sicuramente più originale. Le sue valutazioni, spesso polemiche, spesso critiche, restituiscono al Diario quell’autonomia e quella verità che molti, negli anni, hanno pensato, ingiustamente, di camuffare o addolcire o ammorbidire. La Storia non si può camuffare né addolcire né ammorbidire perché verrebbe platealmente tradita e tradire la Storia equivale a negarla o a dimenticarla per sempre.
Edizione esaminata e brevi note
Cynthia Ozick è nata a New York nel 1928 da genitori ebrei russi. L’educazione religiosa che ha ricevuto non le ha proibito di conservare una mentalità comunque laica. Ha studiato Letteratura presso la New York University ed ha ottenuto un master alla Ohio State University. Il suo romanzo d’esordio si intitola “Trust” ed è apparso nel 1966. Nella sua carriera ha conquistato numerosi premi e riconoscimenti letterari ed è considerata una delle migliori scrittrici americane contemporanee. Tra le sue opere tradotte in italiano: “Il rabbino pagano”, “La galassia cannibale”, “Il Messia di Stoccolma”, “Lo scialle”, “Eredi di un mondo lucente”, “La farfalla e il semaforo”, “Corpi estranei”, “Le carte della Signorina Puttermesser”.
Cynthia Ozick, “Di chi è Anne Frank?“, La nave di Teseo, Milano, 2019. Traduzione di Chiara Spaziani. Titolo originale “Who Owns Anne Frank?” (1997).
Pagine Internet su Cynthia Ozick: Wikipedia / Jewish Virtual Library / New York Times
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