Appena tre anni fa Alessandro Zignani, col suo libro “La storia negata. Musica e musicisti nell’era fascista”, edito da Zecchini, aveva inteso ripensare criticamente l’opera di innumerevoli compositori; quelli che, a suo dire, erano stati letteralmente emarginati a causa di un’attività compiuta in gran parte durante la dittatura. Tra questi anche Augusto Massari (1887-1970), musicista della “generazione dell’80”, a cui i curatori Angelo Bonazzoli e Andrea Zepponi hanno dedicato una monografia che non ha “la presunzione di esaustività […] ma intende stimolare ulteriori approfondimenti di un’opera” – il lettore se ne potrà rendere conto – non certo circoscritta al melodramma. Uno degli aspetti più interessanti presenti nel libro edito da Marsilio viene subito ricordato nell’introduzione; ovvero il fatto che la tradizione musicale italiana condividesse da un lato un’anima “connessa con il naturalismo ottocentesco e quella sempre in procinto di riscoprire le proprie radici ancestrali per proiettarsi nel futuro” (pp.21). Se da un lato si poteva annoverare un Puccini e dall’altro un Pizzetti, vi erano comunque una miriade di autori minori difficili da inquadrare, come appunto il nostro Massari.
La ricerca sull’opera di questo compositore in gran parte dimenticato, a detta dei curatori, si è basata quindi sulle fonti primarie, sui testi reperiti, sugli spartiti originali e da fonti orali. Tutto per poi delineare la figura di un artista che è rimasto “al di fuori dei grandi sperimentalismi schömberghiani e dalla atonalità modale dei contemporanei avanguardisti”; e che probabilmente non ha conquistato la meritata fama – si legga il capitolo “Fenomenologia musicale di una provincia” – per il suo voler operare in una realtà romagnola “priva di grandi teatri e lontana dalle avanguardie straniere, ma avida di musica e di teatro lirico” (pp.41).
Una marginalità che paradossalmente, almeno in epoca fascista, potrebbe averlo in parte favorito: “Autore dei suoi stessi libretti, il Massari esulava anche in questo dall’omaggio al dannunzianesimo esaltato del regime. Possiamo ravvisare in questo suo carattere apolitico e pervaso di umori paesani nella trama dei suoi melodrammi più rappresentativi [ndr: “Graziella”, “Le astuzie d’amore”, “Biancaneve”, “L’arciere”] il principale requisito che li ha fatti passare indenni dai superciliati censori dell’epoca che stigmatizzavano le tematiche politicamente impegnate, ma favorivano quelle vertenti sullo “strapaese” o sul privato del focolare domestico”. Un’idea che non sembra convincere del tutto gli autori, non fosse altro che “in realtà Massari poteva appartenere, più o meno consciamente alla schiera dei cosiddetti indifferenti, che al sorgere della stella mussoliniana, non ravvisavano nel partito un mezzo per la propria produzione artistica” (pp.42). Una marginalità a cui non è estranea la volontà di ricercare l’ispirazione all’interno di tematiche più tradizionali, caratterizzate magari da incursioni nel fiabesco e nel fantastico, imprimendo spesso nei suoi testi e composizioni “forti messaggi morali e intrisi di religiosità” (pp.22).
Peculiarità che emergono piuttosto evidenti grazie al lavoro di ricerca di Bonazzoli e Zepponi, nonché grazie alla prefazione di Maria Chiara Mazzi: il ritratto di un artista molto più eclettico di quanto si possa pensare, tra opera “neogotica”, “favola musicale”, oratorio e musica strumentale. Il libro infatti propone un primo inquadramento della figura del compositore, un capitolo interamente dedicato alla sua vita (tratto in gran parte da un’autobiografia edita nel 1987 a cura del Comune di San Giovanni in Marignano e che – si veda pag. 33 riguardo le seconde nozze del compositore – sembra contenere qualche incongruenza cronologica), una lettura critica delle opere rappresentate e di quelle ancora inedite, i libretti integrali di “Graziella”, “L’arciere”, “Astuzie d’amore”, “L’anello della nonna”, “L’insidia”, “L’errante, “Il giglio di Corinaldo”.
“La musica ritrovata”, se a detta dei curatori intende rivolgersi ad un pubblico di non specialisti e “non si pone come esaustiva dell’opera massariana”, non vuol dire che possa rimanere una ricerca fine a se stessa. Bonazzoli e Zepponi, con questo lavoro piuttosto riuscito, effettivamente di facile lettura, per loro stessa ammissione hanno voluto stimolare nuove ricerche letterarie, filologiche e musicologiche. Oltretutto di fronte a libretti d’opera e a melodrammi ancora non rappresentati non si vede perché qualche musicista volenteroso e curioso non possa azzardare un recupero in grande stile, vuoi nel teatro storico di Marignano, vuoi altrove.
Edizione esaminata e brevi note
Andrea Zepponi, diplomato in canto, laureato in lettere classiche, in clavicembalo e tastiere storiche, affianca l’insegnamento di lettere alla collaborazione con diverse testate giornalistiche in qualità di critico e recensore di opera lirica, attualmente con «MusiCulturAonline». Si dedica alla riscoperta e allo studio di musicisti e compositori del passato: è stato fra i curatori della ripresa dell’oratorio di Vincenzo De Grandis La ritirata di Mosè dalla corte d’Egitto e suoi sponsali con Sefora nella sua prima esecuzione in tempi moderni a Ostra (An) nel 2011. Come musicista, oltre all’attività concertistica, ha diretto la programmazione musicale della Chiesa della Croce di Senigallia (an) nel triennio 2009-2011. Nel 2014 ha ideato un progetto interdisciplinare rivolto alle scuole secondarie di primo grado, esportato in diverse scuole italiane ed estere e presentato nel volume Disegni di vetro (Marsilio 2014).
Angelo Bonazzoli, diplomato in canto, laureato in musicologia e in composizione a indirizzo musicologico, affianca la passione per il canto barocco a quella per la ricerca in ambito storico musicologico. Come cantante (contraltista) è stato ospite di prestigiosi festival e di enti concertistici. Come musicologo ha riscoperto figure di compositori quali Pierfrancesco Tosi e Adelelmo Bartolucci.
A cura di Andrea Zepponi, Angelo Bonazzoli, “La musica ritrovata. Le opere liriche di Augusto Massari”, Marsilio (collana “Saggi”), Venezia 2019, pp. 298. Premessa di Maria Chiara Mazzi.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2019
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