Daniel Pee Gee

Il manuale dei baffi

Pubblicato il: 19 Maggio 2019

“Che cos’è quel dito di pelliccia che si dipana fiero appena al di sotto della columella del naso? Quella pelosa cortina perennemente sollevata sul boccascena delle labbra? […] Quella miniatura di un campo coltivo che buca il prolabio? (pp.11). Domande – a dire il vero “vagamente” retoriche – a cui Pee Gee Daniel, al secolo Pier Luigi Straneo, ha inteso dare una risposta col suo “Manuale dei baffi”; che poi non è soltanto un manuale ma di sicuro molto altro. Non dobbiamo pensare che il sottotitolo “Storia, miti e aspetti pratici” del baffo ad opera di chi si presenta come “autore di saggi comico-sperimentali” sia una semplice boutade. Magari di sperimentale nel “manuale” ce ne sarà poco e piuttosto molto più di comico, ma il nostro autore baffuto certo non si è limitato ad un esercizio di pura fantasia: nel libro è presente una ricerca sul baffo che ha voluto dire colte citazioni, nonché una sorta di sociologia e storiografia comica tutt’altro che banale. Pensiamo allora al “Galata morente”, opera probabilmente di Epigono, che diventa premessa per un discorso storico sul rapporto barbari-romani in tema di invasioni “baffariche”; per poi proseguire con l’oriente del Rajastan, dove i Rajput “sarebbero pronti a perdere la vita, piuttosto che i propri baffi” (pp.30).  Ed ancora i Normanni, ai quali si deve, con tutta probabilità, “il ritorno del baffo in Occidente”, nonché i Celti, “forse i primi a provare l’ebbrezza di una cordicella di pelo” (pp.49). Non soltanto osservazioni in qualche modo davvero sociologiche, che scavano al di sotto della superficie di tanti stereotipi, con lo sguardo rivolto alle pelosità tridimensionali di Magnum P.I. ed altri noti contemporanei, ma un percorso che parte da molto lontano. Più precisamente da un mito rivisitato in versione pansessuale, ovvero dai baffi di un sovraeccitato Narciso, per poi giungere a una contemporaneità multiforme, immortalata, per fare un esempio, sia dai baffi esagerati del barocco trombone Salvador Dalì, sia dalla sua ambigua musa (sospettiamo non amatissima da Pee Gee: “da sconsigliare per chi abbia lo stomaco di uscire con Amanda Lear”, pp.46).

Scopriamo così che non si può raccontare la storia del “dito di pelliccia” soltanto con le immagini di celeberrimi baffuti come Einstein e Frida Khalo (molto apprezzabile l’approccio queer dell’autore che giustamente contempla un baffo svincolato da appartenenze di genere). Il sociologico-comico, la storia presunta o probabile della moda del baffo, miti letterari e cinematografici, un elenco che quasi ricorda gli idealtipi weberiani (quelli di Arsenio Lupin, baffi a spazzolone, bizzarri, stalinisti, a ferro di cavallo, a spazzolino) si rincorrono e si intrecciano tra le pagine del “Manuale”. Un titolo che peraltro non risulta nemmeno del tutto fasullo vista la presenza degli “aspetti pratici”: in “Nécessarie” infatti possiamo leggere una sorta di glossario che elenca nero su bianco gli indispensabili ferri del mestiere di un baffuto degno di questo nome. Parliamo di allume, di cera, forbici, di pettinino, piegabaffi, rasoio, sapone, tinta e, soprattutto, una mano che sia “salda, decisa eppur gentile”.

Se la commistione di colte citazioni e sfottò, in questo caso dedicati ai cultori dell’ombreggiatura pelosa, forse non apparirà del tutto inedita dalle parti della letteratura umoristica,  ben altro discorso con quelle parti del libro che mostrano al meglio lo stile disinvolto e l’incontenibile fantasia di Pee Gee Daniel. Ci riferiamo ai raccontini, nonché agli sviluppi alternativi di miti senza tempo; che tra l’altro ricordano le vicissitudini fiabesche e irrefrenabili di “Un’infilata di onesti accidenti” (2016). Ovvero un Don Giovanni parecchio rivisitato che, una volta sprofondato all’Inferno, scopre cosa voglia dire “un buon diavolo”; e soprattutto cosa significhi vivere (da morti) privi di quelle pelosità che non sono soltanto estetica e vanità ma piuttosto efficaci strumenti, capaci di assorbire e ricreare le più recenti godurie. Oppure ancora “I baffi del Maharaja”, una sorta di fiaba straziante e cattivissima che ancora una volta mette in scena quelli che sono veri e propri “accidenti”; e tra l’altro nemmeno “onesti”.

Edizione esaminata e brevi note

Pee Gee Daniel, pseudonimo di Pier Luigi Straneo, è uno scrittore italiano. Laureato in filosofia, ha pubblicato i romanzi, Gigi il bastardo (& le sue 5 morti), Montag, 2012; Phenomenorama, Inbooki, 2013; Il politico, Golena, 2014; Lo scommettitore, Leucotea, 2014; Ingrid e Riccione, La Gru, 2014; Sulle tracce della Ci**gna Voltaica, Twins, 2015; Il lungo sentiero dai mattoni dorati, e-piGraphe, 2015; e il saggio, Il riso e il comico. Un excursus filosofico, Montag, 2014. Del 2016 è Un’infilata di onesti accidenti, Scepsi e Mattana. Collaboratore di periodici letterari e filosofici, ha scritto libretti musicali e ha curato allestimenti teatrali.

Pee Gee Daniel, “Il manuale dei baffi. Storia, miti e aspetti pratici”, Battaglia (collana “Millenium bug”), Imola 2019, pp. 116. Illustrazioni di Giulia Tudori

Luca Menichetti.  Lankenauta, maggio 2019