“Gli uomini renna” è uno dei primi titoli pubblicati dal marchio “Töpffer”, esplicitamente dedicato ai “libri illustrati”; ma non per questo dobbiamo pensare che ci si trovi di fronte ad un volume – peraltro dotato di una veste grafica molto curata: cm. 29,7 x 21 – apprezzabile soltanto per le immagini. Le fotografie di Davide Bellatalla e di Sandra Zagolin, sicuramente di ottima fattura, sono accompagnate da un testo che racconta sia la storia del “Popolo delle renne”, ovvero “Tsaatan, i Signori della Taiga”, sia il ruolo determinante di David Bellatalla nello scongiurare che un’intera etnia scomparisse “dal pianeta nell’indifferenza più assoluta”.
Così il nostro antropologo, ricordando la sua esperienza in un luogo lontanissimo dai centri ufficialmente abitati, tra la Mongolia settentrionale e la Repubblica di Tuva: “chi ha vissuto un’esperienza con il popolo degli Tsaatan, persino chi è stato con loro una sola volta e per un breve lasso di tempo, racconta dei loro usi e costumi, delle loro tipiche tende, delle renne e dello straordinario paesaggio dei monti Sayan. Racconta al mondo intero che si tratta di un’etnia di sole ducentocinquanta anime, sperdute in uno dei luoghi più remoti del pianeta, che vive in armonia con la natura” (pp.19).
Bellatalla, che da tempo insegna antropologia all’Università di Ulan Bator, negli anni ’90, dopo un cammino a dir poco complicato, insieme a Dino De Toffol, è giunto infatti nei luoghi dove abita questa piccola comunità di nomadi – di primo acchito come fosse entrato in un altro pianeta – accolto come ospite gradito nelle loro urtz (in tutto e per tutto simili alle tende tepee degli indiani d’America); e presto il viaggio di studio ha preso un’altra piega. Questo popolo particolarissimo, ridotto a non più di duecentotrentacinque anime, vive ancora grazie all’allevamento delle renne (“la loro dieta è fatta di carne, grasso, latte e formaggio ottenuto da questo animale”, pp.40); e in questo contesto, di per sé molto complicato ed estremo (temperature invernali che scendono a -45°), Bellatalla ha potuto constatare l’esistenza di un’epidemia che colpiva sempre più le renne, fonti indispensabili di vita, e poi anche gli esseri umani. L’impegno profuso per salvare “i signori della taiga” si è subito scontrato forse con equivoci burocratici, forse semplicemente con l’indifferenza delle autorità, lontane fisicamente da un popolo che abita luoghi remotissimi, e quindi non è stato facile far comprendere in tempi rapidi la gravità della situazione. In ogni caso i veterinari coinvolti in un intervento di ispezione poterono constatare casi di parassitosi e un’epidemia di brucellosi, tanto che dopo poco, nel marzo 1997, “con il sostegno dell’ONG Centro Internazionale Crocevia e la Croce Rossa della Mongolia” fu presentato alla Comunità Europea un progetto di intervento per far fronte all’emergenza in atto nella comunità nomade della taiga: il primo passo concreto per fornire vaccinazioni, medicinali e così, negli anni, procedere con programmi sanitari, e non solo sanitari, che hanno permesso di scongiurare l’estinzione di questo fiero e pacifico popolo Tsaatan. Il testo di Bellatalla prosegue raccontando le vicende di una storia secolare “che si ripete” mentre “noi continuiamo a non imparare”; nonché alcuni degli usi e costumi di una comunità perennemente in sintonia con gli spiriti dei propri antenati e con il sovrannaturale.
Peraltro gli “uomini renna” vivono in una Mongolia colpita da seri problemi sociali anche in luoghi meno remoti della taiga ai confini con la Russia. Bellatalla ha infatti voluto subito chiarire che “rinuncia a qualsiasi compenso dalla vendita del volume devolvendo l’intero ricavato al progetto “Una Ger per Tutti”. Ovvero – riportiamo per intero le parole dell’autore – “un progetto umanitario rivolto alle ragazze madri con bambini disabili del distretto di Chingeltei ad Ulan Bator (Mongolia) che al momento vivono in una situazione di emergenza; senza lavoro, senza fissa dimora e prive di qualsiasi aiuto economico e medico sanitario. La realizzazione della prima Eco-Ger Camp ad Ulan Bator fornirà alle famiglie un luogo accogliente, pulito e sicuro, dove poter vivere e crescere i propri piccoli. Inoltre, con il sostegno della Mongolian Red Cross, Montura, Need You Onlus e Ulan Bator Central Rotary Club, le ragazze madri parteciperanno a corsi di formazione ed educazione civica, al fine di poter trovare o avviare un lavoro che consenta loro un’autonomia economica per il futuro. I bambini prenderanno parte alle attività parascolastiche e ludico-didattiche tenute da docenti ed esperti presso la Ger Camp”.
Edizione esaminata e brevi note
David Bellatalla, è docente di antropologia alla Università di Ulan Bator, ricercatore e studioso di nomadismo che da oltre vent’anni svolge ricerche in ambito antropologico–culturale.
Dal 1992 ha iniziato un costante lavoro di investigazione scientifica sul nomadismo in Mongolia. Ha condotto ricerche antropologiche sulle popolazioni Aghin-Buriati, Tsaatan, Darkhat, Toba e Uriankhai per conto di Accademie delle Scienze e atenei di diversi paesi delmondo.
Nel 2008 è stato insignito della Medaglia d’Argento per meriti umanitari dalla Croce Rossa della Mongolia e attualmente è impegnato nella realizzazione di una “casa della speranza” per bambini di strada nel Gheer District della capitale Mongola, per dare rifugio a coloro che non hanno un tetto sulla testa, in una regione dove in inverno si sfiorano i 50 gradi sotto zero.
David Bellatalla, “Gli uomini renna”, Töpffer (collana “Prototypia”), Sestri Levante 2019, pp. 104. Fotografie di David Bellatalla e Sandra Zagolin
Luca Menichetti. Lankenauta, giugno 2019
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